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FRA' COSMO DA CASTELFRANCO

CAPPUCCINO,

AL SECOLO PAOLO PIAZZA (1560 – 1620)

 di Marco Mondi

     La figura artistica di maggior importanza che Castelfranco ebbe nei primi decenni del XVII secolo fu certo Pietro Damini, la cui attività pittorica si mosse certo in stretto contatto con i nuovi canoni figurativi controriformistici. Accanto, e prima, di Pietro Damini, un'altro pittore, fra' Cosmo da Castelfranco, al secolo Paolo Piazza, forse più del Damini s'impegnò a divulgare, e talvolta con ambiguità, i nuovi canoni del Concilio tridentino (sessione venticinquesima, 3-4 dicembre 1563). Se il Damini della Riforma Cattolica operò essenzial­mente in ambito locale, i confini entro i quali si mosse il pittore cappuccino vanno, come vedremo, ben al di là del Veneto.

    Stilisticamente i due artisti appaiono indubbiamente appartenere a culture diverse: il Piazza immerso nel tardomanierismo veneto nel qua­le, solo sporadicamente, talvolta con sorprendente sensibilità, riesce ad inserire stilemi moderni; il Damini, pittore sicuramente più ag­giornato alle nuove istanze seicentesche, che sa fondere un classici­smo di derivazione veronesiana con influssi diversi, emiliani soprat­tutto. Due generazioni separano i maestri di Castelfranco (Paolo Piaz­za nasce intorno al 1560, Pietro Damini nel 1592). Nonostante questo, le fonti dalle quali entrambi attingono sono sovente vicine: e sono quelle tipiche del tardo Cinquecento veneto, quelle che accomunano, usando parole di Marco Boschini, i pittori delle sette maniere. Dopo i grandi maestri veneziani del secolo (Tiziano, Veronese, Tintoretto e Bassano), le nuove generazioni non sanno che portare avanti la loro lezione, facendo prevalere, a seconda dei casi, la maniera di uno piuttosto che quella di un altro. Paolo Piazza fa parte di un gruppo d'artisti che conclude un ciclo intellettualistico "iniziato" nel quinto decennio con la crisi manieristica di Tiziano (annunciato già dalle esperienze del Pordenone e dalla presenza a Venezia di artisti come il Vasari, il Salviati o lo Schiavone), destinato a concludersi solo nei primi decenni del secolo successivo. Pietro Damini, nonostan­te la sua precoce morte (avvenuta solo una decina d'anni dopo quella del Piazza), s'inserisce nell'ultima fase di quel gruppo di pittori di maniera capaci di sganciarsi dal tardomanierismo accademico aprendosi alle novità dei <<forastieri>>. In questo senso, oltre alla comune, se pur in termini diversi, azione controriformistica, l'esposizione di Padova avrebbe potuto approfondire un eventuale rapporto tra i due ar­tisti concittadini.

    Non si dimentichi in ogni caso che Pietro Damini, allievo di Gio­van Battista Novello, conterraneo formatosi alla scuola di Palma il Giovane, lasciò Castelfranco per Padova  nel 1612, all'età di vent'an­ni con un bagaglio culturale e figurativo in corso di formazione, quando fra' Cosmo cappuccino (che, come afferma il Melchiori, studiò a Venezia <<nella scuola del Palma Juniore>>, e fu tra l'altro pure at­tento ad alcune soluzioni compositive del Veronese stesso) era già ar­tista affermato richiesto e conteso in mezza Europa, autore nella sua città di una consistente mole di opere tra pale d'altare ed affreschi. Nuovi studi su Paolo Piazza, magari in occasione di una mostra (e perché no a Castelfranco?), potrebbero a tal proposito chiarirne gli eventuali rapporti, forse del tutto ipotetici.

   <<Tre soli Pittori finalmente, che nacquero in Castelfranco, ba­sterebbero per rendere chiaro  [renderne famoso] il suo nome. L'uno fu Giorgione... Il secondo fu Paolo Piazza... Il terzo Pietro Damini...>>, con queste parole il Coronelli, nei suoi Viaggi del 1697, introduce (dopo una breve parentesi storica) la nostra città. Il pit­tore cappuccino fu infatti, dopo l'ineguagliabile genio giorgionesco, tra i nostri artisti più celebrati. Nato a Castelfranco intorno al 1560 (ma i biografi in proposito non concordano: <<...finì d'anni 64 la vita ed il dipingere nel 1621...>>, afferma il Ridolfi; <<...nacque nel 1547>>, ribadisce il Federici, sostenendo che, a proposito degli affreschi di villa Priuli, là <<...vi fece il proprio ritratto, quando contava anni 37 nel 1584>>; sposta, dopo attente valutazioni, la data al 1560 il Da Portogruaro), Paolo Piazza apprese l'arte di dipingere a Venezia alla scuola di Palma il Giovane (Melchiori) e di Paolo Verone­se (Mancini).

    Tra le sue prime opere, databili al decennio che va dal 1583 al 1593, cioè dopo il momento in cui la critica fa risalire il suo ritor­no da Venezia, figurano le tele conservate al Duomo di Castelfranco. Da un'analisi stilistica, queste mostrano il pittore alquanto più vi­cino alla scuola dei Bassano, piuttosto che alla maniera di Palma il Giovane (stando alle conclusioni del Da Portogruaro, di soli 16 anni più vecchio). La Cena in Emmaus, recentemente restaurata, non lascia dubbi in proposito. Quest'opera, oltre ad essere un'originale interpretazione di quelle del Bassano, è anche da mettere in relazione indiretta con le due tele (Cristo in casa di Marta e Maria e La Cena in Emmaus) di Hans Rottenhammer e Paul Bril (che ne eseguì gli sfondi paesaggistici) conservate al Museo Civico di Treviso e datate al 1596 circa, quindi successive alla quella del Piazza. Mentre i dipinti del Rottenhammer sono presumibilmente copie tratte da incisioni (il Cristo in casa di Marta e Maria si presenta pressoché identico e ribaltato rispetto al dipinto del Bassano conservato a Houston - Texas- che, firmato assieme al figlio Francesco, è uno dei prototipi delle numero­se copie eseguite dalla stessa bottega; della Cena in Emmaus, pure questa più volte replicata, circolarono quasi subito delle incisioni tra le quali anche, datata al 1598, una di Giovanni Sadeler), il qua­dro di Castelfranco induce a supporre la diretta visione da parte del Piazza degli originali dei Da Ponte. Interessante quindi è accostare in questi anni il nome di Hans Rottenhammer a quello del nostro pitto­re visto che i due, come suppone il Pallucchini, sono probabilmente stati in contatto all'inizio del secolo successivo, in Baviera, quando entrambi erano al servizio di Rodolfo II d'Asburgo. La Consacrazione episcopale di San Nicolò di Mira evidenzia in più, assieme a stilemi per certi aspetti di derivazione veronesiana, la conoscenza delle opere di Tiziano, nonché una particolare predisposizione all'in­terpretazione della lezione tintorettesca (e qui, attraverso anche la mediazione del Palma), più marcata in opere successive. La Consacra­zione inoltre, dalla lettura che mi è stato possibile fare, mostra uno scadere esecutivo nelle figure in primo piano rispetto a quelle di più alta qualità dei personaggi dello sfondo, quasi a far supporre la col­laborazione di due mani differenti.

    L'influenza del Veronese, riscontrabile anche nei suoi lavori a monocromo, risulta chiara nelle decorazioni a grottesche superstiti degli affreschi eseguiti per Ca' Corner, ora Venezze, a Poi­solo (raffiguranti <<...diversi paesi e altre invenzioni>> - Melchiori): Paolo Piazza con ogni probabilità doveva aver visto le pitture eseguite sotto la direzione del Caliari nelle stanze del Cane (o della Sacra Famiglia con Santa Caterina e San Giovannino) e della Lucerna (o della Madonna della pappa) della palladiana villa Barbaro-Volpi a Ma­ser, e le grottesche simili dello Zelotti (seguace del Veronese) di villa Emo a Fanzolo. Anche le grottesche del Piazza rappresentano un esempio delle infiltrazioni decorative romane di origine raffaellesca, divulgate soprattutto da Giovanni da Udine (a Venezia intorno al 1540), nel territorio provinciale veneto.

    Purtroppo, delle numerose commissioni che l'artista ebbe in questo primo momento d'attività nel territorio castellano e nei dintorni, re­sta  ben poco. Tra queste <<Dipinse nei suoi più freschi anni due ri­tratti et alcuni santi di divotione per la Casa dei Signori Conti Ric­cati...>> (Melchiori). Si ricorda inoltre il ciclo ad affresco che <<A Treville nel luogo di Casa Priuli [ciclo andato perso assieme alla villa, della quale, nella sua originaria veste cinquecentesca, non ri­mane oggi che la barchessa di ponente - Bordignon Favero] dipinse in una Stanza a fresco l'Imperatrice [Maria d'Austria, figlia di Carlo V e moglie dell'imperatore Massimiliano], che di qui passando alloggiò in quel Palazzo [24 settembre 1581], la qual siede ad una sontuosa mensa, e qui dimostrossi molto pratico nel trattar colori in quella guisa>> (Ridolfi) <<...ed in essa stanza vi fece il suo ritratto...>> (Melchiori). Nel fastoso complesso della villa, dove a suo tempo al­loggiò anche Enrico III, re di Francia, lasciandovi a ricordo la pro­pria spada, il Coronelli riporta d'aver visto, cosa assai interessan­te, un  lavoro che <<lasciò Paolo Piazza... [a] testimonio della sua peritia nelle regole della Plastica in un simulacro, che fa pompa di se stesso in un gran Camerone trà gli sfarzosi fasti d'altre Pittu­re>>. Precisa in fine il Federici, per alcune opere eseguite in questi anni, che <<...molte sue invenzioni [furono] tratte dalle sue pitture [e] date alle stampe>>: esistono infatti, anche se quelle che son riu­scito a vedere si riferiscono a lavori più tardi, incisioni realizzate dal fiammingo Raphael Sadeler da pitture del Piazza.

    Un altro curioso episodio, racconta sempre il Melchiori, è quello accorso al pittore a seguito di una troppo succinta lettera: <<Raccon­tasi... che, havendo dipinto una Pala d'Altare in un certo villaggio, né potendo aver il prezzo stabilito, scrisse una lettera con le se­guenti abbreviature: P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.; quali ca­pitando nelle mani del Parroco, e stimando con quelle esser offeso, fece istanza appresso il Podestà di Castelfranco acciò fosse castiga­to: mandò il Rettore a chiamare il Piazza, commettendogli dovesse spiegare la  zifra; ond'egli... umilmente scusossi haver scritto così succinto solo perché il tempo non gli haveva permesso comodo maggiore credendo fosse facilmente intesa... qual così significava: Pietro Pao­lo Piazza Pittor Pinse Pala Piccola Per Prezzo Poco Per Pre Pietro P[illoni - ?] Piovano, Però Pretende Pagamento Presto. Onde ricono­sciuta la vivacità del suo spirito dal quel Rettore, non solo fu fatto soddisfar dell'opera, ma volle anche che dipingesse nella sala del Pa­lazzo Pretorio...)>>.

    Alla fine del 1593, o agli inizi dell'anno seguente, come risulta dalla sua iscrizione alla fraglia dei pittori (Da Portogruaro), Paolo Piazza si trasferì a Venezia. Nella città lagunare ebbe diverse com­missioni. Alla chiesa di S. Polo sono ancora oggi conservate due sue opere databili a questo momento (il Ridolfi ricorda anche <<nell'orga­no l'Annunziata>>): La predicazione di San Paolo e  San Silvestro bat­tezza l'imperatore Costantino, entrambe firmate. L'impostazione manie­ristica è sottolineata, nella Predicazione, dalla composizio­ne in diagonale che, se pur riprendendo uno schema tizianesco, viene qui complicata dalla retorica figura del San Paolo (un esempio di co­me, anche attraverso il Palma, viene filtrato il dinamismo tintorette­sco; ma una sorta di prototipo è pure la tela, con lo stesso soggetto, del Bassano) e dall'inserimento del soldato visto di spalle. Più clas­sicistici in senso veronesiano sono i profeti sulla destra; mentre la folla d'ascoltatori sul fondo ricorda l'accavallarsi di volti e teste di tante opere di Domenico Tintoretto, figlio del maestro. Veronesia­no, inteso in senso bassanesco, lo scorcio architettonico con la scul­tura muliebre nella nicchia, non scevro però da certe soluzioni del fiammingo Ludovico Pozzoserrato (LodewJik Toeput che, <<nel formarsi di un gusto <di costume> abbastanza caratterizzato in questo gruppo di pittori di Castelfranco... innestò una vena di tintorettismo sottil­mente manieristico sul suo fondamentale paesismo espresso in <lontani> di vasto respiro>> - Donzelli-Pilo). Saldamente più legata alle solu­zioni di genere bassanesco, sopraffatte da un conformismo aulico di tipo palmesco (Pallucchini), è la tela del Battesimo di Costantino dove ancora i modi di un Veronese tardo ed elegante si mesco­lano a torsioni tintorettesche e a un vigorismo tizianesco. I ritratti sulla sinistra, tra i quali il personaggio con gli occhiali sull'orec­chio è probabilmente un autoritratto, mostrano una maggior adesione ai canoni controriformistici.

    Le commissioni che Paolo Piazza dovette avere in questo suo secon­do soggiorno veneziano (interrotto tra il 1595 e il 1596 per dipingere il soffitto dell'Oratorio della SS. Trinità di Chioggia) dovettero es­sere piuttosto numerose: diverse sono quelle ricordate dalle fonti ed eseguite prevalentemente per chiese (oltre a S. Polo, ai SS. Giovanni e Paolo, a S. Ubaldo, a Santa Croce, ecc.); dovettero inoltre esservi un certo numero di altre opere dipinte dall'artista per committenti privati o minori, delle quali s'è ben presto persa la paternità e che probabilmente ancora oggi figurano in sale e in magazzini di musei o di raccolte pubbliche e private, nonché nel mercato antiquario, con attribuzioni sbagliate o semplicemente riportate come lavori di scuo­la.

