ASSOCIAZIONE TREVIGIANA ANTIQUARI, Mostre, Collaterale 2009

Figlio d’arte (il padre, Mariano José Fortuny y Carbò, fu un valente pittore di gusto un po’ pompier ed eclettico che, tra Spagna, Francia ed Italia, riscosse grande successo, sulla scorta del quale diede avvio alla moda dell’atelier artistico inteso come salotto elegante e mondano), la personalità, ed il personaggio, di Mariano Fortuny y Madrazo (Granada, 1871 – Venezia, 1949) rappresenta sotto molti aspetti la personificazione di un’epoca e di una società, quella di un’agiata mondanità artistica e cosmopolita di fine-inizio secolo, modernamente intesa, ma continuamente in bilico tra riesumazioni storiche e sconfinato entusiasmo per ogni genere di novità. Educato, cresciuto e formatosi come artista in un ambiente culturale di apertura internazionale, trovò in Venezia il luogo ideale dove poter esprimere la sua intrigante e geniale indole creativa, che necessitava tanto di quell’humus ricco e fertile di stimoli al punto che vien da chiedersi se altrove Mariano Fortuny sarebbe stato quello che è potuto essere vivendo e lavorando nella città lagunare.

Artista indubbiamente moderno ed inserito in un contesto produttivo internazionale legato alla moda, ai salotti buoni e alle enormi disponibilità economiche in una società in continuo progresso, ad una più attenta analisi la sua figura appare parte di un mondo destinato a cambiare profondamente nel corso del nuovo secolo. Come una sorta di D’Annunzio delle arti figurative, ma assai più discreto e riservato, in Mariano Fortuny, nelle sue opere, nella sua creatività, si sente sempre presente quella cultura ottocentesca di estrazione romantica, culla dei grandi risvolti intellettuali, letterari ed artistici che hanno trovato sfogo nel Decadentismo, nel Simbolismo o, in senso più lato, nell’Art Nouveau (Liberty da noi), per lo stesso motivo per cui la foga reazionaria delle Avanguardie Storiche, rientra in un ciclo conclusivo che ha la sua origine nel secolo precedente. Ma questo, in Mariano Fortuny, non ha mai rappresentato un limite alla sua genialità, anzi, in un certo senso, è stato la sua fortuna come artista e come personaggio, poiché gli permetteva di disporre di quell’esperienza e di quell’educazione estetica che sono state, e sono, tra le sue componenti più caratterizzanti. Le sue straordinarie qualità d’inventore di gusti, di mode e di tecniche esecutive nei vari campi in cui, da artista poliedrico, interessato pressoché ad ogni forma espressiva, s’è cimentato, avevano bisogno della conoscenza di quanto era avvenuto prima per essere poi davvero innovative, specie qualora si trattava d’intervenire nel campo delle arti applicate. Il suo interesse in questa direzione, che per lui fu, forse prima di tutto, un desiderio necessario per vivere in una dimensione esteticamente unica la sua quotidianità, come una sorta di Des Esseintes artefice dei propri piaceri sensoriali (chi va a visitare il Museo di Palazzo Fortuny a Venezia, che fu la sua dimora, se ne può facilmente render conto), gli permise un approccio davvero moderno e applicato qualitativamente anche a tutte le fasi produttive; tant’è vero che, quando gli venne proposto di sviluppare “industrialmente” i tessuti che ormai da anni andava creando per una committenza strettamente di nicchia, la sua preoccupazione fu quella di occuparsi non solo della loro progettazione ma di seguirne personalmente le fasi e idearne i mezzi necessari alla loro esecuzione, disegnando i macchinari da impiegare, mescolando, quasi fosse stato un alchimista medievale, le sostante più idonea ad ottenere i colori desiderati e occupandosi direttamente di quant’altro potesse servisse allo scopo. Il suo ruolo all’interno dell’azienda “Tessuti Artistici Fortuny S.p.A.”, fondata nel 1921 a Venezia, fu un ruolo dalle mille competenze: egli fu imprenditore, fu designer e fu supervisore di tutte le fasi di produzione, assicurandosi che l’intero ciclo rimanesse gelosamente custodito nel segreto, come tutt’ora succede. Una figura di imprenditore certo, e sicuramente moderno ed innovatore nella tecnica di produzione, ma al tempo stesso una sorta anche di capomastro di un’officina o di una bottega artistica così com’era intesa in passato: se si considera poi che la produzione è tutt’oggi fatta con gli stessi macchinari, gli stessi tessuti, gli stessi colori e, soprattutto, utilizzando i disegni originali lasciati dal maestro, si capisce ancor di più come il ruolo imprenditoriale di Mariano Fortuny sia stato quello di un artista rinascimentale all’interno della sua bottega, dove la genialità dell’artista era la garanzia prima di una produzione di qualità e del successo stesso dell’azienda. Giuseppe Iannò nel suo intervento ben ci approfondisce molti di questi aspetti, ma come direttore ben sa che la fortuna imprenditoriale della “Tessuti Artistici Fortuny” sta proprio, e non potrebbe essere altrimenti al fine di darne continuità nel tempo senza correre il rischio di perderne l’identità storica, sulla genialità del suo fondatore e sull’accortezza e lungimiranza, in tal senso, della famiglia che oggi ne detiene la proprietà.

