Le mostre

Links

Altro ancora

DOV'E' LA NOSTRA GALLERIA

Home page GALLERIA FOTOGRAFICA

ELENCO DIPINTI, IN VENDITA E NON IN VENDITA, A DISPOSIZIONE DEGLI STUDIOSI

 

Galleria d’Arte ed Antiquariato

 

Alcune considerazioni per una migliore comprensione delle

Icone di ATHINA GIOBLAKI

di Marco Mondi

 Fig. 1 – Arcangelo Michele, da un’icona portatile di scuola cretese eseguita nel 1610 e conservata nella Chiesa Elusa di Giannina.

 

Fig. 2 – Cristo Pantocrator, da un particolare dell’affresco con il Giudizio Universale di stile romanico eseguito nel 1150 nella Chiesa di Santa Maria de Mur.

Dopo tredici anni, e questa volta nell’ambito delle manifestazioni del Giubileo 2000, torna ad esporre a Castelfranco Veneto Athina Gioblaki, agiografa greca oramai affermatasi internazionalmente. Agiografa e non pittrice, è lei stessa a precisarlo, proprio per sottolineare come il suo lavoro artistico debba essere considerato alla stregua di un “mestiere” che, pur servendosi della tecnica pittorica, si muove entro canoni ben precisi, e solo apparentemente vincolanti, anzi dialetticamente articolatissimi a livello stilistico ed estetico, che continuano una ininterrotta tradizione antica vecchia di secoli e, sotto più punti di vista, unica sul piano storico: l’icona, dal greco eikón (immagine), per i Cristiani d’Oriente è qualcosa di più di un’immagine che riproduce un personaggio o un evento della storia sacra; è un vero e proprio oggetto di culto il quale, una volta benedetto, assume il valore e l’importanza di una manifestazione terrena della natura di Dio, in un modo similare per cui l’eucaristia è il corpo ed il sangue di Cristo. L’artista che dà vita alle icone, oggi come nell’antichità, non opera esclusivamente per se stesso, per dar direttamente forma visibile alla propria poesia interiore, ma opera quasi sotto quell’ispirazione capace di guidare la sua mano nella creazione di un oggetto esteticamente rilevante dell’essenza divina della spiritualità umana, quindi, della stessa volontà di Dio quando governa ed illumina il cammino terrestre dell’umanità cristiana. Ecco allora come il “pittore” di icone si metta al servizio di un magistero artistico per farsi artefice di un’opera che non “rappresenta” ma “presenta” o, meglio, rievoca la natura divina in un oggetto terreno degno di venerazione per la sacralità acquisita. Pertanto, e ciò deve essere ben precisato, nell’”oggetto” icona non si venera l’immagine rappresentata, si venera colui che tramite essa è presentato: da qui, la necessità di Athina Gioblaki di definirsi agiografa e non pittrice. E l’agiografia, vale a dire la “letteratura” religiosa relativa alla vita dei santi (e del divino in senso lato), non deve intendersi tale, nel nostro caso, solo per il suo valore esplicativo e di conseguente “ricerca conoscitiva”, ovvero di esegesi, bensì soprattutto per il suo essere un mezzo di “ricerca grafica” spirituale, religiosa, dalla quale, appunto, solo in un secondo momento si giunge alla vera comprensione conoscitiva, quindi alla letteratura in senso stretto e alla pittura come scrittura figurativa sacra. Affermava a tal proposito Joseph de Volokolamsk, uno dei santi della Chiesa Russa separata nato fra il 1439 e il 1440: <<Non esisteva gioia più grande per il pittore Daniel e il suo allievo Andrej Rublev che quella di contemplare le sante icone e di elevare così i loro cuori ed il loro spirito verso i santi e il Cristo stesso>>. Praticare la “pittura” delle icone, vuol dire non solo limitarsi ad essere pittore di immagini sacre dotato del necessario talento pittorico, bensì praticare pure uno stile di vita talvolta da vero e proprio asceta, coerente con i soggetti da raffigurare (si pensi solo, a tal riguardo, ai monaci del Monte Athos), dedicarsi alla conoscenza delle fonti, del Prototipo, interpretarle per il loro valore di messaggio divino, sentito nell’anima, da profondo credente, per l’importante dovere di comunicarlo agli altri credenti e, solo alla fine, tradurlo visivamente con un linguaggio figurativo enormemente complesso per le infinite valenze simboliche di cui si avvale: l’artista medita sul significato simbolico del soggetto scelto, medita sul significato simbolico della composizione attraverso la quale il soggetto è architettato, medita sul significato simbolico della forma di ogni singolo personaggio ed elemento inserito, medita sul significato simbolico dell’uso di una tecnica pittorica dove ogni segno del pennello posto sulla superficie diviene atto d’interpretazione trascendentale e omaggio a Dio, medita sul significato simbolico dell’impiego dei colori, ognuno dei quali ha un suo significato simbolico tanto se preso singolarmente quanto se rapportato dialetticamente con gli altri colori, con la forma che va a definire, con la composizione e con l’insieme tutto. Dice Paul Evdokimov, uno dei grandi ed ispirati scrittori di Cristianesimo: <<È questa una teologia liturgica della presenza che distingue nettamente l'icona da un quadro a soggetto religioso. Ogni opera puramente artistica si situa in un triangolo chiuso: l'artista, la sua opera, gli spettatori: l'insieme si trova chiuso in un immanentismo estetico. L'arte si situa tra i beni emotivi che agiscono attraverso la sensibilità. Ora l'arte sacra giustamente, si oppone a tutto ciò che è soave ed emolliente, ad ogni accordo delle anime romantiche, per una certa aridità ieratica e per lo spogliamento ascetico della sua fattura. L'icona, col suo carattere sacramentale, rompe il triangolo e il suo immanentismo. Essa si afferma indipendente e dall'artista e dallo spettatore, e suscita non l'emozione ma l'avvenimento di un quarto elemento in rapporto al triangolo: l'avvenimento del trascendente, di cui attesta la presenza. L'artista scompare dietro la tradizione che parla, l'opera d'arte diviene il luogo teofanico davanti al quale non è più possibile restare semplice spettatore: l'uomo si prostra nell'atto di adorazione e di preghiera>>.