    Che Paolo Piazza abbia lavorato per committenti privati lo prova, come ricordano i biografi, anche l'allestimento di un teatro galleg­giante, nel maggio del 1597, in occasione della <<...incoronazione della Dogaressa Morosina Grimana, moglie del già Doge Marin Grimano, [quando] hebbe il... carico da una compagnia di Gentil'huomini, desti­nati al corteggio di quella Principessa di formare un Teatro, che pas­seggiava per il Canal Grande senza che apparisse chi lo reggesse, en­tro a cui danzava numeroso stuolo di bellissime donne con ricco appa­recchio di sedie e d'altri apprestamenti, compartito con belle archi­tetture e figure di Virtù, che fu ammirato per cosa maravigliosa e n'hebbe in dono da que' Signori una collana d'oro di molto valore...>> (Ridolfi). Il Da Portogruaro individua quella che può essere conside­rata una vera e propria opera scenografica dal gusto pre-barocco, nel <<teatro, detto il mondo, fato fare dalli 40 Gentil'homeni eletti... nell'entrata della Ser.ma dogaressa Morosini Grimani>> secondo quanto precisa Giacomo Franchi stesso nella sua incisione raffigurante l'in­gegnosa macchina.

    Il teatro galleggiante preparato nel 1597, può considerarsi una delle ultime opere realizzate dal Piazza (assieme all'Incoronazione della Vergine che <<Condusse in questo mentre a' Padri Cappuccini di questa sua, e nostra Patria>> - Melchiori), prima dell'improvvisa de­cisione, di lì a qualche mese, d'entrare nell'austero mondo religioso dei frati cappuccini francescani. <<...Felice colui, che privo d'ambi­tione porta volentieri questo soave giogo!>>, commenta il Ridolfi. Co­sa lo spinse a rinunciare ad <<...ogni mondana pretensione...>> (Ri­dolfi), è del tutto ignorato. La stessa commissione per l'incoronazio­ne della dogaressa, testimonia un'attiva partecipazione alla vita mon­dana della città lagunare, il che fa supporre che anche in campo pit­torico Paolo Piazza abbia lavorato ad opere dal soggetto non solo re­ligioso, come prevalentemente ricordano le fonti biografiche per que­sto suo momento veneziano. Le sue pitture, fino all'Incoronazione del­la Vergine di Castelfranco, s'inseriscono come, già detto, in pieno nel gusto e nello stile del tardo manierismo cinquecentesco che, anche nelle pale d'altare, tradisce spesso un sapore provinciale proprio nelle complesse e studiate strutture compositive. Quasi una ricerca intellettualistica diretta più a soddisfare il committente con, nel complesso, una buona riuscita del quadro finito, piuttosto (e sarà la direzione seguita dal pittore cappuccino) che esercitare una vera e propria azione divulgativa nell'ambito della Controriforma. Paolo Piazza mirava forse più ad una brillante carriera artistica che lo portasse verso la <<mondana pretensione>>, come sembra egli stesso ri­badire nel Tragidialogo spirituale (di cui si parlerà) quando afferma, nella vece del penitente a cui si chiede se in passato abbia amato la voluttà: <<Anzi portai per Lei sì gran ferita/ ch'in un punto arri­schiai l'alma e la vita>>.

    Verso la fine del 1597, Paolo Piazza venne inviato nel noviziato di Bassano, dove gli fu cambiato il nome in frate Cosmo da Castelfran­co; il 27 settembre 1598 fu ammesso alla solenne professione. Dopo un triennio di preparazione filosofica e teologica, dove non è possibile precisare il luogo di permanenza, né se abbia continuato a dipingere, dovette essere stato ordinato sacerdote prima della sua partenza per la Boemia nel 1601 (Da Portogruaro).

    La Controriforma, vale a dire la reazione cattolica alla Riforma protestante, assunse in Italia molteplici sfumature da luogo a luogo e quasi ovunque prevalsero, sulle altre, due tendenze dominanti: quella rigorista, chiusa in uno scrupoloso rispetto dei canoni rinnovati, e quella lassista, disposta ad una più lata interpretazione delle nuove regole. Il dilagare dell'eresia di oltr'Alpe, le cui idee non si limi­tarono ai soli ambienti ecclesiastici ma si espansero e si imposero ad intere nazioni, tolse all'autorità della Chiesa cattolica vasti terri­tori. Le arti, quelle figurative innanzi tutto, reputate dai teologi di efficacia narrativa e mnemonica superiore alla parola scritta (ca­ratteristiche pienamente confermate oggi dalla psicologia moderna), divennero il principale strumento di propaganda del prestigio della Chiesa. Controllate pertanto dal potere religioso e politico, ne furo­no fortemente condizionate, pur mantenendo sempre un rapporto di scam­bio dialettico tra le diverse scuole e tendenze, operassero queste in ambito cattolico o riformato.

    Dopo lunghe discussioni teoriche, la sessione XXV (3-4 dicembre 1563) del Concilio di Trento pose le direttive di una regolamentazione ufficiale dell'arte liturgica. Fu una presa di posizione moderata per certi aspetti, ma accuratamente concepita per imporre, in nome della tradizione, un'esorbitante prevalere agiografico della devozione, con­trollata sotto il profilo iconografico. Alla pittura venne demandato il compito di tramite per la conoscenza dell'operato divino e di esse­re, con i suoi modelli, fonte ispiratrice di virtù e pietà cristiana. I soggetti trattati non dovevano comunque favorire false dottrine, né essere <<per i semplici occasione di pericolosi errori>>. Non vi fu sostanzialmente nessuna forma di iconoclastia (com'era successo per i paesi protestanti dell'Europa del nord), pur bandendo omnis lascivia o licenziosa indecenza che affatto non s'addice <<alla santità della ca­sa di Dio>>.

    Ai vescovi e alle autorità ecclesiastiche in genere venne demanda­to il potere del controllo sulle arti figurative. Da qui le diverse sfumature che la Controriforma assunse, in relazione anche alle esi­genze stesse dell'artista, non di rado in contrasto con le volontà della riforma cattolica.

    In territorio veneto, e veneziano in modo particolare, la Contro­riforma seguì un percorso tutto particolare. Venezia, profondamente religiosa, non permise tuttavia mai una forte interferenza della Chie­sa negli affari di stato. Centro internazionale di scambio dove il commercio, anche nel XVI secolo, rimaneva sempre la grande fonte di ricchezza, Venezia non poteva accettare una politica religiosa che a­vrebbe potuto seriamente compromettere i suoi rapporti di scambio con i paesi dell'Europa del nord. Il governo si mostrò quindi tollerante nei confronti del luteranesimo, senza in ogni caso consentirne la dif­fusione. Anzi, contrariamente a ciò che si pensava a Roma, non solo a Venezia fu piuttosto sporadica, ma anche a Padova, dove il prestigio dell'università continuava ad attirare la gioventù tedesca, furono ben pochi i focolai dell'eresia. Semmai, una certa accoglienza delle cor­renti riformatrici, giungeva dagli esuli fiorentini di spirito savona­roliano ospitati dagli intellettuali locali, come le conventicole for­matesi attorno a Pietro Bembo anche ad Asolo e, nella stessa Castel­franco, in casa Priuli a Treville. Tuttavia da Padova, in opposizione al clima controriformista, si sollevarono polemiche come quella del Ruzzante per l'inutile sperpero di ricchezze da parte del clero: <<Se avete tanto denaro da poterlo  sprecare... cercate di restaurare la chiesa spirituale e non quella di pietra...>>. A Venezia, dove pur si hanno anche notizie di atti sacrileghi compiuti collettivamente ma in privato (Cessi), il sempre teso rapporto con la Santa Sede si aggravò seriamente solo con lo scandalo di cui fra' Paolo Sarpi (che nei suoi scritti aveva anche criticato lo stesso Concilio tridentino) si fece portavoce, conclusosi con la scomunica dell'aprile del 1605.

    Questa breve disquisizione sulla Controriforma mi è sembrata ne­cessaria per poter meglio collocare, affrontare e comprendere l'atti­vità artistica di Paolo Piazza, divenuto, come visto, dal 1597 fra' Paolo Cosmo, pittore cappuccino impegnato nei problemi del suo tempo.

    L'Incoronazione della Vergine, databile all'incirca al 1597, proveniente dalla chiesa del convento dei Cappuccini (abbattuta non molto tempo fa - Bordignon Favero) e custodita attualmente nella chiesetta della Casa di Riposo di Castelfranco, può essere considerata uno dei suoi lavori più risusciti, in questi anni a cavallo del nuovo secolo. Il Da Portogruaro, nel 1936, ne rimarcava il precario stato di conservazione e l'inadeguato restauro del 1930, nonostante il merite­vole intervento del conte Steno Bolasco. Il ripristino dello stato o­riginario ad opera della Soprintendenza alle Gallerie di Venezia (Bor­dignon Favero), ne permette oggi un'esauriente lettura, facilitata dalla posizione in cui il dipinto è posto all'interno della chiesa, in ogni caso, però,  poco indovinata per la conservazione: l'infelice u­bicazione ha già arrecato danni, se pur superficiali, alla parte infe­riore della pittuta; sarebbe pertanto consigliabile, in attesa di un'adeguata soluzione, allontanare di almeno mezzo metro la panca po­sta davanti alla tela, in modo tale da renderla, invece che causa di danneggiamenti, una sorta di barriera protettiva.

    Imponente nelle dimensioni e nella composizione, il dipinto rap­presenta forse la prima vera opera impegnata in senso controriformi­stico. La cerimonia sacra si svolge essenzialmente a due livelli di profondità: il primo coinvolge i personaggi principali, i quali da un piano ravvicinato in basso a destra innestano, ad andamento circolare, un ritmo orario ascensionale che trova le tre note più alte nella Bea­ta Vergine, nel Cristo e nel Padre Eterno; il secondo livello è dato da un fittissimo affastellarsi di angeli osannanti e musicanti creanti il fondo luminoso all'incoronazione. Molteplici sono pure in questo caso le fonti da cui Paolo Piazza attinge. Reminiscenze tizianesche e ancora veronesiane, ma soprattutto tintorettesche (si pensi, ad esem­pio, all'accavallarsi di figure in opere come l'Adorazione del vitello d'oro della Madonna dell'Orto di Venezia o allo stesso Paradiso di Pa­lazzo Ducale), interpretate anche attraverso il Palma, sono però quel­le che prevalgono. Gli anni di attività trascorsi a Venezia sembrano in questo momento aver allontanato il pittore dai modi bassaneschi, dominati nelle opere precedenti, per avvicinarlo maggiormente a quelli dei grandi maestri che avevano operato nella città lagunare. La grande pala d'altare dipinta per i padri cappuccini di Castelfranco, proprio nell'anno in cui egli si decise al <<soave giogo>> della scelta reli­giosa, rappresenta un'opera fondamentale per interpretare  ed immagi­nare i successivi lavori eseguiti all'estero, molti dei quali andati distrutti o dispersi.

    Paolo Piazza rimane un artista legato al tardo manierismo veneto, ma l'impostazione di quest'opera lo mostra attento ai suggerimenti i­conografici della Controriforma. La tela diventa il grandioso mezzo attraverso il quale viene propagandato l'evento religioso. Epurata da ogni immagine indecente o fuorviante, ripropone, a livelli d'importan­za differenti, assieme al Padre Eterno, al Cristo e alla Vergine, an­che altri santi, assecondando il volere cattolico rinnovato che si op­poneva all'iconoclastia agiografica protestante.

    Questo, infatti, dovette essere lo spirito delle prime opere ese­guite dopo il 1601, quando fu mandato ad esercitare la sua arte ai servigi dell'imperatore. <<Quindi per obbedire ai Superiori, se n'andò in Germania; e di lui havendo inteso Rodolfo II, Imperatore, (come quello che amò sempre la pittura), volle conoscerlo; ed essendo il Frate huomo di spirito, trattò seco in maniera che quella Maestà gli pose affetto, e gli commise alcune pitture che molto piacquero>> (Ri­dolfi). Rodolfo II d'Asburgo (Vienna, 1552 - Praga, 1612), imperatore dal 1576, ebbe in Spagna un'educazione rigorosamente cattolica e nel suo impero favorì la Controriforma. Da sempre appassionato d'astrono­mia, di scienze ed amante delle belle arti, fece della sua corte il principale centro del manierismo figurativo tedesco, chiamando ai suoi servigi molti dei grandi artisti europei. Sotto la spinta della rifor­ma cattolica, numerosi furono i pittori esplicitamente mandati dalla Chiesa ad operare oltr'Alpe con l'intento di ristabilire un'egemonia cattolica. Fu il compito anche di fra' Cosmo da Castelfranco andare a decorare le disadorne chiese della Germania, con pitture atte a trarre <<grande frutto>> per la Chiesa romana. A riprova dell'impegno reli­gioso del nostro concittadino, viene ancora il Ridolfi che sottolinea: <<Arrecarono ancora molto beneficio ai Catholici di quelle parti le opere, ch'egli fece per quelle Chiese, rappresentando la gloria che godono i fedeli in Paradiso se ben servono a Dio in questa vita; e pa­rimenti le pene che provano gl'inemici della Fede di Cristo nell'In­ferno; tra quali ritrasse Simon Mago,... Calvino,... Lutero,... Erasi­mo,... con altri Heretici ed istrutori di novelle sette, che venivano tormentati con varie sorta di pene da Demonii; le quali rappresenta­tioni hebbero tale efficacia, che vi concorrevano molti popoli... [il] che fece alcuno buono effetto... non havendo men potere ne gli animi la pittura, che gli iscritti e le ragioni>>. Il Giudizio dipinto da Paolo Piazza per Rodolfo II nel quale ritrasse, a seconda dei meriti, diversi personaggi della corte imperiale, non tardò a suscitare lo sdegno dei tedeschi che <<...facendone risentimento appresso sua Maestà, volevan che si buttasse a terra. Il che non volendo fare [Sua Maestà], soggiunse che le mani [che] l'avevan fatte che se castigasse­ro e che le tagliassero a lor posta, che lui mai le butterebbe a bas­so... [e lasciò quindi] queste pitture nel loro essere>> (Mancini). L'opera così descritta dalle fonti, assieme a diverse altre, fu proba­bilmente distrutta dopo la partenza del pittore cappuccino (Da Porto­gruaro) proprio a causa dei contrasti religiosi.

