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CARLO NAYA, Castelfranco Veneto, attorno al 1872 (?), ristampa fotografica da lastra originale conservata presso l'archivio Osvaldo Böhm di Venezia - particolare.

 

Carlo Naya: una fotografia di Castelfranco Veneto

di Marco Mondi

 

La riproduzione della fotografia qui presentata può essere considerata una delle prime immagini fotografiche di Castelfranco. L'autore dello scatto fu con ogni probabilità Carlo Naya (1816-1882) in persona, l'importante fotografo fondatore a Venezia nel 1857 di un rinomato stabilimento fotografico e, poco più di dieci anni dopo, di un grande negozio in piazza San Marco diventato subito <<tappa d'obbligo per i viaggiatori, punto d'incontro per studiosi ed artisti che trovavano nelle collezioni [fotografiche] Naya materiali di lavoro ormai irrinunciabili>> (A. Prandi). In più riprese, Carlo Naya ed i suoi collaboratori documentarono, attraverso campagne fotografiche di notevole rilievo, città e paesi, aspetti della vita quotidiana e soprattutto, di grande interesse, le opere d'arte esistenti nel Veneto.

 

 Tav. 1 - MARCO MORO, Castelfranco, 1850 circa, litografia.

 

Questa foto, già pubblicata da Chechi Battiston, stampata da lastra originale conservata negli archivi del fotografo ed editore veneziano Osvaldo Böhm (n. 25515N), con la minuta nitidezza di questo genere di scatti raffigura alcuni particolari della nostra città che, messi a confronto con altre foto più o meno coeve, ne permettono una datazione piuttosto veritiera e precisa. Chi scrive, infatti, è propenso a collocarne l'esecuzione tra il 1871 ed il 1872, o al più tardi, ma con minor probabilità, al 1873. I cartelloni per il gioco della tombola, inoltre, consentono di racchiudere nei giorni di fine estate il momento dello scatto (le ombre proiettate dal sole, alle prime ore del pomeriggio).

 

Tav. 2 - GIUSEPPE FERRETTO, Castelfranco, 1872, fotografia pubblicata nell'album Ricordo della provincia di Treviso, edito da G. Longo nel 1872.

 

Se lo scatto si rivelasse del 1871, essa sarebbe, almeno fino ad oggi, una delle due fotografie della nostra città più antiche tra quelle conosciute; una delle due perché, grazie alla gentile disponibilità dello studio fotografico Bonaldo di Castelfranco che ha permesso la consultazione del proprio archivio, si è potuto constatare che Naya scattò, presumibilmente nello stesso momento, per lo meno un'altra veduta della bastia presa, però, dal poggiolo di palazzo Piacentini, cioè da un punto diametralmente opposto. Un'altra fotografia, la cui lastra originale è conservata alla Biblioteca del Museo Correr di Venezia (neg. V. 4390), riproducente un particolare  della pala del Giorgione, attesta la presenza di Naya a Castelfranco forse ad una data anteriore, come farebbe pensare la tipologia della firma impressa sulla lastra. Altri elementi, come l'identico formato delle tre lastre Naya, possono tuttavia far supporre ad uno stesso momento d'esecuzione.

 

Tav. 3 - CARLO NAYA, Castelfranco Veneto, attorno al 1872 (?), ristampa fotografica da lastra originale conservata presso l'archivio Osvaldo Böhm di Venezia.

 

E' interessante in più ricordare che il fotografo trevigiano Giuseppe Ferretto (1826-1873) fu incaricato nel 1864 di eseguire una serie di scatti di località della marca, tra cui Castelfranco, dai quali furono tratte le tavole litografiche pubblicate lo stesso anno dal Semenzi in Treviso e la sua provincia.... Questo scatto del Ferretto, tutt'oggi non ancora rintracciato, deve quindi considerarsi la fotografia più antica, documentata, di Castelfranco. E' bene comunque evidenziare come le litografie tratte dalle foto sono singolarmente e sorprendentemente simili a quelle di Marco Moro pubblicate dall'editore Brizeghel nel 1850. Il fotografo trevigiano, inoltre, com'è precisato nel catalogo della mostra sui Ferretto del 1985, aprì intorno al 1868 una succursale del suo studio fotografico a Castelfranco, <<dove si reca a fotografare 'ogni venerdì di buon tempo', in casa del dott. Loro>>.

 

Tav. 4 - Davanti a palazzo dei Piacentini, oggi hotel Alla Torre, si vedono accatastati numerosi rocchi di colonna in stile ionico o corinzio.

 

Pertanto altri scatti su Castelfranco, purtroppo non ancora rintracciati, devono probabilmente risalire a quegli anni. Sempre il Ferretto, nel 1872 in occasione dell'Esposizione Regionale di Treviso, ebbe l'incarico di una nuova serie di scatti per illustrare l'album Ricordo della provincia di Treviso, edito lo stesso anno dalla tipo-litografia trevigiana  Longo. Due di queste fotografie, scattate con le difficoltà dovute al tempo tra i mesi di aprile e di maggio, raffigurano una veduta di Castelfranco con la bastia nuova ed una suggestiva immagine del giardino di villa Revedin-Bolasco. 

