ASSOCIAZIONE TREVIGIANA ANTIQUARI, Mostre, Collaterale 2009

Sezione 5. I Remondini: esempio di una delle più grandi industrie dell'Europa settecentesca

Fondata a Bassano verso la metà del XVII secolo e sviluppatasi in modo impressionante nel secolo successivo, l’azienda dei Remondini rappresenta uno degli esempi più sorprendenti della grande imprenditoria veneta dell’epoca legata al mondo dell’arte, presentandosi ancora adesso come una “industria”, sotto molti aspetti, già moderna. Impresa di stamperia, cartotecnica ed editoria, diffuse i propri prodotti in un territorio vastissimo, che giungeva sino alle Americhe, dando lavoro a ben più di un migliaio di persone. Nonostante l’indispensabile apporto scritto di Giorgio Tassotti, che ci dà un’idea approfondita della sua portata imprenditoriale, è chiaro da subito quanto limitativo sia, in un contesto come il nostro, trattare una realtà aziendale tanto estesa, complessa e dalle mille sfaccettature. Guardando le opere realizzate in due secoli di attività, si può facilmente constatare come, siano esse carte, incisioni, libri od oggetti, tutte mostrino una tipologia produttiva di carattere essenzialmente popolare ma, nella loro semplicità, di estremo fascino ed abilità esecutiva o, per i libri, destinati alla diffusione in grande scala tanto di pubblicazioni religiose, storiche o letterarie quanto scientifiche, mediche, agricolo-botaniche, geografiche o di altri usi pratici, di notevole importanza culturale e storica per l’epoca. Il legame col mondo dell’arte è stato sempre pressoché indiretto o di riporto, anche se vi sono stati casi di collaborazione con valenti artisti o scrittori impegnati, come fu, ad esempio con Giovanni Volpato, incisore, o con Zaccaria Seriman, i cui Viaggi di Enrico Wanton, usciti col falso luogo d’edizione di Berna perché considerati un libro “pericoloso”, rappresentano «quello che è probabilmente l’unico romanzo originale veneziano stampato dai Remondini» (G. Pizzamiglio).

Rispetto alle altre attività artistiche affrontare in mostra, quella dei Remondini è l’unica (se si esclude, ma solo in parte, la Fontebasso e la sezione di Zecchin) dove a capo dell’azienda non vi sia stato un artista bensì un imprenditore. Le scelte produttive e di mercato dell’azienda, infatti, furono sempre dettate più che da esigenze economiche che estetico-culturali, portando notevoli ricchezze alla famiglia e garantendo una continuità aziendale nel tempo. Tuttavia, e forse proprio perché, pur indirettamente, i rapporti col mondo dell’arte erano parte integrante ed essenziale della produzione, ciò non ha mai comportato scelte economiche che potessero compromettere la qualità esecutiva della loro manifattura, stamperia o tipografia; al contrario, nei limiti delle possibilità aziendali, la ditta Remondini ha sempre cercato di realizzare prodotti di qualità ma che potessero essere economicamente compatibili alla loro diffusione di massa, poiché fare una produzione popolare da diffondere su larga scala non voleva dire, come non lo vuol dire anche oggi, fare prodotti scadenti per realizzare più guadagni. Anzi, quella continuità che ha garantito circa due secoli di vita alla ditta e l’ha resa florida, è stata possibile proprio per aver saputo dosare quel giusto equilibrio tra qualità, quantità e possibilità di reddito, perché l’una con le altre erano strettamente legate (e a tal riguardo, con le debite differenze e cautele, un raffronto tra il successo di una ditta come questa e i fallimenti economici di iniziative differenti certo, ma anche con molti punti in comune, come quelle imprenditoriali di William Morris o della Wiener Werkstätte forse non sarebbero inutili, anche perché tra l’una e le altre, e con la prima in modo particolare, le separano davvero pochi anni, considerando che l’azienda di Bassano chiude i battenti verso la metà del XIX secolo e più per incapacità di rinnovo tecnico e tecnologico che per altro). Se andiamo ad osservare, ad esempio, le carte decorative prodotte, ci si accorge facilmente che la loro bellezza sta in una raffinata ricerca di motivi decorativi i quali, ed è singolare ma non casuale, per eleganze e tipologie possono essere raffrontati con le decorazioni pittoriche delle pareti e delle facciate delle case medievali, che sono facilmente visibili camminando anche per Treviso; ma non solo, ci si accorge anche che la loro esecuzione, che ovviamente prevedeva una facile ripetizione seriale, era altrettanto ricercata ed accurata, ottenuta sovente con stampe a più torchi, con coloritura a spruzzo o data direttamente a pennello attraverso mascherine, con verniciature e così via. L’esigenza stessa, per la stamperia, di ricorrere a fonti d’ispirazione diretta o di possibilità diretta di riproducibilità andando ad acquisire matrici, incisioni ed anche disegni di artisti italiani e stranieri, contemporanei ed antichi, è alquanto sintomatico a tal riguardo: lo si può constate andando a visionare questa notevole mole di opere giunta per lascito Remondini al Museo Civico di Bassano del Grappa assieme ad un’altrettanto cospicua quantità di opere della ditta, che ha recentemente permesso l’apertura a Palazzo Sturm di un museo interamente dedicato proprio ai Remondini, che abbiamo voluto includere nel nostro itinerario esterno.