    Fra' Cosmo da Castelfranco, dal 1601 alla fine del 1607, lavorò in terra straniera lasciando numerose opere, attenendosi ad un itinerario cronologico, alla corte imperiale di Praga e per le stesse chiese del­la capitale, in Baviera, a Graz (1604) e a Monaco (1604-1606), nel Ti­rolo, a Innsbruch (1606), a Brünn in Boemia (1607), per rientrare in fine a Venezia.

    La Crocifissione di S. Pietro, dipinta per la Collegiata di S. Maria di Monaco, oggi conservata presso l'Ordinario Vescovile, mostra il ritorno del pittore a stilemi veronesiani soprattutto nei putti alati della parte superiore, <<con una sottigliezza che fa pen­sare alla mediazione di Carletto Caliari>> (Pallucchini). Iconografi­camente inusuale nella tradizione veneta l'impianto del martirio col ribaltamento della croce, la composizione nella figura di S. Pietro rimanda piuttosto a soluzioni emiliane o addirittura romane, filtrate forse attraverso le stampe o, magari, proprio dalla diretta visione di opere italiane dipinte per Rodolfo II. La fuga prospettica dell'aper­tura dello sfondo ricorda invece direttamente quelle che Jacopo Bassa­no, i figli e la bottega avevano ideato come scenografia alle loro nu­merose pale d'altare. L'intento controriformistico, qui forse a metà strada tra un manierismo tardo e una certa vena di aggiornamento com­positivo, riveste un aspetto declamatorio atto più ad una propaganda esteriore che ad un vero rinnovamento.

    Concepita ancora secondo i modi bassaneschi, di un Bassano legato alle influenze plastiche del Pordenone da un lato e a quelle parmigia­ninesche recepite attraverso il Salviati dall'altro, è la pala con la Decapitazione di S. Paolo, sempre dell'Ordinario Vescovile di Monaco. Dipinta all'incirca nello stesso momento dell'opera precedente e avente la medesima provenienza, ne riprende anche, con architetture differenti, l'impianto nello sfondo (come si vede anche in altri lavo­ri, ad esempio, l'Adorazione dei Magi di Innsbruck), inserendo però in primo piano un personaggio di chiara derivazione veronesiana. Tanto la Crocifissione quanto la Decapitazione furono lasciate incompiute e completate poco dopo ad opera del pittore Bortolo Keidter (Da Porto­gruaro).

    Alquanto interessante è la Pietà, siglata, conservata al Ferdinandeum di Innsbruck, databile al 1606. Se la composizione ri­prende soluzioni più volte affrontate dagli artisti veneti, lo snodar­si <<in estenuati, anzi scarnificati ritmi formali di un'astrazione ancora manieristica, [mostra una pittura] venuta a contatto col gusto nordico>> (Pallucchini). E' infatti sorprendente che l'artista sia riuscito ad assimilare un grafismo pittorico tanto marcatamente tede­sco, da non trovare precedenti in nessuna sua altra opera conosciuta, quasi da far pensare all'intervento "successivo" di un pittore di oltr'Alpe.

    Ritornato in Italia, fra' Cosmo da Castelfranco si fermò qualche tempo a Venezia e forse anche nella sua città natale. Sin dal 1608, fu costretto però a lasciare le nostre terre per trasferirsi con probabi­lità direttamente a Borgo San Sepolcro, in Toscana, dove dipinse il Paradiso, quadro firmato e datato. Precisa a tal proposito il Palluc­chini, riferendosi a questa tela: <<Si direbbe che il viaggio in Ba­viera lo abbia messo a contatto con il Rottenhammer>>, pittore di cor­te a servizio di Rodolfo II a Monaco, e attivo in precedenza per di­versi anni anche nel veneto, con affinità stilistiche, già accennate, avvicinabili a quelle di Paolo Piazza.

    Il nostro pittore era ormai artista celebre e, in un certo qual modo, richiesto anche in Italia da alcune delle più prestigiose corti. L'epistolario raccolto dal Da Portogruaro mostra quanto fossero insi­stenti le lettere scritte, ad esempio, dal duca di Mantova e dal duca di Parma al Generale dei Cappuccini, o a vari cardinali, affinché a fra' Cosmo da Castelfranco fosse concesso d'andar a lavorare nelle lo­ro terre. Dall'autunno del 1609 all'autunno del 1611, fu infatti in­viato a dipingere prima a Reggio Emilia e poi a Piacenza; fu richiesto in seguito a Goito, e in fine si stabilì a Parma alla corte dei Farne­se. L'esperienza in territorio emiliano non lasciò il nostro pittore del tutto indifferente a talune influenze locali. Se è forse indivi­duabile, in opere di questo momento (come nell'Annunciazione di Reggio Emilia o l'Ultima Cena di Piacenza), un debole recepire di stilemi carracceschi (soprattutto di Ludovico) e, a volte, di reminiscenze correggesche, l'impianto stilistico rimane comunque saldamente veneto e legato ad un conformismo personale, se si vuole, ma indubbiamente provinciale rispetto ai rinnovamenti artistici apportati, o che stava­no apportando, i grandi maestri italiani e stranieri del barocco. D'altronde, il fatto stesso d'essere un frate cappuccino da un lato, e le stesse esigenze delle committenze ecclesiastiche dall'altro, non ne favorirono certo una maggior apertura in senso moderno.

    Quando nell'autunno del 1611 scese finalmente a Roma, sull'autore­vole richiesta niente meno che del pontefice Paolo V, fra' Cosmo da Castelfranco si trovò direttamente a contatto con uno dei principali centri europei della prima arte barocca. Più ancora del viaggio in Germania, gli anni di attività a Roma rappresentarono il suo maggior momento di gloria artistica, e al tempo stesso lo videro sensibilmente disposto ad accogliere, nella sua educazione veneta, nuovi stilemi ar­tistici.

    Per la famiglia Borghese eseguì subito, quali saggi delle sue ca­pacità pittoriche, alcune opere, oggi disperse come già ai tempi del Da Portogruaro, ma che potrebbero essere conservate con altra attribu­zione nei magazzini di un qualche museo romano. In città, <<...Paolo V., lo destinò a dipingere alcune stanze del palazzo del nipote Cardi­nale, ove fece istorie, a olio sul muro, di Marc'Antonio e di Cleopa­tra, fregi ed altre cose>> (Ridolfi). La prima grande mole delle pit­ture murali per Palazzo Borghese, a cui il frate cappuccino attese si­no alla primavera del 1616, coprirono una estesa superficie divisa in più sale. I temi trattati furono principalmente scene storiche alter­nate a quelle allegoriche (Storie di Marcantonio e Cleopatra, Storie della Regina di Saba, il Ratto delle Sabine, ecc.), adornate con vari ritratti, fregi e ornamenti. Purtroppo, la tecnica pittorica adottata dal nostro concittadino, <<a olio in fresco>> (cioè, più propriamente, a secco; curiosamente come già, un secolo prima, un altro frate di o­rigine veneziana, Sebastiano del Piombo, aveva fatto proprio a Roma), portò rapidamente alla perdita di gran parte delle sue fatiche. Appena trent'anni dopo il Baglione annotava: <<Il P. Cosmo... volle dipingere a oglio sopra le mura incollate, ond'è che hora tutte si scrostano... e fra poco tempo non ci resterà figura>>.

    Tra le pitture del palazzo oggi ancora esistenti, il Ratto delle Sabine fa sfoggio sì, come afferma il Pallucchini, <<...di elementi veneti, appoggiandosi a strutture tardomanieristiche palme­sche>>, ma evidenzia anche delle affinità compositive con gli affre­schi dell'Aurora che Guido Reni finiva nel 1614 per il palazzo di Mon­tecavallo, ora Rospigliosi Pallavicini, commissionategli da Scippione Borghese. La diretta visione, inoltre, dei capolavori dei grandi mae­stri del Cinquecento, e di artisti di ascendenza raffaellesca in modo particolare, non lasciò indifferente il cappuccino, come tradisce lo svolazzo classicheggiante del mantello della sibilla sulla destra.

    Nella mole di lavoro per la famiglia Borghese, fra' Cosmo sicura­mente ebbe degli aiuti, e tra questi figura probabilmente anche il giovane nipote, Andrea Piazza (nato a Castelfranco in data a tutt'oggi sconosciuta). Il Ridolfi suggerisce a riguardo che Paolo Piazza <<...era ben veduto dal Papa, che gli aveva assegnata la parte [della decorazione di Palazzo Borghese], e serventi e stanza in palazzo; e da Sua Beatitudine ottenne alcuna grazia per gli amici>>. Tra quegli ami­ci, si è portati a supporre pure la presenza del nipote Andrea. In o­gni caso, precisa il Melchiori: Paolo Piazza volendo <<...essergli maestro...  [di Andrea] lo conduceva seco dovunque operava: ...lo trattenne per molto tempo in Venezia... [e] fecelo pure passare a Roma (dopo che egli si era fatto Cappuccino) dove ebbe campo di vedere ed apprendere dall'antico, e dal moderno i migliori fondamenti della pit­tura, come anco d'esser conosciuto da Personaggi, Prelati, e sino dal­lo stesso Pontefice (dal quale gl'ottenne [Paolo] una pensione per suo Nipote e Discepolo)>>.

    Andrea Piazza, di cui si sa ben poco (a Castelfranco si conserva un'Adorazione dei Magi incertamente attribuita ad Andrea Piazza o a Jean Le Clerc), fu secondo il Melchiori artista inferiore allo zio, anche se nei suoi dipinti vi è un <<...certo che di vago, gentile, e spiritoso, che meritò d'essere accolto dal SS.mo Duca di Lorena, il quale fattolo in diversi luoghi, et occasioni operare, ri­mase e delle sue pitture, e delle sue qualità talmente sodisfatto che lo creò suo Cavaliere; col qual titolo rividde la sua, e nostra Pa­tria...>> (Melchiori). Sempre lo stesso autore, dopo aver ricordato alcuni dipinti eseguiti per la nostra città, conclude dicendo che <<...circa l'anno 1670 [Andrea] lasciò questa mortal spoglia per goder (come si spera) l'eterna Beatitudine, essendo stato l'ultimo di questa famiglia in Castelfranco>>.

    A Roma, fra' Cosmo cappuccino, oltre alle pitture di Palazzo Bor­ghese, fu impegnato in altre opere, tra le quali, quella che sicura­mente può essere considerata tra le più importanti, è il Cristo depo­sto  adorato da un cappuccino della Galleria Capitolina. Il dipinto, che trova precedenti iconografici sin da Tiziano, è risolto, attraverso l'inserimento del lume di candela al centro, secondo sugge­rimenti luministici tipicamente bassaneschi, <<ma con una serrata con­cisione, una tetra nudità d'ambientazione in sintonia -si potrebbe di­re- con il gusto caravaggesco. Si direbbe che in tale rappresentazione v'è qualcosa che si sfronda, che si alleggerisce, che tenta di metter­si al passo con la nuova sensibilità>> (Pallucchini).

    Nella città papale, mostrò quindi di sapersi aprire sensibilmente alle nuove tendenze artistiche, anche se ciò rappresentò solo una pa­rentesi nella sua attività. A tal proposito il Pallucchini suppone in più l'amicizia con Carlo Saraceni: <<Non è improbabile [afferma], dato che suo nipote Andrea accompagnerà in Francia Jean Le Clerc, lo scola­ro del Saraceni...>>.

    Finite le principali decorazioni di Palazzo Borghese, nel 1616, fra' Cosmo da Castelfranco venne inviato a Terni, in Umbria, a lavora­re ad un grande Giudizio universale per il convento di S. Martino, e successivamente ad Amelia, ed in fine a Foligno.

    Fu quindi richiamato a Roma ad ultimare, con nuove pitture, i la­vori di Palazzo Borghese <<... et lo vidi io con molto mio diletto di­pingere alcuni fregi attorno ad una gran salla nel pallaggio dei Bor­ghese in Roma, l'anno 1618...>> (Gualdo). Quando il pittore cappuccino finì il ciclo decorativo, firmò i suoi sforzi, stando ad una supposi­zione del Da Portogruaro, con il curioso pseudonimo di Francesco Guer­rer o Guerrez. Se così fu, il motivo che indusse il nostro concittadi­no a lasciare sulle pareti un altro nome, dovette essere il desiderio di scagionarsi <<...dalla responsabilità di ardite nudità femminili, disdicevoli all'opera di un religioso...>> (Da Portogruaro). La monda­nità dell'Urbe l'aveva forse spinto, o costretto, a sgarrare il serio rigore dell'ordine francescano. Certo che, in alcune occasioni, il frate cappuccino, sforzatosi molte altre volte di propagandare i nuovi canoni della riforma cattolica, mostrò l'ambiguità d'inserimenti li­cenziosi pure in pale d'altare. Forse, questo particolare aspetto, può essere in qualche modo messo in relazione con il contenuto delle ten­tazioni del suo tragidialogo, cominciato di lì a qualche mese.

    Nel 1618, lasciò definitivamente Roma <<... stanco in fine di vi­vere quella sorta di vita, o perché gli fallissero le speranze d'ag­gradire un suo nipote, non havendo per ciò ottenuto che una piccola pensione, o parendogli d'esser poco ben veduto dai pittori, perché stimassero che ad essi togliesse di mano quegli utili che di ragione a loro si dovevano...>> (Ridolfi).

