Galleria d'arte e d'antiquariato
STUDIO MONDI DIPINTI ANTICHI E MODERNI, dott. FABIO MONDI (antichi), dott. MARCO MONDI (moderni), Galleria d'arte, antichità ed antiquariato, Corso XXIX Aprile, 7, 31033 Castelfranco Veneto (TV) Italia, tel. 0423/723110, 0347/8158124, 0368/7311457, fax 0423/723110, ore: 10.00 - 12.30, 16.00 - 19.30, chiuso domenica e lunedì mattina, e-mail: studiomondi@tiscalinet.it - E' iscritto all'Associazione Trevigiana Antiquari.
Specializzazione: lo Studio espone in permanenza quadri antichi e moderni (soprattutto di artisti veneti), arte, antichità ed antiquariato. Effettua compravendite di quadri, consulenze d'arte, ricerche artistiche, stime e perizie d'arte. Esegue testi storico critici, organizza e cura mostre e catalogazioni per conto di privati, Pubbliche Istituzioni, Associazioni Culturali ed Enti Pubblici e Privati. Per ricerche in corso, si invitano i possessori di opere e documenti di artisti di Castelfranco Veneto ed attivi in città a contattare lo Studio. Per avere informazioni su altre opere di Giorgio Dario Paolucci, contattare la Galleria. Si acquistano opere di Giorgio Dario Paolucci dopo averne esaminato preventivamente le foto (Giorgio Dario Paolucci - Pepelatte).
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GIORGIO DARIO PAOLUCCI (Venezia, 1926), La casa del conte bellati, databile a cavallo degli anni 'Cinquanta - 'Sessanta del XX secolo, olio su tavola, cm. 50 x 60 - Opera esposta alla mostra della Galleria "Il Traghetto" di Venezia.
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Proveniente da un’importante collezione
privata veneziana, questa forte opera di Giorgio Dario Paolucci raffigurante una
figura maschile colta frontalmente a mezzo busto, è stata eseguita negli anni in
cui la critica, concordemente, riconosce il momento artistico di maggior vigore
del pittore: sul verso l’opera reca la data del 1956. Sono gli anni in cui a
Venezia, nell’intensa ripresa artistico-culturale del secondo dopoguerra, la
ricerca figurativa, rincorrendo nuove strade, innovative e rivoluzionarie
(almeno per l’arte italiana), faceva al contempo una profonda analisi di quanto
di più contemporaneo ed attuale era successo in Italia e all’estero nei decenni
della prima metà del XX secolo. Paolucci Giorgio Dario, a pieno diritto,
percorre il suo iter figurativo
nella ricerca di un proprio linguaggio artistico, in questo momento già
pienamente raggiunto con connotazioni stilistiche tutte sue, ponderando con
acuta analisi esperienze figurative straniere ed italiane, venete in modo
particolare. Ne è un importante esempio anche questo dipinto di
Giorgio Dario Paolucci, la cui forte valenza
espressionistica pare suggestionata dalle avanguardie tedesche e francesi che
all’inizio del secolo volevano reagire tanto alla cultura dell’Impressionismo,
ritenuto troppo convenzionale e “naturalistico” poiché il moto artistico
continuava a procedere dall’esterno all’interno, colpendo la sensibilità emotiva
interiore del pittore che cercava ancora di rendere sulla tela una sorta di
mimesi del dato esteriore, quanto allo stesso Cubismo, ritenuto troppo razionale
e quindi ancora inserito nell’orbita “classicistica” di un ciclo culturale che,
in Occidente, era iniziato col Rinascimento. E in questo senso,
G. Dario Paolucci,
in questa tavoletta, compreso e assimilato quanto era successo in arte di
veramente importante nel Novecento europeo, mostra di voler rompere con una
tradizione che pure era stata rivoluzionaria ma che ora, in anni in cui il
realismo tornava a far sentire alta la sua voce, non era più sufficiente, in
quanto egli riteneva che l’arte doveva imporsi, anche pur in modo violento,
nella realtà sociale dei suoi tempi, dando non più “mimesi” ma modelli su cui
era possibile un’analisi espressiva della propria contemporaneità, che non
doveva per forza essere solo quella cittadina: in altre parole,
Paolucci
Giorgio Dario
tenta quel difficile passo, che accumunava tanta arte del
Novecento, per mezzo del quale il moto artistico partendo da dentro vuole
affermare la propria “realtà”, una realtà nuova in grado non solo di reagire ma
soprattutto di agire sulla realtà esteriore della società.
