ΩΩΩ L’ambiente artistico trovato da Bordignon a Venezia, oramai alla vigilia della sua annessione a quello che sarà il Regno d’Italia, era un ambiente fervido e ricco di molti stimoli; tuttavia, la cultura ufficiale dell’epoca era ancora tutta farcita di un Romanticismo “provinciale”.

All’Accademia, dove seguì con particolare attenzione i corsi di Michelangelo Grigoletti, Carlo De Blaas e Pompeo Marino Molmenti, e dove suoi compagni di studio e amici furono personalità quali Guglielmo Ciardi, Luigi Nono o Giacomo Favretto, gli insegnamenti vertevano a educare i giovani pittori a un giusto apprendimento delle tecniche esecutive e a un presto discusso, ma ufficialmente voluto e acclamato, "stile" figurativo didatticamente ispirato ai modelli dei grandi artisti del passato nella preoccupazione, per lo più, di ottenere una resa fedele della rappresentazione. L'ideale del bello fu, per certi versi, l'ideale della somiglianza a tutti i costi, adattata a tematiche ridondanti di motivi storico-mitologico-classiccheggianti. L'attenzione si concentrò, allora, sul soggetto da trattare, enfaticamente farcito d'ogni genere di pregiudiziale filosofica, teorica, poetica, morale, religiosa, politica, come se il soggetto, così teatralmente mascherato, fosse l'unico fattore in grado di innovare e differenziare un'opera da un'altra.

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