    Rientrato verosimilmente a Castelfranco, fu qui dove probabilmente iniziò la stesura de L'ingannato Spirito/ tragidialogo spirituale/ di Fra Cosmo Piazza da Castelfranco/ Cappuccino, in versi sciolti/ dove piacevolmente si rappresentano i/ pericoli e le difficoltà dello sta­to/ religioso in un/ novizio. Il manoscritto dell'opera, segnalato so­lo dal Federici (<<...fu uomo di lettere e compose un'opera dialogica delle tentazioni di un regolare, posseduta nella sua biblioteca in Trevigi dal Sig. Dott. Giambattista De Rossi.>>), conservato oggi presso la biblioteca comunale di Treviso, non è probabilmente autogra­fo (Da Portogruaro), tranne che in alcune glosse a margine del testo, ma verosimilmente una copia composta sotto la sua diretta visione. <<Si tratta... d'una produzione religiosa stesa in veste poetica e forma teatrale, non destinata però alle scene...>> (Da Portogruaro). Consta di una prefazione, nella quale, nominando il Tasso, il Guerrini e il Leone, avverte che egli non sente in sè, come i su citati scrit­tori, <<...quella fecondia di dire e quel bel stile di versificare che ai... belli intelletti si converebbe...>>. Poco dopo, quasi per non lasciare dubbi sullo spirito controriformistico del Tragidialogo, pre­cisa che esso mira <<...ad essaltare le sante virtù, a deprimer i vizi e finalmente a laude del Signor Iddio>>. Si respira comunque quel sen­so di teatralità che aveva caratterizzato tante sue opere pittoriche e che può trovare, forse, il suo parallelo mondano nella macchina tea­trale inventata per l'incoronazione della dogaressa Morosini Grimani vent'anni prima. Redatto in cinque lunghi atti dove, nei quasi 2000 versi, in gran parte settenari ed endecasillabi (se ben egli stesso li chiama liberi), compaiono venticinque interlocutori, racconta nei pri­mi tre della lotta tra vizi e virtù nello spirito religioso di un no­vizio, con la vittoria di quest'ultime, non senza amari sforzi: <<Io parlo grave e tengo gl'occhi in modo/ dimessi a terra, che molte per­sone/ m'hanno pigliata per Religione.../ Io rido nel dolore/ godo nel pianto e nell'uccider amo.../ S'io consiglio, tradisco;/ s'io confor­to, dispero;/ s'io medico, ferisco...>>. Gli ultimi due atti invece, trattano della rivincita dei vizi sulle virtù vincitrici, lotta che <<... davvero sarebbe riuscita se non forse intervenuto l'amore di Dio a metter ogni cosa a posto>> (Da Portogruaro). L'autore conclude in fine, rivolgendosi agli <<Illustri spettatori,/ belle e honeste donne, almi signori:/ il nostro tragidialogo è compiuto:/ se punto v'è pia­ciuto,/ date gloria a Dio;/ se non, biasimate me. L'error fu mio>>.

    Tra le opere pittoriche di maggior rilievo eseguite da fra' Cosmo da Castelfranco dopo il suo rientro da Roma, vi è il ciclo decorativo per il SS. Redentore a Venezia, dove <<...s'impegnò di fare ai suoi Frati, a chiaro-scuro... alcuni Profeti, Sibille, e Dottori della Chiesa, per collocarli nelle nicchie; e sopra la porta in gran mezza luna il Doge col Senato inginocchioni dinanzi al Salvatore, co' santi Francesco, Marco e Rocco, e due paggetti che tengono il modello della piazza di san Marco; ed in un canto san Teodoro. Et essendo quella chiesa eretta in occasione della pestilenza l'anno 1576 col titolo del Redentore, si legge nel giro di quella pittura: Protegam urbem istam, et salvabo eam propter me>>. (Ridolfi). Complessivamente, oltre al grande lunotto sopra il portale del retro-facciata della chiesa, egli dipinse ben trentadue sagome a monocromo collocate nei vani delle nic­chie lasciati, probabilmente volutamente, vuoti da Andrea Palladio. Nel concepire queste figure, Paolo Piazza dovette sicuramen­te aver tenuto conto degli esempi visti nell'Urbe, ma più ancora dei tanti monocromi dipinti da Paolo Veronese (colui che può essere consi­derato il parallelo del Palladio in pittura) nelle nicchie inventate all'interno di numerosi palazzi e ville venete. Ancora una volta l'am­bigua licenziosità, principalmente nelle figure delle dodici Sibille, dovette aver varcato la soglia del buon pudore, non tanto per la Vene­zia controriformista del primo Seicento, quanto piuttosto per quella della metà del sec. XVIII. Ricorda infatti Antonio Niero, in una pub­blicazione del 1974, come il guardiano dei Cappuccini al Redentore in­sistesse presso i Provveditori al Sal della Serenissima, nel 1758, per far togliere dal tempio le <<...nudità di tredici quadri, collocati nelle nicchie..>>. Richiesta che in parte fu accolta, visto l'incarico dato, danneggiate com'erano dal tempo le opere, al piazzettesco Giu­seppe Angeli di restaurarle, quindi ridipingerle parzialmente: una ca­so questo di vera e propria anacronistica epurazione controriformisti­ca <<post-mortem>>. Anche ridipinte, le opere del nostro concittadino non piacquero comunque all'alquanto raffinato palato di Goethe che, descrivendo il Redentore nel suo Viaggio in Italia, se ne lamentò con queste parole: <<...purtroppo le nicchie, evidentemente destinate a raccogliere statue, ostentano piatte sagome di legno intagliato e di­pinto>>. Oggi in fine, le piatte sagome, sono state tutte rimosse dal tempio.

    Dello stesso parere non fu però il doge Antonio Priuli che, visi­tando <<...la detta chiesa..., gli piacquero le opere del Frate; ond'egli volle che esso dipingesse il nuovo corridoio che passa dal palazzo vecchio ducale alle stanze nuove [corridoio che collega la sa­la dello Scudo a quella dei Banchetti]. Così il Piazza diede principio ad alcuni partimenti con figure a olio sopra il muro...>> (Ridolfi). Lasciò purtroppo solo abbozzati i suoi lavori, ultimati poco dopo dall'Alabardi, dall'Aliense, dal Salviati e dallo Zaniberti (Boschi­ni). Nel ducato del doge Pietro Grimani (1741-1752) alla fine, <<... si cassò con calcina ciò che era lateralmente dipinto da pregevole ma­no...>> (Codici Gradenigo).

    Fra' Cosmo da Castelfranco, al secolo Paolo Piazza, <<...morì in Venetia adì 20 dicembre 1620 in eta di anni 55 [sic] e di religione 24>> (Necrologio dei Padri Cappuccini di Venezia) <<... e fu dai suoi Padri seppellito nella chiesa del Redentore>> (Ridolfi). 

 

Elenco delle opere commentate nel testo:

- Paolo Piazza, Cena in Emmaus, 1583-1593, Castelfranco, Duomo  (Sacrestia).

- Paolo Piazza, Consacrazione vescovile di San Nicolò di Mira, 1583-1593, Castelfranco, Duomo (Sacrestia).

- Paolo Piazza, Consacrazione vescovile di San Nicolò di Mira, 1583-1593, Castelfranco, Duomo (Sacrestia).

- Paolo Piazza, Maria in gloria con il santi Marco, Carlo Borromeo, Gerolamo, Francesco e Pietro Orseolo, 1583-1593, Castelfranco, Duomo.

- Paolo Piazza, Grottesche, 1583-1593, Poisolo, villa Corner (ora Venezze), palazzina di levante.

- Paolo Piazza, Predicazione di San Paolo, 1593-1597, Venezia, San Polo.

- Paolo Piazza, San Silvestro battezza l'imperatore Costanti no, 1593-1597, Venezia, San Polo.

- Padre Cosmo Piazza da Castelfranco (incisione tratta dall'autoritratto nel quadro de La crocifissione di S. Pietro).

- Paolo Piazza, Incoronazione  della Vergine, 1597 circa, Castelfranco, chiesa della Casa di Riposo.

- Paolo Piazza, Crocifissione di S. Pietro, 1604-1606, Monaco di Baviera, Ordinario Vescovile.

- Paolo Piazza, Decapitazione di S. Paolo, 1604-1606, Monaco di Baviera, Ordinario Vescovile.

- Paolo Piazza, Pietà, 1606, Innsbruck, Ferdinandeum Tirolerdesmuseum.

- Paolo Piazza, Ratto delle Sabine, 1612-1616, Roma, Palazzo Borghese.

- Paolo Piazza, Cristo deposto adorato da un cappuccino, 1614, Roma, Galleria Capitolina.

- Paolo Piazza, S. Agostino e tre Sibille, sagome a monocromo, 1619, Venezia, già chiesa del SS. Redentore.

 

 

PAOLO PIAZZA

OPERE

di Marco Mondi

 - Cena in Emmaus, olio su tela, cm. 420 x 157, firmata, Castelfranco Veneto, Duomo (sacrestia), decennio tra il 1583 e il 1593 (Pallucchini) - (proviene dal refettorio dei Serviti).

- Consacrazione episcopale di San Nicolò di Mira, olio su tela, cm. 214 x 197, firmata, Castelfranco Veneto, Duomo (sacrestia), decennio tra il 1583 e il 1593 (Pallucchini) - (tavola [?] dei Signori Nodari - Melchiori) - (proviene dall'altare dei Notari).

- Maria in gloria con i santi Pietro Orseolo, Gerolamo, Carlo Borromeo e Francesco d'Assisi, olio su tela, cm. 204 x 153, firmato in basso a destra (?), Castelfranco Veneto, Duomo, decennio tra il 1583 e il

  1593 (?).

- Due ritratti, per la casa dei conti Riccati di Castelfranco Veneto (Melchiori - perduti).

- Alcuni santi, per la casa dei conti Riccati di Castelfranco Veneto (Melchiori - perduti).

- Paesi e altre invenzioni, affreschi per alcune stanze di villa Cornaro, ora Venezze, a Poisolo di Castelfranco Veneto (Melchiori - in parte perduti).

- Danchetto offerto dai Priuli all'imperatrice Maria d'Austria, affreschi per alcune stanze di villa Priuli a Treville di Castelfranco Veneto (Melchiori - perduti assieme alla villa) - (Federici: il Piazza fece il proprio ritratto d'<<anni 37 nel 1584>>).

- Virtù e Arti: il Tempo, la Gloria, la Cosmologia, ecc.; altri fregi nell'atrio di alcune stanze, sopraporte dipinte ad affresco e altri fregi (la Crosato non riferisce le pitture al Piazza ma a decoratori di Castelfranco della metà del '550), Castello di Godego, villa Priuli.

- Beata Vergine coi santi Giovanni e Cipriano Vescovo, olio (?) su tavola, firmata e datata 20 dicembre 1594 (Paolo Piazza MDXCIV adì XX D. e in tempo de P.re Cipriani Moc.o Piovan - Berlan), Castello di Godego, parrocchiale (Melchiori) - (era molto corrosa nel 1845 - Da Portogruaro).

- San Michele Arc., olio (?) su tavola, Castello di Godego, chiesa della Modanna detta della Crocetta (Melchiori).

- San Filippo Benitio, olio (?) su tavola, Castello di Godego, chiesa della Modanna detta della Crocetta (Melchiori).

- Diverse favole con paesi et architetture, affreschi eseguiti per villa Gradenigo, Castello di Godego (Ridolfi) - (Da Portogruaro: molte stampe di Raphael Sadeler furono tratte da queste pitture; un tempo tutte le incisione erano conservate in villa Gradenico).

- Pala d'altare (?), in un certo villaggio (Melchiori), firmata P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P..

- Nostra Signora sedente in trono col Bambino nelle braccia e i santi Francesco, Pietro, Gio. Batta, Sebastiano e Rocco e altri soggetti ancora (?), Castelfranco Veneto, affreschi fatti per la sala del Palazzo Pretorio sopra il Tribunale (Melchiori).

- Pietà, affrescho fatti per un'altra sala del Palazzo Pretorio sopra il Tribunale, Castelfranco Vento (Federici) - (perduti).

- San Silvestro battezza l'imperatore Costantino, olio su tela, cm. 1.. x ..., firmato, Venezia, San Polo, tra il 1593 e il 1597 (Pallucchini) - (restaurata nel 1935 per iniziativa del parroco Don Tullio Ferrarese).

- La Predicazione di San Paolo, olio su tela, cm. ... x ..., firmato, Venezia, San Polo, tra il 1593 e il 1597.

- Annunciazione, portelle dell'organo, Venezia, San Polo (Ridolfi), tra il 1593 e il 1597.

- Adorazione della Croce, olio su tela, cm. ... x ..., Venezia, Santa Elena, tra il 1593 e il 1597 (esegiuta, secondo il Boschini e lo Zanetti, proviene dalla Chiesa di S. Croce).

- Decuratazione di San Bartolomeo per il monumento a Marc'Antonio Bragadino, o Azioni del capitano  Antonio Bragadino nell'assedio di Famagosta, 1596, Venezia, SS. Giovanni e Paolo (Ridolfi - Da Portogruaro) - (Il boschini lo dà a Giuseppe Alabardi).

- Martirio di Sant'Agata, nelle due portelle esterne dell'organo, Venezia, S. Ubaldo (Boschini - Da Portogruaro).

- Un dipinto, Venezia, S. Ubaldo (Boschini - Da Portogruaro).

- Beata Vergine con alcuni Angeli, Venezia (Boschini - Da Portogruaro) - (perduta - ?).

- Il Paradiso, firmato e datato 1596 (XXXVI P. Piazza anno 1596), per il soffitto del coro, Chioggia, SS. Crocifisso (restaurato nel 1723).

- Incoronazione della Vergine, olio su tela centinata, cm. 523 x 393, Castelfranco Veneto, Chiesa della Casa di Riposo, 1597 circa (Melchiori) - (secondo il Da Portogruaro, intorno al 1600) - (restaurata per interessamento del conte Steno Bolasco aal'inizio degli anni Trenta) - (proviene dall Chiesa dei Cappuccini).