Fig. 3 – Personaggi, da particolare di un affresco con L’entrata di Cristo In Gerusalemme di scuola macedone eseguito nel 1164 nella Chiesa di Nerezi (Skopie).

Fig. 4 – Adorazione della Croce, da un’icona portatile di scuola russa di Novgorod del XII secolo conservata nel Museo Tretiakon di Mosca.

Athina Gioblaki nasce a Salonicco, in Grecia. Il normale ambiente di cultura ortodossa in cui cresce, è arricchito da quanto, sin da bambina, gli trasmette il padre, docente di teologia all’università di Salonicco. Fin da bambina è quindi iniziata ad una lettura profonda e sentita delle immagini sacre che, dapprima, l’attraggono soprattutto per la sua giovanile innata curiosità. Finito il liceo, si iscrive alla Scuola d’Arte Petra di Atene, specializzandosi in lavori di restauro, agiografia e mosaico. Vale la pena qui di considerare come Athina sia stata, assieme ad una sua compagna, l’unica donna ad aver finito quegli studi. Non è una considerazione da poco, specie quando lei stessa ci fa sapere di non conoscere altre donne, in Grecia, che praticano la sua arte (non considerando, ovviamente, le pittrici di icone fatte a mo’ di souvenir per i turisti), ad esclusione di qualche raro caso di agiografe ritiratesi a fare vera e propria vita monastica. E tanto più valore assume il suo lavoro qualora lo si consideri in relazione all’antica tradizione artistica, che ancora sopravvive “intonsa”, ad esempio, nei monasteri del Monte Athos, dove non solo è vietato l’accesso alle donne, ma pure agli animali di sesso femminile. In più, non si dimentichi come in antichità, nella cultura ortodossa sotto più aspetti, la donna era considerata un essere addirittura senz’anima! Quando, dopo gli studi, Athina Gioblaki decise di intraprendere la carriera di agiografa, certo non le si prospettava un cammino facile, tant’è vero che la sua attività è proseguita parallelamente alla continua assunzione di lavori di restauro, tra i quali ricordiamo quelli praticati su molte icone portatili, quello per il Patriarcato di Istambul e quello attualmente ancora in corso nella chiesa di Lindos a Rodi, sia sugli affreschi che sull’iconostasi. Tuttavia il suo talento e la sua costanza, spinti da un amore e da una conoscenza sempre più grande nel campo dell’arte delle icone, l’hanno presto fatta riconoscere per le sue capacità. Molte sono state, infatti, le mostre dedicate alle sue opere, dapprima assieme ai suoi compagni di studio in Atene per poi proseguire in antologiche solo a lei dedicate, tra le quali la già menzionata mostra del 1987 in Casa del Giorgione a Castelfranco, e ancora quelle tenute a Salonicco e a Atene, quella finanziata dal Ministero della Cultura Greca a Sydney, in Australia, e poi quelle Oslo, di Lugano, fino a giungere alla recente esposizione di Chicago. Grande successo ha avuto la mostra allestita l’anno scorso nel Castello di Rodi, aperto in tal occasione per la prima volta a questo genere di eventi, che ha sancito il suo ufficiale riconoscimento, attestato anche da un servizio a lei interamente dedicato dalla televisione greca.