L’artista – Il brillante ed enigmatico Mariano Fortuny nacque nel 1871 a Granata in Spagna da una famiglia di rinomati artisti. Sebbene si sia ben presto rivelato pittore di talento, risultò chiaro fin da subito che la pittura era solo una delle sue numerose doti artistiche. In seguito all’improvvisa morte di suo padre, avvenuta nel 1874, la madre di Mariano, Doña Cecilia, portò il giovane Fortuny e sua sorella, Maria Luisa, a Parigi. Nel 1889 si trasferirono di nuovo, questa volta a Venezia, dove Fortuny si stabilirà per tutto il resto della sua carriera.

Fortuny viaggiò molto, cercando ispirazione nella grande arte europea, greca ed egiziana. Richard Wagner, famoso per le sue composizioni musicali, ma anche profondo pensatore e scrittore, influenzò Fortuny in maniera profonda. Un incontro con la famiglia di Wagner, nel 1892, nove anni dopo la sua morte, consolidò l’importanza del compositore per il giovane Fortuny, aiutandolo a definire i suoi ideali estetici: tutti gli artisti – dal concetto iniziale, e via via fino all’esecuzione finale di un’idea – devono controllare anche i più piccoli dettagli del loro processo creativo e nessuna disciplina artistica è più degna di nota di un’altra. Una curiosità costante rese l’industrioso Fortuny tanto poliedrico quanto prolifico. Prima pittore, poi incisore, scultore, fotografo, architetto ed inventore, oggi la ristretta definizione di “artista” non riesce a descrivere Mariano Fortuny in maniera adeguata. Fu un vero uomo del Rinascimento che produceva da sé la sua carta fotografica, rilegava i suoi libri, e progettava le sue lampade e i suoi mobili. Creò uno dei primi interruttori a reostato, inventò un propellente per barche, e fabbricò da sé i suoi colori, le sue tinture, i suoi pennelli e i suoi macchinari. Modernizzò l’illuminazione del palcoscenico e diede impulso al design ingegnerizzando il Fortuny Dome, che applicava le sue teorie sulla luce indiretta e diffusa. Anche se spesso misconosciuta, la sua influenza sulla vita di oggi è nondimeno incommensurabile. Nel 1897, a Parigi, Fortuny incontrò la sua musa, Henriette Negrin (1877-1965). Nel 1902 lei si trasferì nella sua casa studio a Venezia, Palazzo Orfei.

Parecchi anni più tardi si sposarono. Con il sostegno continuo di Henriette, Fortuny rifiorì. Nel 1907 entrò a far parte dell’industria della moda con l’introduzione di una delle sue opere più degne di nota, l’abito Delphos, prevalentemente ispirato alla scultura greca. Si trattava di un capo, elegante e versatile, che sembrava raggiungere l’impossibile: semplicità e complessità al contempo. I suoi capi di abbigliamento rivoluzionari mettevano in risalto il corpo femminile in movimento talmente bene che ballerini famosi come Isadora Duncan li desideravano ardentemente. Poco dopo Fortuny cominciò a lavorare sui tessuti che vengono confezionati ancora oggi. La produzione di questi tessuti rappresentò il culmine delle sue conoscenze delle tecnica, del colore, del design e dell’arte, una manifestazione di puro genio artistico. Fortuny mantenne costante la sua passione per le belle arti fino alla sua morte nella sua casa di Venezia nel mese di maggio del 1949.