I Remondini

Giorgio Tassotti, Grafiche Tassotti srl di Bassano del Grappa, Presidente dell'Associazione Scuola di Grafica “A. Remondini”

La casa Remondini operò a Bassano dalla metà del ’600 per circa due secoli. Fu però nel corso del ’700 che si caratterizzò come la maggiore casa editrice italiana ed una delle maggiori d’Europa. In una realtà produttiva contrassegnata ancora da sistemi di produzione artigianali il complesso industriale della famiglia Remondini destò costantemente lo stupore, l’ammirazione e l’invidia di quanti, italiani o stranieri, ebbero occasione di conoscerlo.

La ditta era stata fondata da Giovanni Antonio Remondini, un mercante non ricchissimo impegnato in vari settori, che aveva affiancato alle sue precedenti attività la stampa di qualche incisione di carattere popolare e di qualche libretto di limitato impegno tipografico. Furono però soprattutto gli eredi a concentrarsi nell’impegno editoriale, dimostrando intraprendenza e coraggio, in un momento in cui l’editoria veneziana era notevolmente potente e cercava di scoraggiare ogni iniziativa concorrente all’interno dei territori della repubblica veneta.

Nella prima metà del ’700 la famiglia Remondini cercò quindi di rafforzare le proprie strutture industriali. Fondamentale fu l’acquisizione di alcune cartiere sul Brenta e sul Piave, al fine di poter controllare meglio il rifornimento della materia prima indispensabile a tutte le lavorazioni.

In questa prima fase l’azienda si concentrò in quelle produzioni che non potevano suscitare particolare avversione presso i maggiori imprenditori veneziani; dunque tante immagini e tanti libretti di piccole dimensioni, malamente stampati e ristampati innumerevoli volte. Erano i libri cosiddetti da risma, poiché venivano venduti appunto a risma senza essere rilegati; si trattava di operette economiche per le scuole, come salteri, abachi o abbecedari e romanzi e poemetti della tradizione cavalleresca: poche pagine, ornate talvolta da qualche rozza incisione xilografica.

Attraverso questa produzione nel 1750 la ditta era già sufficientemente solida per poter affrontare la competizione con i più grandi editori veneziani e stranieri. In quell’anno, ottenuta l’iscrizione alla corporazione degli stampatori di Venezia, aprì nella stessa città, malgrado l’opposizione degli imprenditori locali, una rifornita libreria che divenne la sede ufficiale dell’azienda.

La ditta aveva raggiunto allora dimensioni impressionanti, rapportate ben inteso alle dimensioni medie di un’azienda dell’epoca. Per produrre stampe, libri, carta bianca, carte da parati di varia fattura, operavano quattro cartiere, diciotto torchi tipografici, trenta torchi calcografici e quattro per le carte miniate. Il tutto dava lavoro ad un migliaio circa di dipendenti, senza contare l’apparato per la distribuzione altrettanto complesso: una piccola libreria a Bassano, una grande a Venezia, due agenzie per il rifornimento di centinaia di venditori ambulanti a Pieve Tesino nel Trentino a S. Pietro al Natisone in Friuli; infine decine e decine di corrispondenti in Italia e in Europa, prevalentemente, nella penisola iberica e nell’Europa centro-orientale.