Fig. 5 – Madonna in trono, da un particolare di un affresco del XII secolo conservato nella Chiesa di San Pedro de Sorpe in Spagna.

Fig. 6 – Costantino, da un particolare di un affresco bizantino del XII-XIII secolo.

Inizialmente, s’è detto, l’interesse per le immagini sacre ortodosse di Athina Gioblaki, fu suscitato soprattutto dall’innata curiosità della bambina che cresce al fianco degli insegnamenti paterni. Curiosità, presto trasformatasi in un sentito interesse rivolto principalmente alla tecnica pittorica con la quale le icone vennero in antichità create, da cui la necessità di frequentare una scuola per meglio comprenderla ed assimilarla. Poi la sua attività di agiografa, ispirata quasi essenzialmente dalle icone antiche ammirate nelle chiese della sua Grecia, ma anche nei suoi viaggi e nei libri. Un lavoro, il suo, che nei primi anni, come lei stessa confessa, continuava ad attrarla ancora quasi esclusivamente per i suoi aspetti tecnici e conoscitivi. Da qui, col tempo, matura in Athina una presa di coscienza sempre più forte, che le fa spalancar davanti le porte di un universo del quale prima ne sentiva sì l’esistenza, però senza ancora afferrarne in pieno l’enorme portata e la grande profondità spirituale: praticando l’arte delle icone, gradualmente, ma in maniera sempre più determinante, Athina Gioblaki scopre il senso di trasporto mistico a cui il suo lavoro manuale la conduce, trasformando il suo operare da “pittrice” in un atto di devozione sempre più sentito e partecipato. Il suo cammino artistico, proprio attraverso il suo essere praticato con una serietà spirituale che va in continuazione crescendo, la sta portando a “riscoprire” i valori e l’essenza stessa dell’ispirazione che da sempre, nel trascendentale mondo delle immagini sacre, ha guidato la mano degli antichi maestri. Per cui risultano ben chiare, ora, sotto questa luce, le parole già su riportate di Joseph de Volokolamsk, quando ricorda come, per il pittore Daniel e il suo allievo Andrej Rublev, non esistesse gioia più grande per elevare i loro cuori ed il loro spirito verso i santi e il Cristo stesso che contemplare le sante icone; contemplarle anche attraverso l’atto fisico di crearle.

