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Ulisse Salvador

di Marco Mondi

   La prima volta che ho incontrato Ulisse Salvador, mi sono sentito in grande imbarazzo. Mi aspettava sotto il portico di casa sua, ritto in piedi, con lo sguardo incuriosito, indagatore. Mi sembrava impossibile fosse lui. Oggi ha, infatti, 92 anni, ed io avevo paura che quell'uomo così giovanile e vispo fosse qualcun altro. Più tardi, l'ho addirittura visto salire una scala quasi di corsa!

  Poco dopo i cinquant'anni (quasi mezzo secolo fa!), ha avuto problemi al cuore. Il medico, che lo conosceva bene, gli ha detto che se avesse voluto vivere oltre i cent'anni, avrebbe dovuto lasciare il lavoro e dedicarsi unicamente alla pittura. E così ha fatto.

 

ULISSE SALVADOR (San Martino di Lupari, 1910 – 20XX), Composizione – affresco (Natura morta), databile agli inizi della seconda metà del XX secolo, affresco su tavola, cm 60 x 80.

 

  Il padre aveva un'importante impresa edile e Ulisse Salvador, secondo di sei figli, cominciò presto a lavorare, sebbene nessuno mai si oppose alla sua vocazione artistica; al contrario, diplomatosi alla Scuola di Disegno di Cittadella, furono i suoi genitori che insistettero affinché s'iscrivesse all'Accademia di Belle Arti di Venezia. Ma egli non volle e, nonostante il suo precocissimo amore per l'arte, la sua fierezza di carattere lo portò subito a voler una sua autonomia, tanto artistica (e siamo alla fine degli anni Venti!) quanto economica. Iniziò allora ad andare, in bicicletta, dalla natia San Martino di Lupari a Bassano, a lezione da quel grande pittore visionario e realista ad un tempo che fu Bortolo Sacchi, riscoperto dal grande pubblico solo dopo la recente mostra di Palazzo Bonaguro.

  Bortolo Sacchi fu il suo primo vero riferimento artistico e, a distanza di anni (tantissimi anni), si può dire che nella sua pittura continui a sopravvivere ancora l'eco lontana di quegli insegnamenti. La pittura di Salvador è libera e sciolta, pastosa di una materia cromatica sovente secca e temperosa, e non solo, per ovvie ragioni, quando pratica la tecnica dell'affresco, o dello strappo. Bortolo Sacchi era un maestro della tempera, ed anche i suoi oli, quasi come quelli di Cadorin, hanno sempre una qualche parvenza temperosa.

  Si fatica, oggi che conosciamo la pittura di Ulisse Salvador, e l'abbiamo vista passare e continuare lungo il XX secolo, ed oltre, a trovare dopo Bortolo Sacchi un altro punto di riferimento artistico così appropriato e coerente come quello che nella realtà egli ha effettivamente trovato in Bruno Saetti. Bolognese di nascita ma veneziano d'adozione (trasferitosi a Venezia nel 1930, fu professore e direttore dell'Accademia di Belle Arti), per evitare i pericoli della guerra, Saetti era sfollato proprio a San Martino di Lupari. Nel 1943, dopo 28 mesi passati in Germania, anche Ulisse Salvador torna finalmente a casa e l'incontro tra i due artisti è inevitabile. Il legame è così forte, che Saetti lavora nello studio di Salvador, al quale chiede la collaborazione nella realizzazione dei lavori nel Duomo cittadino. Questo sodalizio durò praticamente tre anni (ma i rapporti tra i due artisti continuarono ben oltre), e fu di grande importanza per Salvador, che da Saetti apprese la tecnica dell'affresco (e con l'affresco lo strappo e l'utilizzo della sinopia come opera a sé) e, stilisticamente, i segreti della sintesi compositiva e coloristica maturata dal bolognese sulle esperienze cubiste e post cubiste.

  Ulisse Salvador viene così in possesso dei mezzi tecnico-figurativi ed artistico-culturali per proseguire autonomamente la sua attività creatività e la scoperta dell'affresco, in un certo senso, lo riporta all'edilizia, al lavoro del padre, risolvendo quella dicotomia tra arte e lavoro che, nel suo animo poteva portarlo a tradire le aspettative famigliari. Moralmente ed idealmente, infatti, è come se egli avesse sublimato l'attività paterna, portandone avanti il lato artisticamente più rilevante, esteticamente più complesso.