In quegli anni il fervore industriale e commerciale era tale che in Italia ed in Europa la ditta dovette affrontare vivaci contrasti contro ogni sorta di avversari. A Venezia i vecchi librai non si rassegnavano a dover subire una concorrenza così agguerrita. In Spagna ebbe gravi conseguenze la diffusione di una stampa ritenuta oltraggiosa al re Carlo III: il vecchio Giambattista Remondini fu addirittura costretto a lasciare lo stato veneto e a trovar riparo in territorio austriaco per sfuggire ad un ordine di cattura spiccato su richiesta della corte di Madrid. Ad Augsburg i locali calcografi impegnarono la casa bassanese in una lunga controversia giudiziaria, ritenendola responsabile di plagiare sistematicamente le loro produzioni.

Le fortune della ditta Remondini iniziarono a venir meno nell’ultimo decennio del ’700. La caduta della Repubblica di Venezia, le guerre napoleoniche, l’irrompere di nuove tecnologie trovarono la famiglia impreparata ed incapace di adeguarsi in tempi rapidi alla nuova era. Il declino fu lungo ma inarrestabile. L’ultima erede chiuse i battenti degli stabilimenti nel 1861.

La diffusione - Difficile comprendere le straordinarie fortune della stamperia di Bassano senza considerare il grande impegno che i suoi titolari misero nella diffusione dei loro prodotti. In ordine di tempo, quando soprattutto la casa era impegnata nella produzione di stampe popolari, di primaria importanza fu l’accurato sfruttamento del commercio ambulante. Rapporti strettissimi furono intrattenuti con gli abitanti del Tesino, una vallata laterale della Valsugana, in territorio austriaco, e, in seguito, con i gardenesi del Tirolo e gli sloveni veneti di Cividale del Friuli. Già dalla seconda metà del ’600 Giovanni Antonio Remondini aveva avuto la geniale intuizione di legare a sé centinaia di uomini che per oltre un secolo e mezzo portarono le stampe di Bassano in giro per il mondo, ai quali forniva la merce a credito ed un finanziamento iniziale per il viaggio. I girovaghi, organizzati in compagnie di tre o quattro persone l’una, si impegnarono in viaggi che divennero via via sempre più arditi. Prima l’Italia settentrionale e la Germania; dal 1730 iniziò la penisola iberica, da dove non pochi salparono alla volta dell’America latina; ad est l’impero asburgico e i paesi slavi sino a Mosca, Pietroburgo e anche oltre in direzione della Siberia. Solo verso la seconda metà del Settecento, quando la produzione era ampiamente diversificata con libri e carte da parati di importanza pari a quella delle stampe, iniziarono criteri di distribuzione basati su una fitta rete di agenti e corrispondenti stabili. Di un certo interesse sono anche i sistemi commerciali. Il primo momento della pubblicazione dei prodotti era la spedizione dei cataloghi, capillarmente diffusi in tutta Europa, e richiesti con insistenza dagli stessi librai. Via via sempre più voluminosi e suddivisi, a partire dal 1766, tra libri e stampe, erano preceduti da una introduzione in italiano, francese e latino che illustrava le condizioni generali di vendita. Grande respiro il Remondini lasciava per i pagamenti, anche nel caso di spedizioni remote. Normalmente il saldo della merce doveva essere effettuato entro un anno dalla spedizione. Ma spesso a causa della lentezza dei trasporti la casa bassanese poteva concedere dilazioni superiori: non era raro, ad esempio, che i colli impiegassero cinque o sei mesi per raggiungere la Spagna. Gli oneri del trasporto erano spesso contrattati preventivamente soprattutto nel caso di grandi commissioni. In linea di massima, in Italia, le spese di spedizione erano a carico dei Remondini. Per quelle estere si arrivava a soluzioni di compromesso.