A tal riguardo, merita allora spendere alcune parole proprio sulla storia delle icone, in quanto essendo esse la fonte a cui Athina Gioblaki attinge, senza una loro maggior conoscenza e comprensione, più difficile è, a noi occidentali, sentire le opere che oggi ci sono presentate. La tradizione iconografica di questo genere d’arte, infatti, ha subito nel corso dei secoli graduali trasformazioni ed innovazioni attraverso un processo di assimilazione di particolari, nessi, lemmi figurativi e nuovi stilemi, oggi tutti chiaramente individuabili in icone di epoche diverse e di diverse località. Tuttavia, la matrice originaria dell’immagine rappresentata, nella sua ampia gamma di soggetti trattati, se messa a confronto con l’evoluzione figurativa di altri generi artistici, s’è mantenuta negli anni entro modi figurativi alquanto rigidi, nella necessità di dar forma ad una poetica sacra sempre consona alla ortodossia dello stile “greco” o “slavo”, nelle eccezioni raggiunte col tempo nelle diverse località. Scriveva il Bettini nel 1949, a riguardo delle opere conservate nel Museo dell’Icone Bizantine e post Bizantine e nella Chiesa di San Giorgio dei Greci a Venezia: <<La relazione tra il prototipo e la sua immagine, ragionavan Teodoro Studita e Giovanni Damasceno, è analoga a quelle tra Dio, padre, e Cristo, suo figlio. Il prototipo produce la sua immagine necessariamente, come ogni oggetto materiale dà ombra; il Padre produce il figlio e l’intera gerarchia del mondo visibile ed invisibile. Il mondo stesso diviene una serie ininterrotta di immagini, che include, in ordine discendente da Cristo, Dio, l’uomo, gli uomini, gli oggetti simbolici e infine, paranco, il ritratto del pittore – tutti emananti di necessità dai loro vari prototipi, e, attraverso questi, dall’archetipo, Dio>>. E’ facile intuire, allora, come la “dottrina” dell’icona non possa essere disgiunta dalla complessa ortodossia religiosa e come, di conseguenza, si debba rispettare rigorosamente l’identità iconografica sin nei minimi particolari e, nella forma e nei colori, la giusta maniera della sacra simbologia dell’immagine: fedeltà al modello e sua imitazione sono intese come operazioni altamente intellettuali, per nulla vincolanti o limitanti dell’originalità dell’espressione artistica quanto, piuttosto, fonti che racchiudono l’universo visivo, sacro, entro il quale la mano dell’artista può muoversi in tutta la sua libertà. I temi raffigurati, tramandati fedelmente di secolo in secolo e registrati persino nel “Manuale del Pittore”, trovarono e trovano ispirazione dalle Sacre Scritture (Vecchio e Nuovo Testamento) in primis ma anche dai vangeli apocrifi, dagli antichi inni cristiani e, più ancora, dallo sterminato tesoro di leggende di contenuto religioso formatesi nel primo millennio dell’era cristiana. I soggetti delle icone, pertanto, abbracciano una vastissima gamma di raffigurazioni che vanno dalla Trinità e dall’incorporeo potere celeste sui singoli episodi dell’esistenza terrena e della redenzione di Cristo all’innumerevole schiera dei suoi profeti, giusti e santi. Tutte queste raffigurazioni, analogamente a quanto avveniva in Occidente, servirono (e servono) anche a comunicare ai fedeli, che non sapevano leggere e aiutandoli in ogni caso visivamente, l’insegnamento religioso in esse incorporato assumendo, in più, per i Cristiani d’Oriente, con la benedizione, quel valore di tramite cui si è accennato, per cui, precisa San Basilio <<[…] guardando frequentemente queste rappresentazioni, coloro che le contemplano si ricorderanno dei modelli originali, si volgeranno ad essi, testimonieranno loro, baciandole, una venerazione rispettosa, senza essere un’adorazione vera secondo la nostra fede, adorazione che conviene a Dio solo>>; e il concilio dell'860: <<Ciò che il libro ci dice con la parola, l'icona ce lo annuncia con il colore e ce lo rende presente>>. Le tematiche, nel tempo, hanno subito un significato normativo dovuto all’interpretazione dell’essenza dell’immagine sacra imposta dall’ortodossia; un’interpretazione rigida, come visto, per la sacralità che l’icona viene ad acquisire, ma per niente vincolante a livello artistico. E sono infatti proprio queste apparenti, rigide soluzioni compositive, formali e coloristiche a rendere l’icona un’opera d’arte subito e chiaramente riconoscibile, specie quando raffrontata ad espressioni artistiche differenti. Tuttavia, nel tempo, le influenze desunte da altre “officine” artistiche sono arrivate comunque a fondersi (ma sarebbe forse meglio dire che sono state “assorbite” e “modellate” secondo le esigenze) con la sua più ortodossa tradizione iconografica e stilistica. D’altronde, la sua stessa origine, che si può far risalire alle prime manifestazione di arte cristiana, si concretizza in un mescolarsi di più influenze precedenti.