Il contributo di Fortuny nel campo tessile - Mariano Fortuny cominciò a produrre i suoi tessuti leggendari nei primi anni del 1900. Incredibilmente durevoli, con un aspetto quasi mistico, diventarono ben presto famosissimi grazie alla loro bellezza inimitabile e alla loro versatilità. La Firenze del quindicesimo secolo, la Venezia del diciassettesimo secolo, la Persia, l’Asia, il Sud America, l’Egitto, la Cina e la Grecia: tutti questi temi ispirarono la produzione tessile di Fortuny. Usò le sue composizioni di tinte e di pigmenti basate sulle antiche tecniche dei maestri, conferendo ai suoi materiali un aspetto antico e autentico. A livello internazionale, i suoi contemporanei applaudivano il lavoro di Fortuny perché trascendeva ogni descrizione e lo definivano inesprimibile in ogni lingua. Le pezze di Fortuny erano così avvolte nel mistero che iniziarono a circolare voci infondate di stregoneria e di magia. Nel 1927 l’arredatrice americana Elsie McNeill (più tardi Elsie McNeill Lee, poi Contessa Elsie Lee Gozzi), fu incantata dalla bellezza delle stoffe Fortuny, viste a Parigi. Rendendosi conto che queste stoffe potevano essere messe sul mercato per residenze private attraverso arredatori e designer, si recò a Venezia per incontrare il grande artista. La Signorina McNeill lo convinse della propria intuizione e diventò ben presto sua stretta confidente e unico distributore dei suoi tessuti e dei suoi vestiti negli Stati Uniti al 509 di Madison Avenue. Dopo la morte di Mariano Fortuny per un breve periodo la fabbrica in Giudecca rimase inattiva. Su insistenza di Henriette Fortuny, Elsie McNeill Lee coprì l’assenza di Fortuny come responsabile delle operazioni. Era l’unica persona con una conoscenza profonda degli aspetti principali dell’attività – creativi, tecnici e commerciali. I suoi mirabili sforzi e la sua incessante insistenza nel mantenere gli alti livelli di standard di Fortuny contribuirono ad assicurare che la fabbrica continuasse ad operare per generazioni dopo la sua morte. I procedimenti e i metodi di produzione complicati di Fortuny, irripetibili altrove, sono sempre rimasti un segreto custodito all’interno delle mura della fabbrica sull’isola. Questa incredibile e unica produzione rimane intatta, usando le stesse macchine e gli stessi metodi implementati da Fortuny stesso quasi un secolo fa. Il risultato è una stoffa raffinata e ineguagliabile. Ogni pezza è un’opera d’arte unica. Con la dovuta cura i tessuti di Fortuny dureranno per generazioni e generazioni, invecchiando come ogni oggetto artistico antico. Sebbene ci siano stati innumerevoli tentativi di copiare lo stile di Fortuny e i suoi metodi brevettati, in particolare per quanto riguarda la produzione di abiti, tessuti e lampade, siamo fiduciosi che nessun’altra fabbrica possa eguagliare l’eccellenza, il colore, la qualità e gli standard di Fortuny. Oggi, per assicurare che vengano mantenuti esattamente i suoi stessi standard, affrontiamo il nostro lavoro con la stessa dedizione e passione nei confronti dell’arte e dei tessuti che Fortuny infuse al suo lavoro. E’ con molto orgoglio e con molto onore che portiamo avanti l’opera e l’eredità di Mariano Fortuny.

I giardini, i terreni e la fabbrica della Giudecca - Costruita sulla proprietà di un antico convento, molto tempo dopo esser stato chiuso da Napoleone, la fabbrica di Fortuny sull’isola della Giudecca venne aperta nel 1922. Fortuny aveva acquistato il terreno nel 1919 da Giancarlo Stucky, un amico intimo e proprietario di un mulino di grano nell’edificio accanto. Fortuny aveva bisogno di uno spazio molto ampio per ospitare le macchine che aveva inventato per la produzione dei suoi tessuti. Per coronare questa sua visione, fece costruire la fabbrica seguendo sue precise istruzioni. Ancora in funzionamento oggi, è l’esempio monumentale dello spirito durevole e intraprendente di Mariano Fortuny. Molte persone hanno potuto ammirare la bellezza dell’area su cui sorge la fabbrica alla Giudecca, su invito della Contessa Gozzi. Era un’ospite generosa, mossa dalla passione di condividere il fenomeno Fortuny. Per mantenere intatti i segreti di Mariano Fortuny, la fabbrica non è aperta ai visitatori, ciò nonostante sia il giardino che la showroom siano aperti al pubblico (per informazioni tel. 041-5287697 oppure info@fortuny.com ). Il Museo Fortuny a Venezia, come pure le showroom di Venezia e di New York, raccolgono ed espongono al pubblico i ricordi, i tessuti e le altre opere di Fortuny.