Le stampe popolari - Furono soprattutto le stampe a diffusione popolare a contrassegnare la produzione grafica della casa Remondini. Fin dai suoi esordi nella seconda metà del ’600 l’azienda bassanese trovò nelle immagini capillarmente diffuse dai venditori ambulanti nelle fiere e nelle campagne la merce che poteva assicurare il successo commerciale. Si trattava in gran parte di stampe sacre: cristi, madonne e santi goffamente intagliati in ogni formato, dal classico santino al foglio di grandi dimensioni da appendere alle pareti, tutti animati da vivacissimi colori tali da colpire l’immaginazione popolare. In tutto il mondo cattolico i “santi dei Remondini” caratterizzati da infinite varianti locali, al fine di adattarsi ai gusti iconografici più diversi, divennero elemento familiare della vita quotidiana. Non vi era quasi devozione particolare dal Perù alla Transilvania che a Bassano non potesse essere rievocata dalla miriade di incisori che operavano al servizio degli stampatori bassanesi.

Accanto alle stampe religiose vi era un certo numero di incisioni a carattere profano che ugualmente riscosse ampio successo popolare: dalle figure di animali ai vari giochi, dal celeberrimo “Paese di cuccagna”, in cui si descriveva “il gran paese di cuccagna dove chi manco lavora più guadagna”, al “mondo alla rovescia” che, come il precedente, poteva consolare contadini e lavoratori dalle miserie e dalle angherie giornalmente subite.

Nella seconda metà del ’700 questi generi vennero affiancati da prodotti più ricercati. Se in alcuni casi erano opera del lavoro degli artisti maggiormente qualificati che operavano in seno alla ditta, più spesso si trattava di legni e rami incisi con un glorioso passato alle spalle acquistati e riutilizzati dai Remondini. I cataloghi delle stampe periodicamente pubblicati in quegli anni danno una chiara idea di quest’opera di raccolta. Vi si trovano elencate circa 10.000 immagini, tra le quali anche “stampe di celebri pittori e incisori antichi”.

Altro aspetto di grande interesse del settore calcografico dell’azienda fu quello di porre in commercio incisioni che potevano essere adattate alle più disparate applicazioni: ecco i fogli per ventole, i fogli da ritaglio per rivestire i mobili o per i coperchi delle tabaccherie e le mirabili vedute ottiche utilizzate per gli spettacoli del “mondo nuovo”.

Le cartiere e le carte decorate - Per una azienda editoriale dell’età moderna, prima della rivoluzione industriale e della relativa meccanizzazione ed automazione dei processi produttivi, il rifornimento della carta era il problema di più difficile soluzione. Sino alla fine del Settecento il suo costo incideva mediamente per circa il 50%. Risultava altresì difficoltoso anche il rifornimento costante. I cartai erano a loro volta soggetti ai capricci atmosferici che alteravano la regolare portata dei fiumi lungo i quali gli stabilimenti erano situati e alla penuria endemica di stracci, la materia prima indispensabile alla fabbricazione della carta. Poter quindi controllare direttamente alcune cartiere era un elemento che garantiva un cospicuo vantaggio rispetto ai concorrenti.

Nella prima metà del Settecento i Remondini curarono con particolare attenzione questo aspetto. Finirono con l’acquisire alcune cartiere lungo le rive del Brenta e del Piave che posero a disposizione quasi esclusiva dei loro stabilimenti. La cartiera principale era situata ad Oliero in Valsugana; era un impianto di recente costruzione tenuto costantemente al passo con le contemporanee acquisizioni tecnologiche.

Da Oliero a dorso di mulo la carta raggiungeva la piazza di Bassano dove erano situati gli stabilimenti tipocalcografici.

La possibilità di disporre di carta propria consentiva inoltre ai Remondini di combinare il lavoro delle cartiere con quello della stamperia nella realizzazione di prodotti destinati agli usi più svariati, dal rivestimento delle pareti alle copertine dei libri. La coloritura uniforme poteva essere effettuata direttamente nella prima fase; ma altre lavorazioni più complesse dovevano invece essere effettuate a Bassano, mediante appositi passaggi in bagni particolari e grazie a speciali torchi predisposti allo scopo. Si ottenevano così le celebri carte dorate, argentate, cinesi, sbruffate, indiane, persiane, tartarugate, damascate, fiorate, vellutate etc. ricercatissime nell’Europa settecentesca, alcune delle quali, rimesse in commercio dall’imprenditore varesino Giuseppe Rizzi che aveva acquisito le matrici lignee remondiniane agli inizi del nostro secolo, sono note ancora oggi col nome di carte di Varese.