- Teatro galleggiante sul Canal Grande, allestimento scenografico teatrale in occasione dell'incoronazione della dogaressa Morosini-Grimani avvenuta a Venezia nel maggio 1597 (il Da Portogruaro la individua in una incisione di Giacomo Franchi).

- Un Inferno e un Paradiso, 1601 circa, dipinto contro gli eretici dipinto per Rodolfo II, Praga, Corte Imperiale (Mancinbi - Ridolfi) - (Successivamente fatto distruggere dallo stesso imperatore).

- Pale, nelle chiese e conventi di Praga, dal 1601 al 1608 (forse distrutte dopo la partenze di Paolo Piazza).

- Pale, nelle chiese e conventi di Vienna (Da Portogruaro: Convento dei Cappuccini), dal 1601 al 1608 (forse distrutte dopo la partenze di Paolo Piazza).

- Pale, nelle chiese e conventi di altri luogi delle Boemia, dal 1601 al 1608 (forse distrutte dopo la partenze di Paolo Piazza).

- Pitture, altre opere per Rodolfo II (disperse o forse distrutte dopo la partenze di Paolo Piazza).

- Adorazione dei Magi, attribuito, dipinto eseguito probabilmente per Rodolfo II (Da Portogruaro: fu trovato nella soffitta del castello reale di Praga e in seguito comperato da un medico della città e dato in eredità al figlio - 1936).

- Pale, nelle chiese e conventi di Graz, dal 1604 circa (forse distrutte dopo la partenze di Paolo Piazza).

- Adorazione dei Magi, Innsbruch, Chiesa dei Cappuccini, 1606 (Pallucchini) - (Da Portogruaro: forse replica di quella per Rodolfo II; prima di quelle di Monaco).

- Adorazione dei Magi, da un'incisione di Köning.

- Altre opere, 1606 circa, eseguite per Innsbruch (disperse).

- Crocifissione di San Pietro, Monaco di Baviera, Ordinario Vescovile, 1604-1606 circa (ultimata dal pittore Bortolo Keidter) - (Da Portogruaro: proviene dalla Collegiata di Santa Maria).l

- Decapitazione di San Paolo, Monaco di Baviera, Ordinario Vescovile (ultimata dal pittore Bortolo Keidter) - (Da POrtogruaro: proviene dalla Collegiata di Santa Maria).

- Altri quadri dal soddetto imprecisato, Monaco di baviera, Ordinario Vescovile, perduti (Da Portogruaro).

- San Francesco ricreato da un Angelo, da un'incisione di Raphael Sadeler.

- Ognissanti, da un'incisione del Sadeler, Augusta, Chiesa dei Cappuccini.

- Pale, nelle chiese e conventi (Da Portogruaro: Convento dei Cappuccini) di Brünn, dal 1607 circa (forse distrutte dopo la partenze di Paolo Piazza).

- Presepio simboleggiante il voto di povertà, da un'incisione di Raphael Sadeler.

- Sacra conversazione rappresentante il voto di castità, da un'incisione di Raphael Sadeler.

- L'orazione nell'orto simboleggiante il voto di obbedienza, da un'incisione di Raphael Sadeler.

- Un Cristo trionfante  in  atto  di  distribuire armi spirituali, da un'incisone del Sadeler.

- La Sacra  Famiglia  con San Francesco e Santa Chiara, da un'incisione del Sadeler.

- La Sacra Famiglia con San Benedetto e Santa Scolastica, da un'incisione del Sadeler.

- Cristo in casa di Marta e Maria, 1608, dipinto proveniente dall'antico convento di San Girolamo di Nardi, firmato e datato (Piazza a C.Franco Capuccin. pinxit 1608), Narni, convento dei Cappuccini (ex convento dei Cappuccini nuovi) - (Da Portogruaro: pare sia stato trasportato a Roma).

- Le stimmate di San Francesco, 1608, dipinto proveniente dall'antico convento di San Girolamo di Nardi, firmato e datato (P. Piazza Capuccinus 1608), Nardi, convento dei Cappuccini (ex conevto dei Cappuccini nuovi) - (Da Portogruaro: pare sia stato trasportato a Roma).

- Cristo servito dagli angeli, 1608 circa, affresco per il refettorio, Narni, Convento di S. Girolamo, ora dei preti del Sacro Cuore (attribuito dalla tradizione locale).

- Ritratto del P. Girolamo da Nardi, 1608 circa, Narni, Convento di S. Girolamo (attribuito dalla tradizione locale - Eroli).

- San Tommaso in adorazione e diverse figure Parione, 1608 circa, opera dipinta per Roma (?), Roma, san Tommaso in Parrione - (Mancini).

- Sant'Andrea Ap., 1608 circa, Reggio Emilia, Duomo, cripta.

- Annunciata e Angelo annunciante, 1608 circa, due tavole (?), Reggio Emilia, Chiesa dei Cappuccini.

- Cristo al limbo, 1608 circa, Reggio Emilia, Oratorio della Confraternita della Morte (Campori: andato distrutto).

- Dipinti nella Cappella della Beata Vergineo, 1608 circa, forse  eseguì nella cattedrale di Reggio Emilia (Vedriani e Spaccini: distrutti nel restauro del 1774) ed altri dipinti (Da Portogruaro).

- Il Paradiso o Ognissanti, firmato e  datato 1608 (Piazza a Castelfranco capuccinus pinxit 1608), Borgo San Sepolcro, Chiesa dei Cappuccini.

- Santi protettori di Rimini, 1608 circa, Rimini, San Giovanni Battista.

- Ultima cena, firmata e datata 1609 circa (Piazza incipiebat qui podagra laborat), Piacenza, Convento dei Cappuccini, refettorio.

- Infernale con diversi demoni, cm. 71 x 130 circa, 1610 circa, Parma, Palazzo del Giardino (?), sala di Venere (Campori) - (perduto - ?).

- Madonna col Bambino in grembo e San Giuseppe che tiene con le briglie l'asinello e alcuni angeli, 1610 circa, eseguita per il Palazzo del Giardino (?), pala d'altare della cappella, di Parma (Campori) - (perduto - ?).

- Altre opere, tra cui forse affreschi, 1610 circa, eseguite per il duca di Parma e lasciate incompiute per la partenza per Roma.

- San Girolamo, cm. 200 x 165 circa, 1611-1612, Roma, Galleria Borghese (?) - (Da Portogruaro: o è in qualche palazzo dei Signori Borghese o è nei depositi della Galleria Borghese).).

- Cristo, h. cm. 230 x 170 circa, 1611-1612, Roma, Galleria Borghese (?) - (Da Portogruaro: o è in qualche palazzo dei Signori Borghese o è nei depositi della Galleria Borghese).

- Quadro Xpo, cm. 234 x 178 circa, 1611-1612, Roma, Galleria Borghese (?) - (Da Portogruaro).

- Il Ratto delle Sabine, particolare, sale del circolo della Caccia (Da Portogruaro) e diversi fregi di stanze con varie storie: Storia della Regina di Saba, Storia di Marc'Antonio e Cleopatra con copiose figure e ornamenti [distrutti: Da Portograuaro], alcuni ritratti, ecc., olio su intonaco, 1612-1616, (Da Portogruaro) - (alcuni rovinati o andati persi), Roma, Palazzo Borghese.

- Deposizione di Cristo, Firmato e datato (Inclito Populo Romano Piazza a Castelfranco sacerdos capucinus... 1614), Roma, Musei Capitolini, 1614 (Pallucchini) - (Da portogruaro: già Campidoglio, Palazzo dei Conservatori).

- Ritratto di un anatomico, attribuito, Roma, Galleria Borghese.

- Martirio di San Cleto, 1612-1616 circa, Roma, Santa Maria in Trivio (Bellori).

- San Pietro, 1612-1616 circa, nelle bande delle portelle del coro di San Lorenzo in Lucina a Roma (Baglione - Titi) - (perduti).

- San Paolo, 1612 - 1616 circa, nelle bande delle portelle del coro di San Lorenzo in Lucina a Roma (Baglione - Titi) - (perduti).

- San Bonaventura, attribuito, Roma, Chiesa dell'Immacolata.

- Altre opere, 1612-1616 circa, eseguite a Roma e disperse.

- Composizioni allegoriche come la potenza della Fede, della Scienza e delle Arti nella vita umana, 1616-1618 circa, affreschi eseguiti per il Palazzo Borghese a Roma in continuazione dei precedenti (ha come aiuto il nipote Andrea allora trentenne - Ridolfi - Da Portogruaro) - (firma l'opera con un curioso pseudonimo: Francesco Guerrer o Guerrez 1617).

- Cristo morto sorretto da un Angelo e adorato da  San Francesco, attribuito, dopo il 1614 (?), replica del quadro esistente in Campidoglio (Da Portogruaro), Assisi, Museo Francescano.

- Giudizio Universale,olio, firmato e datato 1916, Terni, Convento di San Martino, sacrestia (Da Portogruaro: rovinatissimo).

- Beata Vergine col Bambino e i santi Carlo, Borromeo, Francesco d'Assisi, Girolamo e Giacomo, firmata e datata 1616 (P. Cosmas a Castelfranco Capucinus faciebat 1616), Amelia, Chiesa dei Cappuccini.

- Immacolata, attribuita dalla tradizione conventuale, 1616 circa, Monterotondo, Chiesa dei Cappuccini, coro.

- Deposizione dalla Croce e Santi, attribuito per  tradizione conventiuale, 1616 circa, Velletri, Chiesa dei Cappuccini (Baglioni - Da Portogruaro).

- San Michele Arcangelo, 1619 circa, opera eseguita per la Chiesa dei Cappuccini di Rovigo (trasportata nel 1731 a Mantova, forse nella vecchia Chiesa dei Cappuccini, ora San Michele, e dispersa - Bartoli).

- Pala d'altare e forse altre opere, 1619 circa, eseguite per la Chiesa dei Cappuccini, ora San Michele, di Rovigo e per la città (disperse - ?).

- Santi Pietro e Paolo, due opere, attribuite, 1919 circa, Mestre, antica Chiesetta dei Cappuccini.

- 32 [34] Chiaroscuri sagomati rappresentanti i quattro evangelisti, i quattro dottori della chiesa latina, i dodici profeti dell'antico testamento e dodici sibille, aprile-luglio 1619, monocromi, già Venezia, Chiesa del Santissimo Redentore.

- Voto di Venezia al Redentore, aprile-luglio 1619, monocromo, Venezia, Chiesa del Santissimo Redentore.

- Ultima cena, 1619 circa, firmata (P.P.P.P.P.P., Padre Piazza Per Poca Pietanza Pinse) Venezia, refettorio del Convento dei Cappuccini.

- Affreschi, eseguiti dall'autunno 1619 all'estate del 1620 per il nuovo corridoio che collega la sala dello Scudo a quella dei Banchetti, Venezia, Palazzo Ducale (Distrutti - Da Portogruaro).

  

ALCUNE FONTI PER PAOLO ED ANDREA PIAZZA:

di Marco Mondi

 - CARLO RIDOLFI, Le Meraviglie dell'Arte ovvero le Vite degli Illustri Pittori Veneti e dello Stato, Venezia 1648, vol. I (ed. Hadeln, 1914-24, II):

<<Vita di Fra Cosmo Piazza Cappuccino Da Castel Franco

Benché il Piazza vestisse l'abito di cappuccino per sottrarsi dalle insidie del mondo (avendo egli provato a quali miserie ed avversità soggiaccia l'uomo in questa vita mortale)...

Questi nacque in Castel Franco; ma fece lo studio suo dalle pitture di Venezia, ove si trattenne, operandovi poscia varie cose. Nella chiesa di san Paolo dipinse sopra una altare il Dottore delle genti predican­te; nell'organo l'Annunziata; nell'angolo un quadro con san Silvestro che battezza Costantino imperatore [Sono le opere per la chiesa di S. Polo a Venezia; oggi le pitture dell'organo non ci sono più].

Intorno al sepolcro di Antonio Bragadino, posto nei santi Giovanni e Paolo, dipinse alcune azioni di quel Capitano nell'assedio di famago­sta, essendo...

Nella incoronazione della dogaressa Morosina Grimana, moglie del già doge Marino Grimano, ebbe il Piazza l'incarico da una compagnia di gentiluomini, destinati al corteggio della Principessa, di formare un teatro che passeggiava per il Canalgrande, senza che apparisse chi lo reggesse... che fu ammirato come cosa meravigiosa; e n'ebbe in dono da que' signori una collana d'oro di molto valore.

A Treville, nel luogo di casa Priuli, ha dipinto a fresco in una stan­za l'Imperatrice, che di là passando alloggiò in quel palazzo... e qui dimostrossi il Piazza molto pratico nel trattar colori in quella gui­sa.

Condusse in questo mentre a' Padri Cappuccini di Castel Franco la ta­vola della Coronazione della Vergine...

Ma pensò il Piazza... col servire il rimanente de' suoi giorni a Dio, entrando nella Religione de' Cappuccini (felice colui che, privo d'am­bizione, porta volentieri questo soave giogo)... Quindi per obbedire ai Superiori, se n'andò in Germania; e di lui avendo inteso Rodolfo II imperatore... volle conoscerlo; ...e gli commise pitture che molto piacquero.

Arrecarono ancora molto beneficio ai Cattolici di quelle parti le ope­re ch'egli fece per quelle cheise rappresentando la gloria che godono i fedeli in Paradiso se ben servono a Dio in questa vita e parimenti le pene che provano gli inemici della Fede di Cristo nell'Inferno; tra questi ritrasse Simon Mago, Arrio, Sabellio, Nestorio, Donato, Sergio, Calvino, Giovanni Vicleffo, Lutero, Erasino, Giovanni d'Huss, Girolamo da Praga, Pietro Martire, Teodoro di Beza con altri eretici ed istitu­tori di novelle sette, che venivano tormentati con varie sorta di pene dai demonii; le quali rappresentazioni ebbero tanta efficacia, che vi concorrevano molti popoli; e dimostrandosi l'un l'altro que' tristi eretici, e detestavano le prave operazioni loro: il che fece alcuno buono effetto nei loro seguaci, non avendo men potere negli animi la pittura, che gli scritti e le religioni.