142) - MARIANO FORTUNY (Granada, 1871 – Venezia, 1949), su disegno di, Carnavalet, primi decenni del sec. XX, stoffa e colori naturali, cm 35 x 60 ca., Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

143) - MARIANO FORTUNY (Granada, 1871 – Venezia, 1949), su disegno di, Glicine, primi decenni del sec. XX, stoffa e colori naturali, cm 35 x 60 ca., Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

144) - MARIANO FORTUNY (Granada, 1871 – Venezia, 1949), su disegno di, Delfino, primi decenni del sec. XX, stoffa e colori naturali, cm 35 x 60 ca., Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

145) - MARIANO FORTUNY (Granada, 1871 – Venezia, 1949), su disegno di, Corone, primi decenni del sec. XX, stoffa e colori naturali, cm 35 x 60 ca., Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

146) - MARIANO FORTUNY (Granada, 1871 – Venezia, 1949), su disegno di, Corone, primi decenni del sec. XX, stoffa e colori naturali, cm 35 x 60 ca., Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

147) - MARIANO FORTUNY (Granada, 1871 – Venezia, 1949), su disegno di, Mazzarino, primi decenni del sec. XX, stoffa e colori naturali, cm 35 x 60 ca., Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

148) - MARIANO FORTUNY (Granada, 1871 – Venezia, 1949), su disegno di, Cintura per abito, anni trenta del sec. XX, seta, cm 120 x 6,5, Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

149) - MARIANO FORTUNY (Granada, 1871 – Venezia, 1949), su disegno di, Cintura per abito, anni trenta del sec. XX, velluto, cm 169 x 3, Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

150) MARIANO FORTUNY (Granada, 1871 – Venezia, 1949), su disegno di, Stoffe miste, primi decenni del sec. XX, stoffa e colori naturali, cm 35 x 60 ca., Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

151) - Packaging originale con logo per abito Delphos in cartone bianco, anni Trenta del sec. XX, cubo di lato cm 11, Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

152) - Libro di fotografie, anni Trenta del sec. XX, cm 29,5 x 25,5 x 3,5, Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

153) - Perle in vetro per abiti Fortuny, anni Trenta del sec. XX, Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

154) - Libro Fortuny 1838 – 1874, edizione per Maryano Fortuny y Marsal, anni Quaranta del sec. XX, cm 39,5 x 30 x 4, Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

155) - Libro di fotografie e di disegni, anni Quaranta del sec. XX, cm 21 x 35,5 x 5,5, Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

156) - Scatola gialla con 3 tubetti di colore, anni Sessanta del sec. XX, cm 14 x 10 x 3 anni, Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

157) - Scatola grigia con 6 tubetti di colore, anni Sessanta del sec. XX, cm 10 x 14 x 3 anni, Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

158) - MARIANO FORTUNY (Granada, 1871 – Venezia, 1949), su disegno di, Depliant con foto, 1925 – 1940 ca., cm 15,5 x 14,5 x 1, Venezia, collezione Fortuny Tessuti Artistici.

Referenze fotografiche: Associazione Trevigiana Antiquari: nn. 1-2, 4-8, 13-19, 32, 38-39, 46-47, 49-53, 58, 60, 62-64, 68-72, 77-80, 82-88, 91-100, 103-104, 109-110, 122-124, 131-141, 159-179; figg. alle pp. 76, 78, 80, 82, 84, 88, 94, 135, 138. Biblioteca Comunale, Treviso: nn. 9, 11. Federico Andrisani, Padova: n. 48. Fortuny Tessuti Artistici, Venezia: nn. 142-158, fig. alla pagina 153. Grafiche Tassotti, Bassano del Grappa: nn. 54-57, 59, 61, 65, 67, 73-76, 81, 89, 90; fig. alla p. 86. Giuseppe Vanzella, Treviso: nn. 125-130. Isabella Minchio, Bassano del Grappa: nn. 20-21, 24-25, 31, 33-37, 40, 108, 121. Musei Civici, Treviso: n. 22. Museo d’Arte Medioevale e Moderna, Padova: nn. 41-45. Pierfrancesco Garola, Padova: nn. 23, 27-30. G. Pezzini Bernini, F. Fiorani, Canova e l’incisione, Ghedina & Tassotti Editori, Grafiche Tassotti, Bassano del Grappa (VI), 1994, pp. 97, 128, 179, 214, 240, 248-249, 253: nn. 111-120. T. Basso, A. Cason, Treviso ritrovata, Edizioni Canova Treviso, Stampa Grafiche Zoppelli s.r.l., Dosson (TV), 1995, pp. 16, 73, 86: nn. 3, 10, 12. E. Manzato, G.C.F. Villa, Una pinacoteca per l’Ottocento, Edizioni Canova, Zoppelli s.r.l., Dosson di Casier (TV), 2000, p. 44: n. 102. V. Messina, Domenico Carpinoni, Moma Edizioni, MyPrint, Clusone (BG), 2009, p. 35: n. 26. Arte a Venezia ai Tempi di Canova, Pieghevole della Galleria Nuova Arcadia di Luciano Franchi, Padova, s.d., pp. 1-2: n. 105-107.

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