La produzione libraria - Per oltre un secolo l’attività tipografica rimase in secondo piano rispetto agli altri settori dell’azienda. La produzione non era allora granché differente da quella delle altre stamperie di provincia, alle quali era riservato il rifornimento delle piccole esigenze locali, come libretti ad uso delle scuole inferiori, commissioni di autori del posto, bandi, tariffari, bollette ed altri scritti d’uso amministrativo. Ma mentre solitamente questi materiali garantivano irrisori margini di guadagno, Giovanni Antonio Remondini intuì che anche altri prodotti del genere potevano essere diffusi in grandissime quantità non solo a Bassano, ma anche altrove grazie alla collaborazione dei girovaghi che contemporaneamente distribuivano la produzione incisoria.

A metà del Settecento la ditta si sentì sufficientemente forte per lanciarsi nella produzione libraria in grande stile e per poter affrontare i potenti tipografi veneziani. Nel 1750, ottenendo l’ammissione alla corporazione degli stampatori e dei librai di Venezia, la ditta Remondini poté iniziare a godere degli stessi loro diritti ed aprire una grande libreria nella città lagunare, malgrado la ferma opposizione dei più potenti editori poco avvezzi alla concorrenza di una moderna azienda di impianto capitalistico con base in terraferma.

Da quel momento al settore libraio fu destinata la stessa attenzione riservata agli altri. Nella seconda metà del Settecento oltre il 10% delle licenze di stampa concesse nello stesso veneto furono rilasciate ai Remondini, che dai miseri libretti popolari del loro primo periodo allargarono la produzione anche a campi più prestigiosi. È vero peraltro che la maggior parte dei titoli presenti nei loro cataloghi erano ristampe a buon mercato delle opere veneziane di maggior successo. Gli stampatori bassanesi non dimenticarono mai l’esigenza di un pronto riscontro commerciale. Questa rimase sempre la primaria necessità: di conseguenza scarsa attenzione fu destinata ai grandi temi intellettuali del secolo, poiché non erano quelli che assicuravano le grandi tirature, ma soprattutto opere di carattere religioso e scolastico ricercatissime in tutta Italia e in buona parte dell’Europa cattolica.

54) - STAMPERIA REMONDINI, Santini da breviario, sec. XVIII, incisione calcografica su carta, matrice mm 301 x 201 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

55) - STAMPERIA REMONDINI, S. Homo Bon, sec. XVIII, incisione calcografica su carta, matrice mm 245 x 162 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

56) - JACOPO TINTORETTO (Venezia, 1518 – 1594) pinx., GIOVANNI VOLPATO (Bassano, 1735 – Roma, 1803) inc., STAMPERIA REMONDINI, Le Nozze di Cana, 1772, acquaforte su carta, foglio mm 283 x 400 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

57) - STAMPERIA REMONDINI, S. Giuseppe, sec. XVIII, incisione calcografica acquerellata a mano su carta, matrice mm 146 x 106 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

58) - STAMPERIA REMONDINI, S. Angelus Custos, sec. XVIII, acquaforte acquerellata a mano su carta, matrice mm 300 x 208 ca., Castelfranco Veneto, collezione privata.

59) - STAMPERIA REMONDINI, Discritione del paese di chucagna dove chi manco lavoro più guadagna, sec. XVIII, incisione calcografica acquerellata a mano su carta, matrice mm 401 x 537 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

60) - LUD. DE BOULOGNE (XVIII sec.) pinx., ANTONIO REGONA (Bassano, 1760 - 1853) inc., STAMPERIA REMONDINI, L’air, 1799, acquaforte acquerellata a mano su carta, parte figurata mm 270 x 370 ca., Romano d’Ezzelino, collezione Tassotti.