Andatosene poscia a Roma, e pervenuto il suo nome alle orecchie del pontefice Paolo V, lo destinò a dipingere alcune stanze del palazzo del nipote Cardinale, ove fece istorie, a olio sul muro, di Marcan'Antonio e di Cleopatra, fregi, ed altre cose. Quindi era ben veduto dal Papa, che gli aveva assegnata la parte, e serventi e stanza in palazzo; e da sua Beatitudine ottenne alcuna grazia per gli amici.

In una delle camere dei Conservatori di Roma dipinse ancora un Cristo; ai Padri Crociferi, alla fontana di Treveri, il martirio d'un santo Pontefice; nella chiesa di san Tommaso in Parione, la tela dell'altare maggiore col santo Apostolo in atto di far orazione; e nel coro di san Lorenzo in Lucina i Principi degli Apostoli Pietro e Paolo.

Seguì per qualche tempo ancora fra Cosmo nel servigio del Pontefice; ma stanco in fine di vivere quella sorta di vita, o perché gli fallis­sero le speranze d'aggradire un suo nipote, non avendo per ciò ottenu­to che una piccola pensione, o parendogli d'esser poco ben veduto dai pittori, perché stimassero che ad essi togliesse di mano quegli utili che di ragione a loro si dovevano, con buona licenza del Papa si partì da Roma.

Pervenuto a Venezia, s'impegnò di fare ai suoi Frati, a chiaro-scuro, nel tempio famoso del redentore, alcuni Profeti, Sibille, e Dottori della Chiesa, per collocarli nella nicchie; e sopra la porta formò in gran mezza-luna il Doge col Senato inginocchioni dinanzi al Salvatore, co' santi Francesco, Marco e Rocco, e due paggetti che tengono il mo­dello della piazza di san Marco; ed in un canto san Teodoro. Ed essen­do quella chiesa eretta in occasione della pestilenza l'anno 1576 col titolo del redentore, si legge nel giro di quella pittura: Protegam urbem istam, et salvabo eam propter me.

Ora essendo visitata la detta chiesa dal doge Antonio Priuli, gli piacquero le opere del Frate; ond'egli volle che esso dipingesse il nuovo corridore che passa dal palazzo vecchio ducale alle nuove stan­ze. Così il Piazza diede principio ad alcuni partimenti con figure a olio sopra il muro; ma lavorandovi a bell'agio per molti mesi prima che si vedesse spuntar l'opera, finì d'anni 64 la vita ed il dipingere nel 1621, con dispiacere di quel Principe che molto l'amava; e fu da' suoi Padri seppellito nella chiesa del redentore.

Si vedono anche in casa Gradenigo a Godego diverse favole da lui di­pinte, con paesi ed architetture, e molte sue invenzioni tratte dalle sue pitture date alle stampe; tra le quali è stimata pellegrina quella del san Francesco infermo posto in unmile letto, sopraffatto dalla dolcezza al suonare che l'Angelo fa della viola; e il compagno dorme sopra un desco a quella melodia, mentre l'infermiere entra in cella recando in un paniere povere vivande. Ed è divisata quella cella con assi intorno; e sopra quelle appaiono l'immagine della Vergine, un li­bro, un  oriuilo da polve, un teschio di morto, una croce, una lucer­na, ed altri frateschi arnesi. Evvi ancora il Crocifisso sopra una se­dia, ed a' piè del letto un agnellino belante, ed altri animali vagan­ti, che formano il più curioso pensiero che in questo genere si cono­sce>>.

 

- P. CORONELLI, Castelfranco, in  Viaggi del P. Coronelli..., Venezia 1697, parte prima:

<<Fu soggetto Castelfranco al dominio di Ezzelino de' Carraresi, e Si­gnori della Scala, come notano l'istorie, e mostrano le lapisi scolpi­te colle di loro Gentilitie Imprese. Ne'tempi di quelli furono demoli­ti i Castelli contigui di Treville, Gottico, Brusaporco, e Campreto ridotti finalmente in quattro dei primemorati Villaggi. Nel 1447.48.49 Lo governa Gio: de Infildi da Ravenna per Michele Attendolo, che lo riceve in fondo nobile della Republica, alla quale si devolse, perché morì senza Discendenza. E fu quello il tempo, nel quale il fuoco ri­dusse in cenere le scritture dell'Archivio. Fu poi espugnato dalle Mi­litie di Carlo VIII, e poscia da Massimiliano Imperatore, che per al­cuni mesi dimorò nel Palazzo della Publica Rappresentanza: hora fre­giato con molte Pitture da Paolo Piazza, sopra il Tribunale... Succe­dono nell'ordine della Cronologia i Padri Serviti, la Chiesa de'quali, consacrata a San Giacomo Apostolo, hà... e'l Refettorio conserva deli­neata in un gran Quadro da Paolo Piazza una Cena del Redentore. Il Convento de'Capuccini, reso delizioso da un'ameno Boschetto, e dalle opere del Pennello didel detto Piazza, fu edificato dalla Communità... Tre soli Pittori finalmente, che nacquero in Castelfranco, basterebbe­ro per rendere chiaro il suo nome. L'uno fu Giorgione... Il secondo fu Paolo Piazza, che ritirò nella Religione Capuccina col nome di Cosmo. Il terzo Pietro Damini... nella Villa di Treville... sopra un'eminen­za, con Giardino pensile, contiguo ad una calata, e poi ad un Poggio, dove si vede fabbricata un'eccelente Loggia, e sopra di quella propor­zionato un Belvedere. Così copioso è il numero delle Pitture di Paolo Veronese, di Dario, e Salviati... E gareggiando con isforzo d'applica­tione altri celebri Ingegni; lasciò Paolo Piazza un testimonio della sua peritia nelle regole della Plastica in un simulacro, che fa pompa di se stesso in un gran Camerone trà gli sfarzosi fasti d'altre Pittu­re>> (pp. 64-65, 67-69).

- D. MARIA FEDERICI, Delle pitture esistenti nelle Chiese ed altri edifici pubblici e privati di Castelfranco, manoscritto ante 1803:

Piazza Paolo più comunemente detto Fr. Cosmo Cappuccino nacque in Ca­stelfranco nel 1547 (1557 - ?). Studiò l'arte Pittorica in Venezia nella scuola di Palma il Giovane, e dipinse da prima con maniera del maestro i quali poi la fece sua originale, con stile aperto, e dilet­tevole. Fece da prima alcuni ritratti e quadri di divozione, che si conservano nella famiglia Riccati nel loro palazzo di Castelfranco: operò poscia nel Palazzo Cornaro di Poisiol in alcune stanze con e­sprimervi dei Paesaggi, e molte belle invenzioni; siccome a Treville nel Palazzo Priuli in una stanza vi rappresentò l'Imperatrice, che da di là passando, vi albergò: vedesi questa veduta ad una sontuosa mensa con molti Nobili Convitati, e Cavaglieri, e Dame; in questa stanza vi fece il proprio ritratto, quando contava anni 37 nel 1584. Per la Chiesa Abbaziale di Godego dipinse la tavola della B.V. con S. Giovan­ni, e S. Cipriano Vescovo. Quivi pure in casa Gradenigo si vedono di­verse favole dal Piazza dipinte con paesi, ed architetture, e molte sue invenzioni tratte dalle sue pitture date alle stampe; fra le quali è stimata opera peregrina quella della morte di S. Francesco posto in­fermo in un letto umile soprafatto dalla dolcezza, e da armonia del suono di un Angiolo con la viola, dove vedesi il compagno del Santo che dorme; il tutto figurato in povera cella, ornata di frateschi ar­nesi. Ivi pure dipinse il ritratto di S. Carlo Borromeo, che ora si vede nella Sagrestia della Chiesa di Cà Cornaro a Poisiol. Anche nella Chiesa della Madonna della Crocetta vi sono di lui due Tavole, l'una di S. Michele, e l'altra di S. Filippo Benizio. In Castelfranco per la Chiesa di S. Liberale fece la bella Palla di S. Nicolò Vescovo, e pro­tettore de' Sigg. Notaj, con molti personaggi, che la finzione esegui­scono della Elezione del Vescovo che Mirva (?) del detto Santo. In questa tavola leggesi: Paulus a Platea P. Nel Reffettorio di S. Giaco­mo de' Padri Serviti ora Colleggio di Educazione dipinse in una gran tela il Redentore Risorto, che in Cima (?) da la Cena con S. Luca, Cleofa (?), quali nella frazione del pane riconoscono il divino Mae­stro; figurò il Piazza graziosamente una cucina copiosa di molte cose da servizio, e molte persono affaccendate: in questa pure leggesi Pau­lus a Platea P. Nel Palazzo Pretorio sopra il Tribunale fece spiccare il suo sapere, dipindendovi a fresco N. Signora sedente con il Dambino nelle Bracci, S. Francesco, S. Gio: Battista, S. Sebastiano, e S. Roc­co con molti ornamenti e nella camera verso sera del Santo Monte di pietà, fece pure l'Imagine della Pietà a fresco sopra del muro. Si portò a Venezia, ove pure moltissimo s'impegnò, e principalmente nella incoronazione della Dogaressa Morosini Grimani moglie del Doge Marin Grimani. Ebbe il Piazza l'incarico do formarvi un Teatro, che passeg­giava sopra Canal Grande, senza, che apparisce, chi lo reggeva, dentro cui danzava amoroso stuolo di Dame con ricco apprecchio di sedie, ed altri appartamenti, compartito con bella architettura, e con figure emblematiche, e tanto piacque che fu regalato della colana d'oro, del­la qual cosa ne parla Nicolò Doglioni in fone della sua Storia Vene­ziana. Dopo di questo tempo, che fu incirca il 1697 (1597 - ?) ritornò in Patria, e fece la bella Tavola della Coronazione della Vergine con numero di Angioli, e di Santi, opera pregiatissima. In quei giorni fe­ce la risoluzione di farsi Cappuccino. Tanto eseguì prendendo il nome di Fr. Cosmo, che ponendo quello di Paolo.

Si mandò Fra Cosmo da' suoi Superiori in Germania, poscia fu chiamato alla corte da Ridolfo II Imperatore; e molto vi dipinse, e piacque. Si portò poscia in Roma, e fu da Paolo V destinato a dipingere camere, e molte Chiese. Abbandonò Roma nel 1697 (?), e ritornò alla sua Provin­cia in Verona, e presso de' suoi Cappuccini, ed in altri luoghi fece spiccare il suo Pennello. Si portò a Venezia ed operò da Cappuccino, e lavorò nel corridone, che passa da palazzo vecchio Ducale nelle nuove camere, e in ciò lo impegnò il Doge Antonio Priuli, ammirando il suo merito. Non potè compiere il lavoro, poiché nel 1621 (5 - ?) fu sopra­fatto dalla morte, e fu sepolto presso de' suoi al Redentore. Quanti scrissero di pittori Veneti parlano di Fr. Cosmo. Fu uomo di lettere, e compose una opera Biologica delle Tentazioni d'un Regolare, possedu­ta nella sua Biblioteca in Trevigi il Sig. Dottor Gio: Battista de Rossi.

Andre nipote di Paolo istruito dal Zio divenne un eccellente Pittore; condotto in Venezia, ed in Roma da lui per acquistare nuovi lumi, si meritò la pubblica, ed universale estimazione per un certo vago e gen­tile, e spiritoso, che ammirasi ne' suoi dipinti. Il Duca di Lorena lo chiamò a se, e nella di lui corte molto oprò, sempre con soddisfazione del Principe, che lo creò Cavaliere. Ritornato in Patria dipinse per la Chiesa della Pieve la Tela, che rappresenta le Nozze di Cana Gali­lea, con buon numero di figure ben disposte, e ben intese, con tocco magistrale, e bel colorito: questa bell'opera porta il di lui nome: Opus Andrea Platee Civis Venet equitis Lorene, 1649. Pria non Sext ab­solutum; di lui è l'altra all'incontro di quella, in cui figurò la moltiplicazione de' pani e de' pesci; fece molti ritratti veduti, ed accennati dal Melchiori pe' suoi Cittadini, e per il Co. (?) Angelo Barea (Banea - ?) dipinse nella sala della sua casa Dominicale nel Borgo della Pieve a fresco quattro storie del Tasso, trale quali ve­donsi Luminia, che parla al Pastore, e Clorinda con Tancredi. Nella casa Spinelli dipinse la festa, che celebrò Erode per il suo giorno natalizio con la danza della figlia di Erodiade. Morì Andrea nel 1670 (?)>> (pp. 9-11 oppure 16-20).

 

- LORENZO CRICO,  Viaggetto  Pittorico da Venezia a Possagno, Venezia 1822:

<<[Nela Sacrestia del Duomo di Castelfranco] Finalmente si compiaccia di dar un'occhiata ad un quadro di paolo Piazza pittore nativo di C.Franco che rappresenta la consacrazione di s. Nicolò. Questo valen­tuomo, dopo aver occupati li prim'anni della pittura sul fine del se­colo decimosesto, e di aver tentato di riuscire in una maniera sua propria di dipingere, si fece cappuccino, e passò di poi in Roma. Non abbandonò però la pittura, e rafforzò di molto il suo stile, seguendo tuttavia una maniera sua particolare di dipingere. In questo quadro presenta una saggio di questa sua seconda maniera, ch'è piena di forza e robustezza; peccato che non v'abbia disposizione migliore nelle fi­gure!... Uscendo di sagrestia, e ripassando per la cappella del ss. Sacramento... incontrerà la cappella, e l'altare di s. Marco, dove potrà riscontrare una tavola della prima maniera del Piazza. In essa non sembra vedersi il pittore stesso del quadro testè accennato, e massime nel colorito, mostrando il Piazza in questo quadro di s. Marco languide tinte, e quasi coperte di un velo trasparente. V'ha tuttavia qualche parte del quadro degna di laude, e sopra tutto l'azione divota del Doge, che ginocchioni offre il corno ducale, e lo scetro a s. mar­co protettore di venezia. Un altro quadro grandioso di questo pittore, e di questa stessa maniera, vedesi nella chiesa dell'ospitale civile di C. Franco, un tempo convento de' cappuccini e rappresenta la coro­nazione della B. V., anne 1597; ricordato dal Ridolfi con laude>> (pp. 62-64).