 

Tav. 5 - Il leone marciano mutilo dell'ala (la nuova ala, opera dello scultore Benvenuti, fu riposta nel 1898).

 

La veduta di Castelfranco del Ferretto del 1872, una tra le immagini fotografiche della città più antiche, se non la più antica tra quelle conosciute, è un importante documento di confronto per la datazione della foto di Naya. Se pur il punto di ripresa è, per noi significativamente, diametralmente opposto, in entrambi gli scatti sono visibili alcuni elementi che permettono di avvicinarle nel tempo. Nell'una e nell'altra si vede la teoria dei palazzi lungo la bastia senza varianti di rilievo anche nei minimi particolari, il passeggio Dante, ufficialmente collaudato solo nel 1875, già completamente finito, la presenza di uno steccato in legno alla destra del ponte della "salata" e, dato importante, parte dei giardini del lato orientale (ovviamente senza il monumento al Giorgione del Benvenuti, posto in loco nel 1878) con una pressoché identica crescita della vegetazione arborea. Tutti questi elementi sono chiaramente confermati dal confronto di questa foto del Ferretto con l'altra di Naya che, come visto, dovrebbe essere contemporanea alla prima, consentendone una datazione attorno al 1872; che potrebbe pure essere anticipata agli ultimi giorni dell'estate 1871, in occasione forse di una prima documentazione della nuova sistemazione dei giardini, se pur non ancora completamente ultimata. La foto di Naya qui pubblicata sembra mostrare, infatti, un folto rag­gruppamento di piante sotto alla torre di nord-est, mentre le vedute prese da palazzo Piacentini escludono dall'inquadratura la suddetta parte dei giardini.

 

Tav. 6 - Il palazzo alla sinistra di quello Bovolini Soranzo, ora Pinarello, dove sembrano esserci delle decorazioni ad affresco; mentre palazzo Bovolini Soranzo non è ancora stato rialzato nel sottotetto e all'ultimo piano ha ancora il filare delle finestre antiche.

 

Il sesto centenario della nascita di Dante, particolarmente sentito nella marca anche per la presenza a Treviso dei resti marmorei della tomba del figlio del poeta, fu celebrato nel 1865 e, come fu detto, rappresentò una <<dimostrazione più per la propria nazionalità che pel divino poeta>>: dopo il 1866, in molte città si effettuarono interventi architettonico-paesagistici che assunsero il significato fisico della riconquistata libertà italiana dopo i lunghi anni della dominazione austriaca. Ai festeggiamenti patriottici in Castelfranco deve essere ricondotta l'idea della realizzazione del camminamento che sarà, appunto, chiamato Dante e alla connessa nuova sistemazione dei giardini attorno alle mura.

 

Tav. 7 - I giardini dove sotto alla torre di nord-est si intuisce un folto ammasso di piante, e una parte della facciata di casa Moletta, poi Barisan, con affreschi che sembrerebbero databili tra la fine del Quattrocento ed i primi del Cinquecento.

 

La fotografia di Naya fornisce per noi altre interessanti testimonianze come la presenza degli orti nel lato sud-est dei giardini e, poco più in là, i rocchi di una colonna in stile ionico o corinzio; il leone marciano sulla torre dell'orologio senza l'ala, che la tradizione vuole tolta dai Francesi, anche se in alcune immagini di Castelfranco precedenti al 1796, come in una delle incisioni del Coronelli della fine del XVII sec., il leone figura già senz'ala e con la coda abbassata; la "cascata" dell'edera dalla torre di nord-est esistente già da decenni, come attesta la veduta settecentesca di Castelfranco, di autore ancora anonimo, conservata nell'ufficio del sindaco in Municipio; i due tabelloni, davanti al "Pavejon", per l'antico gioco della tombola, ecc.

 

Tav. 8 - Palazzo Piacentini, poi "Hosteria della Spada", che mostra, alla data dello scatto della foto, la facciata coperta da intonaco de­corato a riquadri; davanti e a lato del "Pavejon", i due cartelloni per il gioco della tombola.

 

Tra le testimonianze più notevoli, si riscontrano sulla facciata di casa Barisan dei resti d'affresco, che sembrerebbero quasi tardo quattrocenteschi o del primo Cinquecento, forse tutt'oggi conservati sotto l'intonaco; ancora, pare d'intravedere delle decorazioni ad affresco sulla facciata del palazzo alla sinistra di quello Bovolini Soranzo; mentre quest'ultimo, purtroppo però in parte nascosto dal luminare, non è ancora stato rialzato nel sottotetto e all'ultimo piano ha ancora il filare delle finestre antiche; nonché la facciata di palazzo Piacentini, "Hosteria della Spada", che a quella data nascondeva gli affreschi oggi visibili sotto uno strato d'intonaco lavorato a riquadri. Quest'ultimo dato pone in seria discussione le recenti supposizioni che Edouard Manet, il grande pittore francese del secolo scorso, durante un suo presunto passaggio per Castelfranco poco più di un decennio prima dello scatto di questa foto, si sia ispirato alla scena campestre dipinta sotto alla Caduta di Fetonte per la realizzazione del suo famoso Le déjeuner sur l'herbe del 1863.

   

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