61) - STAMPERIA REMONDINI, Il paese di chucagna dove chi manco lavoro più guadagna, sec. XVIII, due incisioni calcografiche acquerellate a mano su un unico foglio, matrice mm 175 x 243 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

62) - GIOVANNI VOLPATO (Bassano, 1735 – Roma, 1803), STAMPERIA REMONDINI, Opere di misericordia corporale (Visitare gli infermi, Dar da mangiare agli affamati, Dar da bere agli assetati, Vestire gli ignudi, Alloggiare i pellegrini, Visitare i carcerati), seconda metà del sec. XVIII, sette incisioni all’acquaforte e bulino su carta, matrice mm 207 x 307 ca. ciascuna, Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

63) - GIOVANNI VOLPATO (Bassano, 1735 – Roma, 1803), STAMPERIA REMONDINI, Opera di misericordia corporale (Seppellire i morti), seconda metà del sec. XVIII, acquaforte e bulino su carta, matrice mm 207 x 307 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

64) - STAMPERIA REMONDINI, Piazza di Monte Cavallo in Roma, veduta ottica, ultimi decenni del sec. XVIII, incisioni in rame acquerellata a mano e traforata, foglio mm 286 x 412 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

65) - STAMPERIA REMONDINI, Auditus Oir (dalla serie I cinque sensi), sec. XVIII, incisione in rame acquerellata a mano su carta, foglio mm 407 x 528 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

66) - STAMPERIA REMONDINI, Tactus Palpar (dalla serie I cinque sensi), sec. XVIII, incisione in rame acquerellata a mano su carta, foglio mm 413 x 525 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

67) - MANIFATTURA REMONDINI, Carta decorata, sec. XVIII, carta xilografata, mm 430 x 300 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

68) - FRANCESCO MEMMO, Vita e macchine di Bartolommeo Ferracino…, In Venezia, nella stamperia REMONDINI, 1754, Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

69) - Abate LADVOCAT, Dizionario storico, portatile, che contiene…, in Bassano a spese REMONDINI di Venezia, 1773, Castelfranco Veneto, collezione privata.

70) - ZACCARIA SERIMAN, Viaggi di Enrico Wanton alle terre incognite australi, ed ai regni delle scimmie, e dei cinocefali, Berna (ma Bassano per REMONDINI), 1764, Castelfranco Veneto, collezione privata.

71) - STAMPERIA REMONDINI, Biblia Sacra vulgatae editionis, Ex Typographia Bassanensi, 1768, Sumptibus REMONDINI Veneti, Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

72) - JACQUES LACOMBE, Dizionario portatile delle Belle Arti…, nella stamperia di Bassano, a spese REMONDINI di Venezia, 1768, Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

73) - MANIFATTURA REMONDINI, Carta decorata, 1760 - 1785, carta xilografata, mm 410 x 295 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

74) - MANIFATTURA REMONDINI, Carta decorata, sec. XVIII, carta xilografata, mm 430 x 307 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

75) - MANIFATTURA REMONDINI, Carta decorata, 1760 ca., carta xilografata, mm 415 x 295 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

76) - MANIFATTURA REMONDINI, Carta decorata, prima metà del sec. XIX, carta xilografata, mm 445 x 363 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

77) - LAURENCE ECHARD, Dizionario geografico portatile…, in Bassano, a spese REMONDINI di Venezia, 1793, Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

78) - FRANCESCO ALBERTI DI VILLANOVA, Nouveau Dictionnaire François-Italien…, À Bassan, 1777, & se vend à Venise, chez REMONDINI, Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

72) - JACQUES LACOMBE, Dizionario portatile delle Belle Arti…, nella stamperia di Bassano, a spese REMONDINI di Venezia, 1768, Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

79) - LAURENCE ECHARD, Dizionario geografico portatile…, in Bassano, a spese REMONDINI di Venezia, 1778, Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

80) - GIROLAMO POMPEI, L’Epistole d’Ovidio volgarizzate, Bassano, a spese REMONDINI di Venezia, 1785, Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

81) - MANIFATTURA REMONDINI, Carta decorata, prima metà del sec. XIX, carta xilografata, mm 465 x 359 ca., Bassano del Grappa, collezione.

82) - STAMPERIA REMONDINI, Proclama per la Serenissima Repubblica di Venezia, 1713, incisione calcografica su carta, foglio mm 510 x 385 ca., Romano d’Ezzelino, collezione Tassotti.