G. Dario Paolucci
lo fa rimanendo saldamente nel figurativo, al contrario di tanti suoi amici
pittori, che tentano la strada, in questo senso più facile, dell’astrazione per
liberare l’arte dal contenuto a vantaggio della forma.
G. D. Paolucci
non vuol rinunciare completamente al contenuto, perché è convinto che pure esso
possa contribuire ad una più immediata e diretta imposizione della propria
poetica. In un certo senso, quindi,
Giorgio Dario Paolucci
percorre una strada più difficile, poiché rimanendo nel figurativo, il contenuto
è sempre là, presente: il dipinto in questa sede esaminato raffigura la testa di
un uomo, forse un contadino del suo amato entroterra veneto, e questo dato è un
dato “oggettivo”, un dato oggettivo di contenuto. Il volto è descritto con
particolarità fisionomiche sufficienti ad identificare di certo l’effigiato;
anzi, nei lineamenti duri e scavati, negli occhi bonari e sinceri,
nell’incarnato abbronzato dal sole, si percepisce addirittura la personalità
emotivo-psicologica dell’effigiato, fin quasi ad intuirne l’attività lavorativa,
esplicata probabilmente con lunghe ore di duro lavoro nei campi. Tutto ciò, non
sarebbe stato possibile esprimerlo completamente se
Giorgio Dario Paolucci
avesse rinunciato al figurativo; anzi, è proprio la soluzione del figurativo che
gli permette d’esaltare la sua poetica e la sua visione artistica. Fatti suoi
tanti insegnamenti, compreso quello di Gino Rossi, le cui sinuose linee
descrittive sembrano filtrare riconoscibili in quest’opera, ma liberate da ogni
valenza simbolica per ricondurle in una virile direzione realistico-espressiva,
cruda e violenta,
Giorgio Dario Paolucci costruisce le basi
compositive dell’opera fondandole sul soggetto da rappresentare e, senza mai
rinunciare ad esso, senza mai rinunciare al soggetto figurativamente
identificabile, cioè al contenuto, tenta di dimostrare che ci si può muovere
comunque con la massima libertà espressiva anche dal punto di visto formale,
senza cedere all’estetismo di una “letteratura” pittorica e, soprattutto, senza
cadere nel simbolo (almeno in lavori come questi). In questa direzione,
Paolucci
Giorgio Dario
sembra allora tentare di costruire la figurazione per
armonie e contrasti di pennellate-linee e pennellate-masse cromatiche, tentando
di togliere alla materia la profondità volumetrica per dare una visione quasi
bidimensionale e formalmente gestuale, che meglio può rendere la cruda realtà
della rappresentazione. In questo ed in altri dipinti,
Giorgio Dario Paolucci
cerca di giungere ad un’alta sintesi di contenuto e di forma, ben consapevole
che il “fatto” pittorico, per tanta arte di quegli anni, non è un problema
principalmente di contenuto, ma è un problema essenzialmente di forma: giungere,
cioè, a soluzioni formali analoghe a quelle raggiunte dagli amici coetanei
“astrattisti”, ma rimanendo in ambito figurativo. Dispiace davvero, allora, che
ad un certo punto della sua intensa attività pittorica
Giorgio Dario Paolucci,
abbandonando Venezia per Asolo, abbia gradualmente rinunciato a quelle ricerche
che, negli anni Cinquanta, erano viste da tanta critica con grande interesse e
facevano di lui una delle promesse più interessanti del panorama artistico
veneto alla metà del secolo. E spiace più ancora poiché
Giorgio Dario Paolucci
avrebbe potuto continuare ad essere, come lo è stato in quegli anni, una tra le
voci più alte di una figurazione espressiva veneta in grado di evolversi al
fianco di quel gruppo di “astrattisti-spazialisti” con tutta autonomia: una
autonomia che ancora oggi soffre di comprensione critica, ma che è stata, in
questa dicotomia espressiva veneto-italiana degli anni Cinquanta e Sessanta,
l’altra importante faccia.