Fig. 7 – L’Arcangelo Michele e l’Arcangelo Gabriele, da un’icona portatile di scuola post bizantina del XII-XIII secolo conservata nel Monastero di Santa Caterina sul Monte Sinai.

Fig. 8 – Presentazione della Vergine al Tempio, da un’icona portatile di scuola bizantina del XIV-XV secolo conservata a Creta.

Fig. 9 – L’Arcangelo Michele, da un’icona portatile di scuola post bizantina eseguita nel 1474 conservata nella Chiesa dell’Arcangelo Michele di Cipro.

Fig. 10 – L’Arcangelo Michele messaggero, da un’icona portatile di scuola russa eseguita nel 1550.

 

Il forte misticismo trascendentale portato dalla religione cristiana in molte aree geografiche dell’Impero romano, ponendosi come superamento di due grandi dottrine, quella ellenistica e quella ebraica, sotto molti aspetti antitetiche, fece ricorso sovente a figurazioni naturalistiche e classicheggianti trasformandole in simboli, vale a dire in raffigurazioni che hanno un significato che sta al di là di quello apparente, adottando proprio quelle tematiche nelle quali si presentava frequente il ricorso ad allegorie simboliche. A riguardo di come l’iconografia pagana fu assimilata dai primi cristiani, basta fare qualche esempio: lo Zeus Olimpo o l’imperatore assiso in trono divennero il Padre Eterno; il filosofo divenne il Cristo, l’apostolo o il profeta; l’apoteosi dell’imperatore si trasformò nella rappresentazione dell’Ascensione; le scene votive pagane del rendere omaggio alle divinità offrendo loro doni, divennero la raffigurazione dell’Adorazione dei Magi; e così via. In più, la tradizione ben presto volle, quasi per suggellare il nuovo significato acquisito dalle immagini, che esse fossero accompagnate dall'iscrizione con i nomi dei personaggi e il titolo dell'episodio rappresentato. E’ quindi la progressiva astrazione simbolica delle espressioni artistiche romane o pagane in genere, semplificate e modellate secondo le esigenze di una nuova visione della vita e del mondo ultraterreno, a porre le basi delle raffigurazioni delle icone. Quando le più arcaiche espressioni artistiche della cristianità arrivarono ad evolversi a diretto contatto con l'Impero d'Oriente, anche nel mondo cristiano occidentale si assiste, con l’arte bizantina, ad un progressivo dissolvimento della figurazione verso un’astrazione simbolica sempre più stilizzata; dissolvimento che andò compiendosi pienamente in un lungo periodo storico, compreso tra il predominio politico di Costantinopoli con Giustiniano (sec. VI) fino a superare la stessa caduta dell'Impero Romano d'Oriente (1453), e con una vastissima diffusione territoriale. E tanto più ci si avvicinò a Bisanzio e al suo assolutismo monarchico, tanto più il diretto contatto con il substrato culturale ellenico conferì a queste espressioni un tono aulico, colto e raffinato, imperniato di valori ideali e simbolici, sino a giungere all'Iconoclastia nei secoli VIII e IX (che ha portato alla distruzione di un immenso patrimonio artistico), proclamata nel 726 dalla dottrina ufficiale dall'imperatore bizantino Leone III l'Isaurico, e ponendo così una prima linea di netta demarcazione tra la nuova arte orientale e la nuova arte occidentale: l'Iconoclastia, con le sue lotte sanguinose, contribuì ad accentuare la divisione tra la Chiesa d'Oriente e quella d'Occidente, culminata, a partire dal sec. IX, con lo Scisma d'Oriente e la separazione definitiva della Chiesa greca da quella romana (1054). Il predominio culturale del vasto Impero di Costantinopoli, fu determinante per le civiltà artistiche dei