  Sugli insegnamenti di Saetti, nell'arte di Ulisse Salvador, che rimane sempre saldamente nel campo del figurativo, domina innanzi tutto la materia pittorica, la materia pittorica che, da veneto, si fa prima colore, e quindi luce, poi plasma la forma, crea lo spazio, descrive la raffigurazione nel suo complesso. Ed è, questa, una fondamentale costante della sua arte, riscontrabile anche, ad esempio, quando lavora a carboncino, o nei disegni, dove lo si scopre dotato di una notevole capacità grafica, quasi da incisore, con un segno sciolto, ondulato e sinuoso, graffiante, ma che modula le variazioni tonali nella forma che si sfalda o, meglio, che si definisce grazia alla luce. Così nella scultura (sì, perché Ulisse Salvador è anche un abilissimo scultore che, guarda caso, sovente lavora col cemento), è ancora la materia plasmata per cogliere nella sua superficie il riverbero della luce che, creando profonde zone d'ombra, modella la forma, delinea la composizione, definisce le positure, esalta l'espressione dei volti.

  Ecco allora come la tecnica dell'affresco, ad egli particolarmente cara da trattarla anche come pittura da cavalletto, si fa il mezzo espressivo più adatto a raccogliere cromaticamente la sua capacità di sintesi figurativa. Le tematiche da egli trattate sono molteplici, tuttavia una predilezione va alle nature morte, alle maternità e alle grandi raffigurazioni religiose, senza per questo trascurare il ritratto ed il paesaggio e, con soluzioni inventive sorprendenti, soggetti velatamente mitologici. Un discorso a parte, inoltre, meriterebbero i cosiddetti "Muri veneziani", giustamente definiti da Paolo Rizzi il luogo dove la gloriosa tradizione veneziana dell'affresco rivive <<in una dimensione storica interpretata fantasiosamente>>. In molte di queste opere, comunque, si riscontra una riduzione della profondità spaziale e compositiva in forme più o meno marcatamente geometriche, tendenti a soluzioni decorative caratterizzate talvolta da un ribaltamento prospettico anche bidimensionale. Nel trattare la figura umana, come in talune grandiose maternità, la pittura di Salvador sa raggiungere, invece, composizioni dal ritmo rigorosamente chiuso, dove il plasticismo cromatico negli incarnati si carica di una portentosa monumentalità classica.

 

ULISSE SALVADOR (San Martino di Lupari, 1910 – 20XX), Muri veneziani, 2002, olio su tavola, cm 30 x 15.

 

  In tutte le sue opere, anche in quelle più forti, violente ed espressive (perché Ulisse Salvador ha saputo dar vita a composizioni fortemente inquietanti ed espressivamente violente, che forse non sono così conosciute come meriterebbero), traspare sempre un immenso piacere per il dipingere, per il lavorare col pennello, per il creare col pennello. Egli sente la materia pittorica, la conosce profondamente, la capisce: negli affreschi, ad esempio, o negli strappi, sa a priori come si comporterà, come reagirà, l'effetto che verrà ad avere, sin nei minimi particolari, sin nelle minime crepe. L'ho visto sfiorare con le dita la superficie di un quadro come se lo accarezzasse, come se ne sentisse il palpito di vita che egli stesso gli ha trasmesso. Egli ama la materia pittorica, in tutte le sue tecniche, e la plasma e la modella imprimendovi la sua interiorità, la sua indole, il suo animo, sia esso tormentato o gioioso, a seconda dei momenti. E' con la materia pittorica sulla superficie pittorica che Ulisse Salvador compie la sua arte perché è là, sulla superficie da dipingere, che si compie il miracolo della creatività di tutto il suo profondo discorso figurativo. E' là dove tutto si svolge, e da nessun altra parte. E' là, in quello che si vede, sulla tela, sulla tavola, sul cartone, che sta l'arte di Ulisse Salvador; non dietro, od oltre, in una ricerca pensata a priori per suscitare ipotetici significati allusivi. Non perché questi non ci siano, anzi, la sua arte è ricchissima di allusioni, ma queste nascono e si realizzano sulla superficie pittorica. Intellettualmente, non precedono mai il loro compiersi, ma lo seguono, ne sono una conseguenza. Ulisse Salvador è un artista solo dopo aver dipinto. Egli, nella dizione più tradizionale, più antica, più nobile, è un pittore pittore. Ed è forse in questo che sta il segreto dei suoi giovanissimi 92 anni.

 

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