Specializzazione: lo Studio Mondi Dipinti Antichi e Moderni espone in permanenza dipinti antichi e moderni. Effettua compravendite, consulenze, ricerche, stime e perizie. Esegue testi storico critici, organizza e cura mostre e catalogazioni per conto di privati, Pubbliche Istituzioni, Associazioni Culturali ed Enti Pubblici e Privati.
Per ricerche in corso, si invitano i possessori di opere e documenti di artisti di Castelfranco Veneto ed attivi in città a contattare lo Studio.
STUDIO MONDI DIPINTI ANTICHI E MODERNI, dott. FABIO MONDI (dipinti antichi), dott. MARCO MONDI (dipinti moderni), Galleria d'arte, antichità ed antiquariato, Corso XXIX Aprile, 7, 31033 Castelfranco Veneto (TV) Italia, tel. 0423/723110, 347/8158124, fax 0423/723110, P.I. 03338920261 – R.I. TV 26460/1998 – R.E.A. 264519, ore: 10.00 - 12.30, 16.00 - 19.30, chiuso domenica e lunedì mattina, www.studiomondi.it - e-mail: studiomondi@tiscalinet.it - E' iscritto all'Associazione Trevigiana Antiquari.
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Lo Studio Mondi Dipinti Antichi e Moderni, galleria d’arte ed antiquariato di Castelfranco Veneto, propone in vendita dipinti antichi (del Quattrocento, del Cinquecento, del Seicento, del Settecento – del XV secolo, del XVI secolo, del XVII, secolo, del XVIII secolo – del ‘400, del ‘500, del ‘600, del ‘700) e dipinti moderni (dell’Ottocento – del XIX secolo - dell’800 – fino ai primi decenni del Novecento – del XX secolo - del ‘900) con particolare attenzione per i pittori veneti e, soprattutto, per i pittori veneti legati al territorio di Castelfranco Veneto. Tra questi, artisti come Noè Bordignon, Vittorio Tessari, Romolo Tessari, Bruno Gherri Moro, Luigi Serena, Luigi Cima, Teodoro Wolf Ferrari, Francesco Sartorelli, Giuseppe Vizzotto Alberti, Enrico Vizzotto Alberti, Zaccaria Dal Bò, sono quelli di cui lo Studio Mondi Dipinti Antichi e Moderni principalmente s’interessa. Pur non trattando prevalentemente arte contemporanea, lo Studio Mondi Dipinti Antichi e Moderni acquista e vende anche quadri di pittori contemporanei legati al territorio di Castelfranco Veneto, come, ad esempio, Giorgio Dario Paolucci. Pertanto, cerca e compra opere di Noè Bordignon, Vittorio Tessari, Romolo Tessari, Bruno Gherri Moro, Luigi Serena, Luigi Cima, Teodoro Wolf Ferrari, Francesco Sartorelli, Giuseppe Vizzotto Alberti, Enrico Vizzotto Alberti, Zaccaria Dal Bò, Giorgio Dario Paolucci, oltre, ovviamente a quadri di pittori antichi (del Quattrocento, del Cinquecento, del Seicento, del Settecento – del XV secolo, del XVI secolo, del XVII, secolo, del XVIII secolo – del ‘400, del ‘500, del ‘600, del ‘700) e di pittori moderni (dell’Ottocento – del XIX secolo - dell’800 – fino ai primi decenni del Novecento – del XX secolo - del ‘900).
ELENCO DIPINTI, IN VENDITA E NON, A DISPOSIZIONE DEGLI STUDIOSI
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