<<Lasciando C.Franco... incontrerà tosto Villarasso... a cui succede la bella terra di Godego, con chiesa parrocchiale insignita della di­gnità di un arciprete abbate con mitra. In essa chiesa v'hanno alcune pitture non indegne di osservazione e tra queste la tavola di s. Gio. Battista di paolo Piazza di C.Franco, nella quale vedesi codesto pit­tore scostarsi alquanto dalla sua maniera, e piegare a quella dei Bas­sani: v'ha il suo nome Paulus Piazza 1591.

Sulla stessa via di bassano, e nella stessa parrocchia incontrerà un'altra chiesa, che appellasi s. Maria della Crocetta per una croce antica, che vi si conserva, e tenuta in grande venerazione; ond'è che codesta chiesa si tiene in conto di piccolo santuario; ed un tempo vi aveva un ospizio di monaci. Ora l'ospizio divenne residenza di un sa­cerdote investito di un benefizio semplice, col titolo di rettore. In essa chiesa v'hanno due tavole del testè rammentato Paolo Piazza, l'u­na di S. Michele, e l'altra di s. Filippo Benizio>> (pp. 68-69).

 

- FILIPPO DE BONI, Biografia degli Artisti..., Venezia 1840, p. 778:

<<Piazza (Paolo), pittore, nacque a Castelfranco nel 1557, fu scolaro del primo Palma, ma non imitonne lo stile, anzi procurò al proprio qualche originalità, formandone uno più aperto e dilettevole, se non vigoroso. Benché contemporaneo ai manieristi, non ha luogo tra essi, ed è molto ragionevole nelle sue cose. Finiti i suoi studii pittorici a Venezia e dipinto in varie chiese, vestì l'abito dei cappuccini, e assunse il nome di fra Cosimo. Mandato in Germania, servì Rodolfo II; si portò a Roma e dipinse per Paolo V, ma scontento delle ricompense tornò a Venezia, ed al Redentore dipinse in chiaroscuro varii profeti, sibille ed evangelisti, nelle nicchie di quella chiesa; indi operò pel doge Nicolò Priuli. Sono di lui a Roma, nel Palazzo Borghese, bizzarri fregi in diverse camere e nelle maggiori sale alcune storie di Cleopa­tra; ma forse la miglior opera che quivi lasciasse è un deposto di Croce presso i Conservatori in Campidoglio. Morì in patria di sessan­taquattro anni, nel 1621.

Piazza (Andrea), pittore e nipote del precedente, nacque sul principio del secolo; giovane fu condotto a Roma dallo zio, il quale ivi attese ad ammaestrarlo, poi lo tenne aiuto suo parecchi anni, finché fu chia­mato ai servigi del duca di Lorena, il quale lo nominò cavaliere. Re­duce in patria dipinse a santa Maria le nozze di Cana, risguardato co­me il miglior quadro di quella borgata, che produsse oltre i Piazza, i Barbarelli, i Damini ed altri illustri. Morì in patria circa il 1670>> (p. 778).

 

- LORENZO PUPPATI, Degli Uomini Illustri di Castelfranco - Brevi Nozioni, Castelfranco Veneto 1860:

<<Paolo Piazza nato il 1547 studiò sotto Palma il giovane; e fattosi Cappuccino è conosciuto sotto il nome di fra Cosimo. Scrisse un dialo­go in versi = Delle tentazioni d'un religioso. La vita ne fu estesa dal Ridolfi...

Andrea Piazza nipote a Paolo, dipinse in Patria, e invitato dal Duca di Lorena eseguì di sua commissione molti lavori>> (pp. 45-46).

 

- P. DAVIDE M. da PORTOGRUARO, P. Cosmo Piazza scrittore, in "L'Italia Francescana", Roma novembre-dicembre 1933, pp. 635 - 650:

Nel 1933 il codice di Paolo Piazza era ancora conservato nella biblioteca di Treviso. Irreperibile era invece un altro manoscritto del co­dice trascritto dal Melchiori.

<<Si tratta di codice cartaceo, legato in tutta pergamena ingiallita del formato 8° piccolo; misura cm. 20x15 e numera 139 fogli, escluso il frontespizio e 3 o 4 pagine bianche.

Sullo schienale si legge: <MS./ Fra Cosmo/ Piazza.>; e su un pezzo di carta, incollata pure sullo schienale <Piazza/ tragi/dialogo/ Spiri/­tuale.>. Il titolo esatto però del frontespizio è il seguente: <L'in­gannato spirito / tragidialogo spirituale / di fra Cosmo Piazza da Ca­stelfranco / Cappuccino in versi sciolti / dove piacevolmente si rap­presentano i / pericoli e le difficoltà dello stato / religioso in un / novizio>.

Si tratta dunque di un'opera esclusivamente spirituale sotto veste teatrale, sebbene non destinata alle scene...>>.

L'opera e da ritenersi del francescano Paolo Piazza non autografa però, se non nelle tremolanti correzioni.

Questo è l'unico lavoro del Piazza ginto sino a noi; può essere che ne abbia fatti altri.

Nella prefazione, con genuino stile dell'epoca, l'autore mostra la co­noscenza di autori letterari antichi e moderni (nomina il Tasso, il Guerrini e il Leoni.

E' un lavoro che si inquadra nell'attività letteraria della Controri­forma.

Per la trama vedi le fotocopie.

 

- PIETRO BATTISTON, Appunti di Storie di Castelfranco Veneto e del suo distretto; note artistiche; nomi e famiglie illustri..., Castelfranco Veneto 1935 (?), dattiloscritto, Castelfranco Veneto, Biblioteca (gran parte degli spunti presi dal Melchiori);

<<Chiesa di Santa Maria e San Liberale - 3^ Cappella: San Marco con altri Santi del nostro Paolo Piazza ...- Sacrestia:... Piazza Paolo Consacrazione di San Nicolò; ...Piazza Paolo: La Cena in Emena (che areggia la tavolozza del Caliari>> (pp. 9-10).

<<Dove in presente è l'ospitale era un convento di Cappuccini e la Chiesa era intitolata all'Immacolata Concezione... Dalle antiche pit­ture che qui s'avevano non era pregiata che un'ampia tela rappresen­tante l'incoronazione della Vergine colorita dal nostro Fra Cosmo os­sia Paolo Piazza. La tela è ora custodita in una stanza del nostro Duomo>> (pp. 16-17).

<<Paolo Piazza. (Fra Cosmo)

Baviera. L'Imperatore Rodolfo II° commise al Piazza alcune pitture che molto piacquero. Opere rappresentanti la gloria che godono i fedeli in Paradiso se ben servono a Dio... e parimenti le pene che provano gli inemici della Fede di Cristo nell'Inferno; tra questi ritrasse Simon Mago, Arrio, Sabellio, Nestorio, Donato, Sergio, Calvino, Giovanni Vi­cleffo, Lutero, Erasino, Giovanni d'Huss, Girolamo da Praga, Pietro Martire, Teodoro di Beza con altri...: opere eseguite nelle chiese di quelle parti (Germania). Ridolfi le meravigli dell'arte 1835 estratto p. 30 - ...del Piazza che lasciò opere importanti non solo nel Veneto, ma in Baviera ...P. Davide da Portogruaro: polemica cortese in arte cristiana 1929 p. 266 - Castelfranco Chiesa dei Servi La Cena di Emaus Melchiori catalogo.. p. 69 estratto Coronelli.. I Viaggi Venezia 1697 p. 67 - Chiesa Abbaziale Sacrestia La cena di Emaus (quella della chiesa dei Servi ?) pervenuta alla Chiesa Abbaziale per dono del Dot­tor Francesco Trevisan restaurata dal Lorenzi Crico lettere sulle bel­le arti trivigiane Treviso 1833 p. 189 - San Nicolò Vescovo (era nel Coro della vecchia Chiesa Mrlchiori p. 43) Crico p. 189 - Altare di San Marco (?) sopra la porta verso tramontana della vecchia chiesa San Marco quadro bislungo con cena del Redentore. Crico p. 192 Melchiori p. 48 estratto (Melchiori scrive che nell'altare di S. Marco vi era un quadro con la Vergine col Bambino e S. Marco, Carlo, Francesco ed un angelo di G.B. Novello - Chiesa dei Cappuccini Altar Maggiore Tela con la incoronazione della Vergine e numerosi Angeli e Santi (Tela ora conservata nel Duomo Camavitto - Castelfranco e suo Distretto Fascico­lo III) Melchiori p. 70 Ridolfi le vite... ed. 1835 p. 30 estratto. - Cortile del Convento Chiariscuri che ornavano un orologio solare Mel­chiori p. 72 Coronelli (notizie generiche) p. 67. - Monte di Pietà (camera terrena verso sera sede) Due immagini della Pietà Melchiori p. 70 (Le Pietà di Paolo Piazza ora si vedono in guardaroba del nuovo Monte) Camavitto Fasc. III p. 1). - Palazzo Pretorio Sala dei Consigli sopra il Tribunale (demolit) Madonna col Bambino e S. Pietro, Giovan­nBattista, Sebastiano Rocco e Francesco, sotto l'arme di Pietro Mano­lesso allora Podestà (fresco), alla destra (della Madonna) l'arme pur in fersco, Pizzicamano con armamenti di puttini e da una parte la Giu­stizia e dall'altra la Verità; e dalla parte di maezzogiorno l'Arma Barbaro adornata con la Giustizia da una parte e l'Abbondanza dall'al­tra. Melchiori p. 41-42. - Ex Quadreria Tescari S. Girolamo vicino ad una grotta ginocchione adora il Crocifisso Figure di 2/3 al naturale alto 1,12 largo o,83 in tela con cornice dorata (attribuito a Paolo Piazza) Cat. p. 21 n. 102. - San Francesco illuminato da povera lucer­na contempla lo scheletro di un teschio umano Due terzi di figure al naturale alto 1,10 largo -,83 in tela con cornice dorata Cat. p. 43 n. 241. - Godego. Chiesa Parrocchiale (ora Abbaziale) Le tavole con S. Giobatta con Maria Vergine e San Cipriano Melchiori p. 86 estratto Per i dipinti di Godego Castelfranco Fappani Iscrizioni Godego p. 12. - Chiesa di S. Maria della Crocetta. Tavole rappresentanti l'Arcangelo Michele - Tavola con S. Filippo Benicio (?) (entrambe perché deterio­rate furono sostituite con altre delle stesse immagini) Maelchiori p. 87. - Casa Gradenigo diverse tavole con paesi ed architetture Ridolfi p. 32. - Molte invenzioni tutte dalle sue pitture (del Piazza) date alle stampe.. Ridolfi p. 32. - Poisolo Chiesetta della Famiglia Corna­ro di S. Polo San Francesco moribondo Melchiori p. 94 San Carlo idid - Roma Palazzo Borghese (del nipote Cardinale di Paolo V). Pitture ad olio sul muro con istorie di Marc'Antonio e di Cleopatra, fregi ed al­tre cose Ridolfi estratto p. 31. - In Venezia e le sue Lagune Trascri­ve letteralmente Lanzi Vol. 3 p. 225: dipinse fregi bizzarri in più camere (del Palazzo Borghese) e nella Gran Sala I (?) storie di Cleo­patra Vol. I° p. 354. - Palazzo dei Conservatori Cristo Morto Ridolfi p. 31 - Palazzo dei Conservatori Pietà dipinta in lavagna (il Cristo del Ridolfi ?) - Guida T.C.I. Italia centrale Tomo IV p. 294 Lanzi £° p. 225 - Padri Criciferi (alla Fontana di Treveri) Il martirio di un Santo Pontefice Ridolfi p. 31. - Chiesa di San Tommaso in Parione Tela dell'altar Maggiore col Santo Apostolo in atto di far orazione. - Chiesa di San Lorenzo in Lucina (nel Coro) I Principi degli Apostoli Pietro e Paolo Ridolfi p. 31. - Treville Casa Priuli (Coronelli a p. 70: nel 1581 Maria d'Austria) Affreschi in una stanza raffiguranti l'Imperatore che alloggiò nel Palazzo Priuli... Ridolfi p. 30. - Vene­zia. Chiesa di San Paolo. San Paolo che predica Ridolfi p. 29 (28 - 20 - ?) - A sinistra dell'Organo Battesimo di Costantino Le Tre Venezie T.C.I. Vol. I° p. 473. - Chiesa di San Giovanni e Paolo Alcune azioni di Antonio Bragadino all'assedio di Famagosta (dipinte intorno al Se­polcro) Le Tre Venezie del T.C.I. p. 29 - Apparecchio per la incorona­zione della Dogaressa Morosina Grimani idid - Chiesa del Redentore Nicchie Chiaroscuri (Profeti, Sibille, Dottori della Chiesa collocati nelle Nicchie) (Castelfranco Guida T.C.I. 1932 p. 461-462) Ridolfi p. 32. Padre Davide di Portogruaro. Polemica cortese in arte Cristiana 1929 p. 265 e 1930 p. 53. - Sopra la porta. Doge del Senato in Ginoc­chioni dinanzi al Salvatore coi SS. Francesco, Marco, Rocco; due pag­getti che tengono il modello della piazza di San Marco ed in una Canto San Teodoro. Ridolfi p. 32 G.T.I. 1932 p. 462. - Palazzo Ducale (cor­ridoio che passa dal Palazzo vecchio alle stanze nuove) Figure ad olio sopra il muro: il Piazza vi diede principio. Ridolfi p. 32 - Chiesa di San Baldo Portelli dell'organo Cronaca veneta 2° vol. p. 192 - De Bon Biografia degli artisti p. 778. - Piazza Paolo fu zio e maestro di An­drea nato nel 1547 studiò pitture alla scuola di Palma il Giovane. Fattosi più tardi cappuccino col nome di Fra Cosmo, continuò a dipin­gere, e s'hanno di lui molti lavori in patria, a Venezia, a Roma ed anche a Vienna dove si condusse chiamato da quella corte. Scrisse pure un dialogo in versi: sulle tentazioni di un religioso. Morì a Venezia nel Convento del Redentore nel 1621 Comavitto Castelfranco e suo Di­stretto Fasc. III - Piazza Paolo Duomo di Castelfranco Comavitto Man. Cong. Godego. - Puppati=Ridolfi scrisse la vita di Paolo Piazza e di Pietro Damini, Giorgio. - Lanzi=Ridolfi scrive di Ponchini e di Gior­gio Damini (Abbiamo Rid. e Lanzi) - Paolo Piazza Portelli dell'organo Chiesa di San Boldo Venezia Cronaca veneta "° vol. p. 192 Vedi anche a p. 183 Chiesa S... - Piazza Cosimo Cappuccino da Castelfranco Guida T.C.I. Italia centrale T. IV.>> (pp. 163-165).

