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    Il modo di dipingere appena visto, oltre che per altri generi, come la natura morta, ad esempio, diventa particolarmente congeniale nelle tantissime descrizioni di Castelfranco fatte sino agli ultimi anni della sua vita, dove la città, spesso colta negli stessi scorci o nelle stesse vedute, è cantata con un lirismo poetico commovente e romantico, cogliendone forme, colori e luci nei diversi momenti della giornata e nelle diverse stagioni dell’anno. A tal riguardo, esemplare è la straordinaria veduta di Corso XXIX Aprile con mercato subito qui di seguito riprodotta, nella quale la luce della calda solarità mattutina irrora un incanto espressivo carico di suggestioni quasi irreali, rese, però, improvvisamente umane dal formicolio vibrato della gente che affolla il corso.

 

 

 

 

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