molti territori ad esso soggiogati fin nei secoli del nuovo millennio: su quest'innesto s'evolse l'arte di regioni quali l'Armenia, il Caucaso Meridionale, l'area slava, quella greca, quella cretese-bizantina, ecc., dando loro un’impronta di koinè cristiano-bizantina. Anche territori non soggiogati al dominio imperiale, ma che in vari modi ne vennero a contatto, furono direttamente o indirettamente influenzati: si pensi solo a Venezia. Se, poi, nel mondo occidentale il processo verso una stilizzazione sempre più astratta e simbolica non raggiunse mai il rigore raggiunto in Oriente ma, semmai, la sempre forte matrice classica lo fece presto regredire per lasciar spazio, definitivamente, alla cultura dell’Umanesimo e del Rinascimento, nel mondo orientale, e slavo, anche dopo la caduta dell'Impero Romano d'Oriente, l’arte figurativa ebbe uno sviluppo che si mantenne sempre fedele a determinate tipologie espressive maturate nei secoli precedenti secondo una visione teocratica del sistema religioso. L’arte post bizantina, infatti, pur nella sua evoluzione, ebbe la tendenza a mantenere fin si può dire ai nostri giorni, pur non rimanendo immutata nel tempo, l’impostazione “primigenia” maturata in maniera rigorosa soprattutto nei difficili momenti delle lotte dell’Iconoclastia. In quei difficili anni, infatti, gli scontri tra iconoclasti e difensori delle immagini assunsero il profondo e capitale significato di scelta tra il Cristianesimo ed il suo rifiuto, seppure non totale. Rinnegando l’immagine, gli iconoclasti (nelle cui idee si riassumevano tutte le precedenti eresie ed i valori che filtravano dal mondo islamico) rinnegavano la fede cristiana perché non ammettevano fino in fondo l’Incarnazione di Dio nel Cristo. Secondo la proibizione spesso ribadita nell’Antico Testamento di fare immagini di Dio, perché esse non sarebbero state che idoli, gli iconoclasti non ammettevano che con la venuta di Cristo, il nuovo Adamo, tale proibizione fosse stata abolita in quanto il Verbo s’era fatto uomo e come tale poteva essere raffigurato nell’immagine. Così si esprime San Giovanni Damasceno a riguardo: <<Un tempo Dio, non avendo corpo né forma, non si poteva rappresentare in alcun modo. Ma poiché ora Dio è apparso nella carne ed è vissuto tra gli uomini, posso rappresentare ciò che è visibile in Dio. Non venero la materia, ma venero il Creatore della materia, che per me si è fatto materia, che ha assunto la vita nella materia e che per mezzo della materia ha realizzato la mia salvezza>>. Per cui, <<Adoriamo dunque le icone; noi non offriamo la nostra adorazione alla materia, ma attraverso esse a coloro che in esse sono rappresentati, perché, come disse il divino Basilio, la venerazione dell'icona si trasmette al prototipo>>. E: <<Se noi facessimo un’immagine del Dio invisibile, noi saremmo certamente nell’errore […], ma non facciamo nulla di ciò; noi infatti non sbagliamo, se facciamo l’immagine del Dio incarnato, apparso sulla terra nella carne, che, nella sua bontà ineffabile, è vissuto con gli uomini ed ha assunto la natura, lo spessore, la forma ed il colore della carne>>. E’ facile, allora, capire anche perché sorse in antichità la leggenda della prima icona, il Volto Santo di Gesù su un velo, detto in greco Mandílion (mantile, sudario), <<non fatto da mano d'uomo>>, ma impresso miracolosamente.

Fig. 11 – Santa Trinità, da un’icona portatile di scuola russa del XVII secolo.

Fig. 12 – San Giorgio e il drago, da un’icona portatile di stile ionico conservata nella Chiesa di Cefalonia.