<<Piazza Andrea

Chiesa della Pieve Coro Cinque quadri con storie del Vangelo tra le quali due (dinanzi all'altare) raffiguranti uno la moltiplicazione de' pani e pesci e l'altro le nozze di Canaam con numerose di figure Mel­chiori p. 57 e De Boni p. 778. - Ex quadreria Tescari San Bartolomeo nel soffrire gli orrori del martirio solleva la faccia al cielo. Mezze figure quasi al naturale alto 1,09 largo 0,83 in tela con cornice do­rata Cat. p. 37 n. 206. - L. Landi Storia pittorica Vol. III° p. 225. - ...stando in Roma (Paolo Piazza) attese alla istruzione di Andrea Piazza, suo nipote, che in progresso di tempo servì il Duca di Lorena, da cui fu creato cavaliere, e tornato in patria fece a S. Maria il grande quadro delle nozze di Canaam, ch'è l'opera migliore che ivi se ne additi. - Venezia e le sue Lagune Vol. I° p. 354: - Stando in Roma (Paolo Piazza) attese alla istruzione di Antonio (?) Piazza, suo nipo­te, che, tornato in patria vi fece a S. Maria il grande quadro delle nozze di Cana, una fra le sue opere migliore che ivi s'additi. - Mar­chesan Pio X p. 37: - ...ebbero pur fama di buoni pittori... Andrea Piazza... - e a p. 40 pubblica il ritratto - Melchiori Cataloco p. 17 Estratto Biblioteca: - Del 1641 Andrea Piazza nipote di Paolo Piazza fu pur pittore di lodevole maniera che fu Cavaliere di Lorena ed a pag. 112 - 1641 Piazza Andrea pittore, fatto Cavaliere dal Duca di Lo­rena - Puppati Degli Illustri... p. 46: - Andrea Piazza nipote di Pao­lo, dipinse in Patria, e invitato dal Duca di Lorena eseguìdi sua com­missione molti lavori. - Piazza Andrea Seguì l'arte della pittura, la­vorando con lode a Venezia e Roma. Lasciò alcune tele pregiate anche in patria. Fu pittore anche alla corte del Duca di Lorena e vi ebbe con larghi stipendi pur il titolo di Cavaliere. Morì nel 1670 (Coma­vitto Castelfranco e suo Distretto Fasc. III°)>> (p. 197).

<<Chioggia Chiesa di San Domenico 4 grandi quadri Miracoli di San Do­menico (forse si riferisce a Pietro Damini e non a Paolo Piazza) - Piazza Paolo In religione Fra Cosimo da Castelfranco 1577-1663>> (p. 232).

 

- PIETRO BATTISTON, Note storico artistiche... su Castelfranco Veneto, Castelfranco Veneto 1935 (?), manoscritto, Castelfranco Veneto, Biblioteca (gran parte degli spunti presi dal Melchiori);

<<Pittura di Paolo Piazza a Treville in Palazzo Priuli (Stocco Matteo: Treville ecc. 34)

1578 - Piazza Paolo - del 1578 Paolo Piazza celebre pittore et inge­gnere a bastanza lodato dal Kavalier Carlo Ridolfi nella Seconda parte delle sue vite dei pittori, il quale fattosi poi Cappuccino si portò a Roma, dove fu caro al pontefice Paolo V, poi morì nel 1621, et in Ve­nezia fu sepolto nella Chiesa del redentore.

Piazza Andrea - Del 1641 Andrea Piazza nepote del suddetto Padre fu pur pittore di lodevole maniera che Kavalier del Duca di Lorena (vedi a pagina 112 di questo estratto)>> (p. 17).

<<Palazzo Pretorio - Nella Sala dove si fanno li Consigli sopra il Trib.le ammirasi - Piazza Paolo - nato 1557 morto 1621 - Nostra Signo­ra sedente col Bambino (1595) nelle braccia, S. Pietro, San Giovanni Battista, San Sebastiano, San Rocco et San francesco et più basso l'arma di Pietro Manolesso (?) all'hora Podestà (in fresco). Alla de­stra della suddetta pittura pur in fresco vedesi l'Arma Pizzamano con ornamenti di Puttini (1613), e da una parte la Giustizia e dall'altra la Verità - Palazzo Pretorio hora fregiati con molte Pitture da Paolo Piazza, sopra il Tribunale... - Piazza Paolo Segue alla parte di mezzo giorno l'Arma Barbaro (1616) similmente adornata con la Giustizia da una parte, et l'Abbondanza dall'atra>> (pp. 41-42).

<<Chiesa Parr.le dentro delle mura - Coro - Piazza Paolo - Tavola di san Nicolò Vescovo in atto di ricevere la dignità con diverse figure a proposito di quella Sacra funzione>> (p. 43).

<<... Dintorno del Coro - Piazza Andrea - Al dintorno del Coro sonvi cinque quadri contenenti storie del Vangelo, tra quali due dinanzi all'Altare uno rappresentante la moltiplicazione de' pani e pesci, l'altro le nozze di canna Galilea con numero di figure - oper. 1649 morto circa il 1670 - Lanzi Vol. 6°, p. 152. - Venezia e le sue Lagu­ne, 1°, p. 354>> (p. 57).

<<... Nel Reffettorio (ora in Sagrestia del Duomo ?...) - Havvi in gran tela rappresentato il Salvatore rissorto, che in Emaus fa la cena con Luca e Cleofas, quali conoscono il loro Maestro nella frazione del pane, et nello stesso quadro è figurata una cucina con persone affa­cendate nella medesima>> (p. 69).

<<... Dal S.to Monte di Pietà - (Nella stanza poi [del vecchio Monte] v'era altre parte (?) le quali ora si vedono nel Guardaroba del nuovo Monte e sono lavori del Piazza - Comavitto Fasc. III, p. 1 (?)) - Piazza Paolo ed Ignoto - Sonovi tre immagini della Pietà, due delle quali sono di mano di Paolo Piazza et l'altra di mano ignota.

Chiesa e Convento dei Cappuccini - Altar maggiore - Piazza Paolo - Contiene in gran tela la Coronazione di Maria Vergine con numero di Angeli e Santi e divozione da celebre pennello di Paolo Piazza nostro cittadino che poi entrò in questa Religione de' Cappuccini col nome di Cosmo>> (p. 70).

<<... Cortile del Convento - Piazza Paolo - Sonovi alcuni chiaroscuri che ornao un orologio Solare. Havvi pure altre pitture così nella Chiesa, come nel Convento, quali per esser di minor conto si trala­sciano>> (p. 72).

<<Godego - Chiesa Parrle dedicata alla B. Vergine - Piazza Paolo - La tavola di S. Gio. Batta con M. Vergine e San Cipriano>> (p. 86).

<<Godego - Chiesa di S.ta Maria della Crocetta - Piazza Paolo - La ta­vola di S. Michele Arcangelo era di mano di Paolo Piazza, ma perché dal tempo consunta, viè stata posta altra tavola moderna con lo stesso Arcangelo in atto di ferire il demonio di mano di Giorgio.. pittore genovese assai manieroso - Piazza Paolo - L'altra al dirimpetto di Filippo Benizio era pure del suddetto Piazza, ma per esser assai danneg­giata, vi fu posto il medesimo Santo di mano del suddetto Giorgio [pittore genovese]>> (p. 87).

<<Poisolo - Chiesetta Propria della Nob. Famiglia Cornaro di S. Polo - Piazza Paolo - San Francesco Moribondo et un San Carlo>> (pp. 93-94).

<<1217 - Piazza - Guglielmo concluse la pace tra li trevigiani, et li parenti del vescovo di Belluno, che fu ucciso da Gualberto da Cavaso (?)>> (p. 102).

<<1580 Piazza Paolo valoroso, e bravo pittore, et macchinatore, si fe­ce poi Cappuccino col nome di Cosmo (381)>> (p. 116).

<<1640 Piazza Andrea pittor sagro (?), nipote e discepolo del padre Cosmo Piazza cappuccino, fu cavalier del Serenissimo Duca di Lorena (381)>> (p. 117).

<<Piazza - Questa Famiglia si come è certo haver  havuto la sua prima origine in Trevigi, così ella pretese e per dalla medesima città venu­ta nella prima colonia nel 1199 ad habitare Castelfranco, et in vero da alcune sue memorie ricavasi, che uno dei suoi antenati sia stato quel Guglielmo Piazza trevigiano, il quale nel 1217 concluse la pace tra il pubblico di trevigi, et li parenti del defunto Vescovo di Bel­luno, come riporta anco il Bonifacio nel libro 5 della sua Storia; è però cosa difficile il persuadersi, che essendo stata delle prime fondatarie siasi sino ai nostri tempi conservata in questa Patria con questa continuazione senza proprie memorie, perché molto poche sono quelle delle quali ne possiamo, per ragione delle guerre, haver sicure notizie, e sappiamo che questa o rimase estinta, o pure passò altrove, con tutto ciò è ben vero che sin dall'anno 1518 (1516 - ') la famiglia Piazza fu nominata ne' publici libri di questa Comunità et nel 1578... (vedi pagine 17)... in Andrea Piazza terminò in Castelfranco questa famiglia la quale sussiste però ancora in Trevigi ([chiosa:] Esistono tuttora qua famiglie Piazza pervenute dal Comune di Vedelago>> (p. 160).

<<Il Convento de' Cappuccini preso (?) delitroso (?) amen boschetto e delle opere del Pennello di Paolo Piazza...

Nome delle persone di Castelfranco che si sono vestite dell'habito di questa religione dei Cappuccini: ...R.P. Cosmo sacerdote et celebre pittore, fu al Secolo Paolo della Famiglia Piazza. morì in Venezia l'anno 1626>> (p. 199).

<<Piazza Paolo nato a Castelfranco nel 1557; morto a Venezia nel Con­vento del Redentore nel 1621.

Fu zio e maestra del pittore castellano cav. Andrea Piazza.

Paolo studiò pittura alla scuola di Palma il giovane. Fattosi più tar­di cappuccino col nome di Fra Cosmo continuò a dipingere, e si conser­van di lui lavori in Patria, a Venezia, a Roma ed anche in Baviera do­ve [fu] chiamatovi da Rodolfo II.

Scrisse pure un dialogo in versi sulle "Tentazioni d'un religioso" del quale si occupò diffusamente Padre Davide M. di Portogruaro nel fasci­colo novembre-dicembre 1933 di "L'Italia Francescana".

Di Paolo Piazza pittore scrissero il Ridolfi, il Melchiori, il Lanzi, il Federici, ecc. ecc.>> (p. non numerata).

<<pp. 69-71 / Vita di fra Cosmo Piazza Cappuccino di CFran.. (?) Pittore (Copia testo del Ridolfi).

pp. 98-100 / Aggiunta alla Vita di paolo Piazza fatta da N. Melchiori oltre le cose descritte dal Ridolfi raccontasi del Piazza, che havendo egli dipinto una Palla d'Altare in un Villaggio circonvicino, et ansi partendo (non so per qual causa) haver da quel Parroco la contributio­ne del prezzo già stabilito gli scrisse una lettera con le seguenti abbreviature: P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P.P., le quali cose non essendo da quello intese dubitando d'esser con le medesime grave­mente offeso et ingiurato, perentò (?) fare istanza appresso il pub­blico Rappresentante di Castelfranco acciò fosse un tall'ardore cor­retto, onde il Podestà (precedentemente) mandò subito a chiamare il pittore commettendogli a che immediatamente dichiarasse il significato di quelle Letre (?), et egli narratogli la cosa, humilmente si scusò d'haver scritto così succintamente solo perché il tempo non gli haveva permesso maggior commento, et che haveva sicuramente creduto che il Piovan con tutta facilità intendesse la di lui intenzione, et però le abbreviature volevano significare, così

Pietro Paolo Piazza Pittor Pinse Palla Piacevole Per Prezzo Poco Per Pre Pietro Pilloni Piovano, Però Pretende Pagamento Presto.

Onde riconosciuta la vivacità del suo spirito da quel rettore, non so­lo fu fatto subito soddisfare di quell'opera, ma ancora volle, che di­pingesse alcuni quadri per lui, quali furono copiose, ch'egli si tra­tenesse lungo tempo in Veneto (...)>> (p. non numerata).

 

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Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe 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Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO 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VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO 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Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piaza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, 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Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, 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Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, CASTELFRANCO VENETO, ANTICHI, Venezia, Fra' Cosmo da, Damini, Andrea Piazza, 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Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca, Zaccaria Dal Bo, Guglielmo Ciardi, Umberto Moggioli, Ettore Tito, Cesare Laurenti, Giuseppe Ponga, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin, Romolo Tessari, Felice Casorati, Gino Rossi, Pio Semeghini, Juti Ravenna, Luigi Serena, Rodolfo Paoletti, Antonio Zanchi, Giuseppe Bernardino Bison, Bisson, Domenico Pellegrini, Paolo Fiammingo, Jacopo Tintoretto, Giambattista Volpato, Guiscardo di Sbrojavacca