Galleria d’Arte ed Antiquariato

 

 

Alla 53^ edizione della Biennale di Venezia (aperta al pubblico da 7 giugno al 22 novembre), tra gli eventi collaterali, nella sezione La Città ideale all’Isola della Certosa, sarà presente anche Vinicio Momoli, invitato dal critico d’arte Boris Brollo. Per l’occasione, l’artista, attivo tra Castelfranco Veneto e Parigi che, nella poli-direzionalità delle sue ricerche, abbraccia anche il Minimale Concettuale, ha risposto ad alcune domande postegli dallo storico dell’arte Marco Mondi.

MONDI – Dopo le due importanti personali all’Unesco di Parigi del 1984 e del 1991 nella Sala Picasso, quelle di Leon (Spagna) del 2004 e della Biennale di Pechino del 2005, l’istallazione permanente al One City Hall Public Art di Toronto del 2006 e i tanti altri interventi ed esposizioni nazionali ed internazionali, adesso la Biennale di Venezia. Perché Nexiture “Contact” per questo avvenimento?

MOMOLI – Perché è il risultato di un lungo percorso d’istallazioni fatte con la pietra e Nexiture “Contact”, per la sua concezione, s’inserisce naturalmente nel contesto de’ La Città ideale.

MONDI – Cosa significa Nexiture “Contact”, allora? Cos’è Nexiture “Contact”?

MOMOLI – Il foro geometrico o antropomorfo che porta verso il vuoto, crea un intervallo visivo sulla pelle dell’opera; si materializza così una connessione (da me chiamata Nexiture) che dalla superficie della pietra porta al suo interno, rendendolo visibile. La pietra racconta la storia dell’uomo: rappresenta il mistero insondabile della natura.

MONDI – Le tue installazioni in pietra vivono dell’ambiente che le circonda e con esso sono in continuo dialogo visivo: sono presenze nel paesaggio o nell'urbanistica metropolitana, dove s’inseriscono talvolta quasi con la valenza di un’architettura. Tuttavia, nel loro essere sculture, hanno bisogno del contatto fisico, di farsi toccare, di far sentire la superficie ruvida del taglio grezzo che le ha strappate nella cava o il liscio modellato di una curva, di una sinuosità o della geometria di una forma nettamente delineata che le attraversa da parte a parte. Perché questa necessità del contatto?

MOMOLI – L’azione più semplice è quella del toccare; così si conoscono il volume e le forme, percependo l’emozione dell’esistere.

MONDI – La tua ricerca è un continuo semplificare, tagliare, rendere all’essenziale, ridurre al minimo, giungere all’origine della forma, al minimale, insomma.

MOMOLI – Sì, il minimalismo è l’azione più semplice che si possa fare; il gesto minimale è intriso di essenziale e mette a nudo e al contempo esalta il concetto.

MONDI – Il concetto è quindi la ricerca di una sorta di simbolo mentale che ci aiuta a vivere e a comprendere la vita?

MOMOLI – Non penso che facendo arte si trovino risposte alle grandi domande della vita. E’ soltanto un modo di vivere. Però il fatto di pormi delle questioni mi dà una certa vivacità e mi fa sentire che esisto.

Poggiana, 4 giugno 2009.