E’ questa la tradizione storica che Athina Gioblaki con le sue icone ci vuole testimoniare e trasmettere; testimoniare e trasmettere attraverso quella linea diretta che collega il suo operare all’antico modo di creare e sentire le immagini sacre, pur senza giungere, bisogna precisarlo, al rigore mistico degli asceti che tutt’oggi lavorano nell’impenetrabile mondo dei monasteri del Monte Sinai, delle Meteore o del Monte Athos. La sua attività di agiografa rappresenta allora una preziosa testimonianza, portata in prima persona, dei molteplici interessi che le icone hanno assunto col tempo nel vasto territorio dove quest’arte s’è diffusa. Il lungo prologo di questa relazione, è un passaggio necessario per comprendere la sua arte. Le icone di Athina Gioblaki, perderebbero una parte importante del loro patrimonio se non fossero ammirate anche alla luce di quanto testimoniano del passato. Il suo ispirarsi fedelmente agli originali creati nei tanti secoli delle vita dell’icona e nei tanti luoghi in cui essa ha preso piede, ci propone, infatti, anche la possibilità di poter indagare direttamente, attraverso immagini che, come i prototipi, vivono di una loro atmosfera sacrale (che non sono quindi solo riproduzioni), su aspetti storici dell’interpretazione del soggetto raffigurato, con tutte le implicazioni di valore simbico-teologico in esse espresso con ogni gesto, posa o colore dal pennello dell’artista. Ma attraverso le opere di Athina Gioblaki, è pure possibile intraprendere un percorso che passa attraverso i principali capolavori di questo affascinante universo artistico e di sacralità, dandoci la possibilità, soprattutto a noi occidentali, che tanto spesso guardiamo le icone con superficialità e talvolta incompetenza (perché esse sono davvero sovente troppo lontane dal nostro modo di concepire la religiosità cristiana) di meglio comprendere la valenza assunta dall’arte come devozione all’interno di un determinato momento storico della vita del fedele nelle comunità che hanno accolto questo genere di immagini. E’ una lezione viva che meglio ci fa capire anche il perché materiale dell’impiego di particolari tecniche artistiche, che non possono essere concretamente e pienamente intese se non messe in relazione alle diverse vicende conciliari e politiche che hanno accompagnano la storia delle icone, nelle differenti loro tipologie, e che hanno seguito il devoto in quasi duemila anni di esistenza. Le opere che Athina Gioblaki ci propone in questa mostra, circa una settantina, spaziano nel territorio e nel tempo della storia delle icone: basta osservare anche quelle che accompagnano questa relazione per notare subito come Athina Gioblaki si rifaccia ad opere che vanno dalle prime espressioni di questo genere artistico (figg. 1-7) ad altre di fattura moderna (figg. 15, 16), da opere di scuola prettamente bizantina (figg. 6, 8) e post bizantina (figg. 7, 9) a quelle di scuola cretese (fig. 1), di scuola macedone (figg. 3, 14), di scuola russa (figg. 4, 10, 11), di scuola ionica (figg. 12, 13) e così via.

Grazie alle icone di Athina Gioblaki, abbiamo quindi la possibilità di ammirare un excursus visivo di tutta una serie di immagini sacre ortodosse solitamente difficili da vedere in Italia, sebbene a Venezia, nel Museo dell’Icone Bizantine e post Bizantine e nella Chiesa di San Giorgio dei Greci, si conservi un nucleo di opere che rappresenta qualitativamente e storicamente un unicum in tutta Europa. E Athina Gioblaki, indirettamente, è come se quella raccolta ce la volesse introdurre per una nostra visita futura, perché la cultura figurativa là presentata è la stessa che traspira dalle sue opere. Una cultura filtrata in Occidente, oltre che per una matrice originaria comune, anche al seguito della trasmigrazione di molti artisti (e delle loro opere), fuggiti dall’Oriente cristiano ai tempi dell’Iconoclastia e della “minaccia” delle invasioni islamiche. Una cultura che ha profondamente influenzato, e talvolta condizionato, la nostra arte figurativa cristiano-cattolica più antica, trasmettendone composizioni e stilemi che hanno caratterizzato gran parte del nostro Medioevo, almeno fino alla comparsa di Giotto, e che, nel caso eccezionale di Venezia, soprattutto grazie agli stretti rapporti di dominio con l’isola di Creta, ha addirittura dato vita ad uno stile artistico comunemente definito “veneto-cretese”, i cui artefici sapevano dipingere tanto alla “maniera italiana” quanto, appunto, alla “maniera greca”. Tra tutti loro, certo s’innalzò a livelli qualitativi altissimi il genio straordinario di Domenico Theotokópulos, detto El Greco, nei cui allucinati capolavori seppe trasportare nell’arte occidentale, e soprattutto veneziana, tutta la spiritualità e la sacralità trascendente del mondo delle icone.