83) - STAMPERIA REMONDINI, Matrice per stampa xilografica, sec. XVIII, cm 40 x 30 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

84) - STAMPERIA REMONDINI, Carte per tombola in scatola rivestita con carta xilografata, sec. XVIII, carte cm 15 x 10,5 ca., scatola cm 170 x 115 ca., Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

85) - MANIFATTURA REMONDINI, Cartella, secc. XVIII - XIX, cartone, stoffa, carte xilografate, cm 35 x 27 (chiusa), Castelfranco Veneto, collezione privata.

86) - MANIFATTURA REMONDINI, Carta decorata, prima metà del sec. XIX, carta xilografata, cm 344 x 427, Castelfranco Veneto, collezione privata.

87) - STAMPERIA REMONDINI, Chinesi, tre “ciondoli” in legno che incorniciano incisioni xilografiche acquerellate a mano a motivi di cineserie, sec. XVIII, generale cm 9 x 14,5 ca. ciascuno, Bassano del Grappa, collezione Tassotti.

88) - MANIFATTURA REMONDINI, Carta decorata, prima metà del sec. XIX, stampa da matrice metallica su carta, mm 163 x 220 ca., Romano d’Ezzelino, collezione Tassotti.

89) - MANIFATTURA REMONDINI, Carta decorata, fine del sec. XVIII, carta xilografata, mm 460 x 367 ca., Romano d’Ezzelino, collezione Tassotti.

90) - MANIFATTURA REMONDINI, Carta decorata, prima metà del sec. XIX, carta xilografata, mm 367 x 453 ca., Romano d’Ezzelino, collezione Tassotti.

Nuovo e dilettevole giuoco romano della Stamperia Remondini di Bassano del Grappa (Vicenza), fotografia di GIUSEPPE FINI (1907 – 1981), riproduzione fotografica – Fondo Giuseppe Mazzotti c/o FAST – Foto Archivio Storico della Provincia di Treviso (M 44035) (opera fuori catalogo).

Referenze fotografiche: Associazione Trevigiana Antiquari: nn. 1-2, 4-8, 13-19, 32, 38-39, 46-47, 49-53, 58, 60, 62-64, 68-72, 77-80, 82-88, 91-100, 103-104, 109-110, 122-124, 131-141, 159-179; figg. alle pp. 76, 78, 80, 82, 84, 88, 94, 135, 138. Biblioteca Comunale, Treviso: nn. 9, 11. Federico Andrisani, Padova: n. 48. Fortuny Tessuti Artistici, Venezia: nn. 142-158, fig. alla pagina 153. Grafiche Tassotti, Bassano del Grappa: nn. 54-57, 59, 61, 65, 67, 73-76, 81, 89, 90; fig. alla p. 86. Giuseppe Vanzella, Treviso: nn. 125-130. Isabella Minchio, Bassano del Grappa: nn. 20-21, 24-25, 31, 33-37, 40, 108, 121. Musei Civici, Treviso: n. 22. Museo d’Arte Medioevale e Moderna, Padova: nn. 41-45. Pierfrancesco Garola, Padova: nn. 23, 27-30. G. Pezzini Bernini, F. Fiorani, Canova e l’incisione, Ghedina & Tassotti Editori, Grafiche Tassotti, Bassano del Grappa (VI), 1994, pp. 97, 128, 179, 214, 240, 248-249, 253: nn. 111-120. T. Basso, A. Cason, Treviso ritrovata, Edizioni Canova Treviso, Stampa Grafiche Zoppelli s.r.l., Dosson (TV), 1995, pp. 16, 73, 86: nn. 3, 10, 12. E. Manzato, G.C.F. Villa, Una pinacoteca per l’Ottocento, Edizioni Canova, Zoppelli s.r.l., Dosson di Casier (TV), 2000, p. 44: n. 102. V. Messina, Domenico Carpinoni, Moma Edizioni, MyPrint, Clusone (BG), 2009, p. 35: n. 26. Arte a Venezia ai Tempi di Canova, Pieghevole della Galleria Nuova Arcadia di Luciano Franchi, Padova, s.d., pp. 1-2: n. 105-107.

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