Fig. 13 – Madonna dal dolce bacio, da un’icona portatile di scuola ionica del XVIII secolo conservata nella Chiesa di Cefalonia.

 

C’è solo un monito, a tal proposito, che ci giunge ci giunge da un profondo studioso di icone qual è Pavel Folorenskij, il quale sottolinea come queste immagini sacre perdano la loro fragranza espressiva quando sono  decontestualizzate  dallo  spazio  originario 

 

Fig. 14 – San Nicola, da un’icona portatile di scuola macedone del XIX secolo.

Fig. 15 - L’Arcangelo Michele, da un’icona portatile di scuola neobizantina eseguita ad imitazione delle opere di scuola cretese del XII-XIII secolo.

Fig. 16 – Santo Stefano, da un’icona portatile moderna d’influenza bizantino-romana.

di culto e di visione in cui vive la pienezza della “simbologia dei loro colori”: <<Dipinta più o meno in quelle stesse condizioni, in una cella semibuia, con un’angusta finestra, con un’illuminazio-ne in parte artificiale, l’icona rivive solo in condizioni corrispondenti, e, al contrario, muore e si altera in condizioni che potrebbero, genericamente ed astrattamente parlando, mostrarsi più favorevoli per un’opera di pennello. Mi riferisco all’eguale, tranquilla, fredda, e forte illuminazione di un museo>>. 

Marco Mondi

 

  

ELENCO DIPINTI, IN VENDITA E NON IN VENDITA, A DISPOSIZIONE DEGLI STUDIOSI

Le mostre

Links

Altro ancora

DOV'E' LA NOSTRA GALLERIA

Home page GALLERIA FOTOGRAFICA

STUDIO MONDI DIPINTI ANTICHI E MODERNI, dott. FABIO MONDI (dipinti antichi), dott. MARCO MONDI (dipinti moderni), Galleria d'arte, antichità ed antiquariato, Corso XXIX Aprile, 7, 31033 Castelfranco Veneto (TV)   Italia, tel. 0423/723110, 0347/8158124, 0368/7311457, fax 0423/723110, ore: 10.00 - 12.30, 16.00 - 19.30, chiuso domenica e lunedì mattina, www.studiomondi.it - e-mail: studiomondi@tiscalinet.it - E' iscritto all'Associazione Trevigiana Antiquari.

Copyright © 2000 Studio Mondi Dipinti Antichi e Moderni - Italy - All Rights Reserved - Site design and html  by Studio Mondi - If you want to use anything from this site, please email to the Studio beforehand to ask for permission. - Domain name studiomondi.it created on: 10-Sep-2000 - Registrant studiomondi@tiscalinet.it

Specializzazione: lo Studio espone in permanenza qu ri antichi e moderni (soprattutto di artisti veneti), arte, antichità ed antiquariato. Effettua compravendite di qu ri, consulenze d'arte, ricerche artistiche, stime e perizie d'arte. Esegue testi storico critici, organizza e cura mostre e catalogazioni per conto di privati, Pubbliche Istituzioni, Associazioni Culturali ed Enti Pubblici e Privati. Per ricerche in corso, si invitano i possessori di opere e documenti di artisti di Castelfranco Veneto ed attivi in città a contattare lo Studio. Per avere informazioni su altre opere di pittori di Castelfranco Veneto, contattare la Galleria. Si acquistano opere di pittori di Castelfranco Veneto dopo averne esaminato preventivamente le foto (pittori di Castelfranco Veneto).

ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk, ATHINA GIOBLAKI, CASTELFRANCO VENETO, Dipinti ANTICHI, icona, Agiografa, Joseph Volokolamsk